La nascita e la vita di un giornale sono eventi speciali in una comunità, soprattutto in luoghi di provincia dove ognuno si conosce. Il nostro caso elbano tuttavia non è un luogo normale, ordinario, ma una polveriera di emozioni e di avvenimenti tutti ugualmente “tragici” e tutti altamente coinvolgenti. In questi ultimissimi anni il desiderio di ognuno di dire la sua nella vita pubblica locale sembra diventato un’impellente necessità e nel mondo globale in cui viviamo la provincia asseconda la tendenza generale di comunicare e di diventare pubblici, di esternare agli altri le proprie opinioni, i propri eventi. Il giornale insomma è diventato la piazza del paese, il luogo essenziale d’incontro, di scambio di opinioni, d’informazione reciproca, di prese di posizione importanti.
Il potere della “piazza” così intesa travalica noi stessi, ma, allargandone la partecipazione, comprende incredibilmente una novità, fino a pochi anni fa tenuta in vita solo dal Corriere Elbano: riesce ad attrarre l’attenzione anche degli elbani adottivi, di coloro che hanno una casa all’Elba e che la seguono anche da lontano, sempre con interesse. Non siamo infatti in una zona periferica dagli avvenimenti nazionali: la natura stessa di “isola”, “arcipelago”, “luogo deputato per antonomasia al sogno collettivo di una qualità della vita migliore”, ci portano all’avanguardia e davanti a tante altre realtà editoriali simili.
Valore aggiunto; amplificazione dell’informazione; vasta e varia ubicazione dei lettori; condivisione d’intenti e forza di una comunità; comunicazione di azioni e idee delle associazioni; scoperta di talenti; valorizzazione del volontariato; attribuzione delle giuste competenze e valori altrimenti sconosciuti o poco valorizzati. Questi sono alcuni dei temi che si potrebbero sviluppare e analizzare avendo in mente il ruolo di una testata come Elbareport.
Che cosa manca allora a completare un tale quadro se non la corrispondente forza economica di supporto a cotanta energia? Tanti sono l’entusiasmo e la dedizione dei redattori e del direttore nel compito quotidiano di offrire una completezza di notizie, che, anche senza “forse”, la missione del giornale sconfina nel terreno pericoloso dell’abnegazione, perché non prende in adeguata considerazione un mestiere, una professionalità chiara, un ruolo, regolato e confezionato per uno scopo preciso, cioè il marketing di se stessi, da affidare a un professionista. È un vero peccato perché Elbareport ha tutte le carte in regola per:
attrarre finanziamenti pubblici perché svolge attività di diffusione delle notizie e informazioni locali;
convincere pubblicità e sponsor privati perché il tasso di crescita del giornale è esponenziale e in continua crescita dal suo esordio con il nuovo formato;
attrarre collaborazioni eccellenti perché al suo interno scrivono e collaborano con testi, foto, reportage, documentazione, grafici, elementi di primissimo ordine;
coinvolgere associazioni e volontariato locale che vede ogni volta confermato in Elbareport un compagno di avventure durante le varie azioni in ogni settore;
convincere stagisti, corrispondenti vicini e lontani, ed esperti, ad offrire il proprio contributo;
permettere a chi, come me della rubrica “Lo Scoglio Visto da Vicino”, di lavorare anche a distanza, senza che nessuno si accorga che vi mando i miei articoli dal Vietnam, da Londra, da San Pietroburgo, dal Ghana, dalla Mongolia, dagli Stati Uniti, o altro. Questa è una delle grandi conquiste del mondo moderno, e si chiama “telecommuting”, cioè lavorare dovunque uno sia, e offrire la stessa qualità di contributo che viene offerto da un ufficio locale.
La grande festa di domenica è stata condotta nello stile proprio di Elbareport, perché, non appena l’invito è partito, è riuscito a raggiungere l’anima di tutti i suoi lettori. Se i lettori sono altrettanto convinti di questa missione, allora l’abnegazione del direttore e dei suoi collaboratori avrà sicuramente un senso e una marcia in più da domani: il giusto premio saranno collaborazioni e sponsor costanti per un servizio costante e serissimo, nonostante alcuni “A Sciambere” appaiano, ma solo a prima vista, un po’ scostumati e prepotenti...