“Enrico Berlinguer era capace di comunicare anche con l’espressione del volto, con il suo fisico.
Capace di stupire con la sua semplicità che poteva apparire ingenuità, ma invece era onestà.
Un’onestà che si percepisce rileggendo i suoi discorsi. Anche rivedendo le immagini dei momenti più difficile della sua carriera politica. La sua grande forza comunicativa si ricava anche da semplice affermazioni che vengono periodicamente riportate, che girano ancora oggi vorticosamente sul web”.
Così scrive il sociologo, Francesco Pira, nel suo saggio inserito nel volume “Prospettiva Berlinguer – Sguardi trasversali sul leader comunista” (Safarà Editore) curato da Ivan Buttignon in questi giorni in tutte le librerie italiane.
Un’esperienza di studio e di ricerca condivisa da Pira con tanti studiosi italiani e protagonisti della vita politica e sociale come Pietro Folena, Giovanni Fasanella, Fulvio Salimbeni, Nicola Tranfaglia, Leonardo Raito, Miro Renzaglia, Luciano Lanna, Dario Mattiussi, Mirko Bortolusso, Noel Sidran, Marco Gervasoni, Paolo Sardos Albertini, Andrea Colombo e Michele Mognato.
Il volume affronta da diverse prospettive, con punti di vista inediti e trasversali, la storia di Enrico Berlinguer per restituire l’immagine da leader e umana di un personaggio cardine della storia politica dell’Italia contemporanea.
“Oggi Enrico Berlinguer – sottolinea nel suo lavoro Francesco Pira che insegna comunicazione all’Università di Messina e allo IUSVE di Venezia - avrebbe 91 anni. Forse non è neppure il caso di chiedersi se è stato un grande comunicatore. Il fatto che ancora oggi la sua foto e le sue massime vengono riproposte su Facebook, non soltanto da uomini e donne che fanno politica, da giornalisti o da dirigenti di partito, ma da semplici cittadini, anche giovani, deve farci riflettere sul valore di quest’uomo. I suoi primi atti comunicativi risalgono al 1949”.
Nel lavoro di ricerca condotto da Pira per scoprire il Berlinguer comunicatore lascia una traccia quanto scrive Enzo Biagi sul leader comunista: “Se Togliatti era il migliore, Enrico Berlinguer il più rimpianto. Lo avevano battezzato il sardo-muto perché era nato a Sassari e parlava poco. L’ho intervistato una sola volta: e tra la domanda e la risposta c’era il tempo per andare a prendere il caffè. Mi è capitato raramente di ascoltare un politico che mantiene quello che dice: un altro era Willy Brandt”.