Sogno è una parola troppo abusata. Fa venire in mente Crozza che imita Briatore: ho un sciògno, fa dire al top manager con le lenti sfumate di azzurro. Oppure si pensa alle De Filippi che succhia i sogni dei giovani di talento, per mantenere stabili le sue funzioni vitali: share e pressione pubblicitaria.
Allora meglio dire utopia. Il sogno è il prodotto dell'individualismo. L'utopia è la sua versione socialmente utile. Chi sogna è un calcolatore. Chi “utopizza” non bada a spese.
Finora ho pensato di essere una portatrice più o meno sana di quest'ultima. Ho creduto nel polo scolastico delle Ghiaie, l'ho vagheggiato, l'ho accarezzato, sapendo che non l'avrei mai visto. Utopia, dal greco non luogo. E invece mi sbagliavo di brutto. Eccome. Eccolo qui, davanti a me, il luogo!
Il polo scolastico delle Ghiaie, a servizio di tutti gli studenti elbani, quelli disagiati che vengono dal Cavo o da Marciana, che si alzano alle sei e pranzano alle tre, o saltano il pasto se devono rimanere anche il pomeriggio. Con la foresteria per gli insegnanti pendolari. E' uno spazio suggestivo, con la palestra e il teatro, gli impianti sportivi, e la spiaggia degli Argonauti davanti ai cancelli. Altro che non luogo! D'altronde questa è sempre stata una scuola, dai tempi della Guardia di Finanza! Con i corridoi lunghissimi e le aule grandi e luminose ai lati, ben tinteggiate fino a qualche anno fa, quando gli allievi delle Fiamme Gialle erano stati già dirottati altrove. Come si dice in gergo calcistico: bastava spingere. Invece la questione non era così semplice. Lo Stato, proprietario per intero di tutto il complesso, non ce l'ha fatta a mettersi d'accordo con se stesso. Ed eccola qui, allora, l'immaginifica e spericolata creazione di utopia: al posto della scuola c'è l'Agenzia delle Entrate, quel che resta della Finanza, e le volanti della Polizia che devono uscire con le sirene spiegate in mezzo alle mamme con i passeggini.
Doveva esserci anche il Parco dell'Arcipelago, ma poi l'ente ha desistito anche perché la sede più appropriata per quello che dovrebbe essere il biglietto da visita dell'Elba è il palazzo del Grigolo.
Ma in quella vetusta costruzione, con i requisiti di sicurezza in deroga per anni, in quella lingua di terra vicino alla prigione di Passannante, senza parcheggi e palestra, c'è il più frequentato dei licei elbani, perciò il Parco è andato alla Tonnara dell'Enfola, bellissima, ma più facilmente raggiungibile in canoa che in macchina.
L'altra parte del liceo, quella che non entra a forza, nemmeno spingendo tutti dentro, nel palazzo del Grigolo, è invece di fianco all'ex obitorio, ben sette classi sistemate in quella comoda location in cima alla scalinata Napoleone, che per essere raggiunta da un disabile è necessario costeggiare tutto il camminamento di ronda dal Falcone alle Viste, passare la dogana al Padiglione Mulini e mostrare il salvacondotto al guardiano del Forte Stella. Percorso affascinante per un crocerista under 70, che invece, a sua volta, sbarca davanti al “grattacielo”, inciampa nel linoleum scollato dei portici, sale sul pullman e se ne va inorridito.
Gli uomini, e in particolare quelli nella versione medicea e insulare, cioè i Portoferraiesi, si mostrano così generosi erogatori di utopie come fossero urbanisti còlti da violenta labirintite. D'altronde Cosmopoli nasce proprio come città ideale, cioè progettata e pensata come un'entità pura e perfetta che però trova la sua attuazione reale. Un'idea rinascimentale che si modella nelle pietre superbe della Darsena e dei Forti.
Adesso, invece, gli abitanti di Cosmopoli 2.0 vanno oltre: là dove c'era già qualcosa di fruibile, si inventano qualcos'altro, cancellano i luoghi tangibili e razionali e modellano spazi improbabili. Non ci stanno a farsi dettare il loro destino dalle architetture esistenti, a restare intrappolati in un miope determinismo urbanistico.
E se ogni tanto, sotto gli ingranaggi di questa febbrile e visionaria arte mistificatoria, si sacrifica una scuola, quasi tutta la scuola superiore dell'isola, pazienza! Per quest'ultima si potrebbe sempre pensare al castello del Volterraio dove, in fondo, basterebbe qualche lavoretto per la messa a norma o, perché no, ai caprili di Piane al Canale, che una volta dotati di wireless...
Elena Maestrini