“La regione turistica si definisce come un lembo di territorio capace, per le sue caratteristiche naturali, culturali, umane, di attrarre flussi costanti o periodici di persone, che vi trascorrono una parte del loro tempo libero dal lavoro, spendendo redditi percepiti altrove”. G. Corna Pellegrini
Da otto anni insegno geografia turistica ed economica in una scuola secondaria di secondo grado e, sovente, spiego ai miei studenti il fenomeno turistico e la sua importanza quale principale attività economica del pianeta.
Anche la mia amata Isola, nella quale sono nata e cresciuta, è spesso argomento di lezione. Ne descrivo l’estensione, le meraviglie storiche e culturali ereditate dal passato, le spiagge, i monti, la flora, le rocce, i minerali e tutte le altre prerogative geomorfologiche che molti ci invidiano.
Parlo del suo capoluogo, di Portoferraio e, piano piano, la panoramica si fa affascinante: dalla spiaggia delle Ghiaie al Golfo della Biodola e dell’Enfola; dalle ville romane alle residenze napoleoniche; dalla Torre del Martello al meraviglioso centro torico circondato da bastioni cinquecenteschi e posto su un promontorio che chiude la rada. Più si allunga l’elenco delle bellezze, più si accresce la rabbia nei confronti, sia di amministrazioni e associazioni che non hanno saputo gestire tanta ricchezza e sia di noi cittadini che, insieme ai primi, dovevamo, forse, adattarci meno a questo stato di cose.
Il patrimonio storico geografico di Portoferraio e di tutta l’isola spiega ben poco la motivazione per cui il flusso turistico in entrata è praticamente circoscritto al turismo stagionale balneare, turismo che, oltretutto, diventa sempre di più un turismo di rapina (mangio, consumo il territorio e me ne vado).
Forse, la spiegazione più plausibile parte da un dato di fatto: le potenzialità naturali e non, del nostro territorio sono state sopravvalutate e ritenute capaci di autovalorizzarsi e adattarsi alle esigenze via via diverse della domanda turistica. Al contrario di altre località italiane, che hanno saputo “cavare il sangue da una rapa”, trasformando siti di scarso interesse paesaggistico o culturale in luoghi di forte attrazione turistica (Rimini o Riccione, non certo modello turistico da adattare al nostro territorio, ma valido esempio per dimostrare come, senza avere quasi alcuna risorsa naturale di spicco, se non la l’accessibilità, si possa mettere in moto una macchina economica funzionante), noi, e permettetemelo, non siamo riusciti “a trovare l’acqua in mare”. O peggio, anche le spiagge, la nostra Torre di Pisa, sono quasi lasciate in balia di se stesse o salvaguardate da cittadini che, di propria iniziativa, se ne prendono cura: pulite una volta l’anno; sprovviste di parcheggi (situazione che, oltre a creare disagi per coloro i quali, comunque, al mare si recano, rappresentano un pericolo per la circolazione stradale di veicoli e pedoni); penalizzate dall’assenza di spazi destinati all’erogazione di servizi primari e indispensabili (bagni pubblici, spacci alimentari di dimensioni adeguate); limitate nella gestione della stagione balneare.
Il nostro territorio, che “naturalmente” si presta alle principali tipologie di turismo (da quello balneare a quello culturale, da quello crocieristico e diportistico, a quello congressuale, scolastico, della terza età, termale o enogastronomico), dovrebbe presentarsi al mondo come un esempio di sito turistico dalle mille proposte.
E invece, è come se fossimo rimasti fermi agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, come se avessimo creduto che il processo di sviluppo turistico iniziato in quegli anni potesse, da solo, alimentarsi, adeguarsi alla mutabilità del turista e della sua domanda e fronteggiare la concorrenza delle altre località turistiche. Oggi è importante, al fine di soddisfare le esigenze più diverse, che le offerte si adeguino alle nuove richieste variegate e globali, divenendo più articolate e differenziate nel tempo, nello spazio, nella tipologia e nel costo. E’ necessario, nell’immediato, procedere al ripristino e alla riqualificazione delle principali risorse turistiche portoferraiesi: spiagge, musei, aree verdi, percorsi cittadini, strutture sportive. Procedere all’organizzazione di promozione culturale, folkloristica, sportiva; recuperare le nostre tradizioni (artigianali, artistiche, enogastronomiche) e proporle quale icona della nostra identità.
Le sinergie di tutti gli attori del nostro territorio, insieme ad una attenta, adeguata e non strumentalizzata propaganda dei nostri luoghi e delle loro prerogative e ad una visione sostenibile dell’attività turistica, possono rendere la nostra Portoferraio, e l’Elba tutta, una regione turistica virtuosa e all’avanguardia. Le preziose opportunità che abbiamo devono essere sfruttate mediante scelte politiche oculate, che vigilino sulla forza trainante del turismo senza rinunciare alla sostenibilità e senza creare disagi o danni sociali ed economici ai residenti.
Elena Magagnini
Candidata consigliera, lista civica CAMBIARE IN COMUNE