Per molti queste elezioni sono solo la stanca replica del voto di cinque anni anni fa.
Avanti adagio, quasi indietro, per citare uno scrittore italiano. Non c’è contrapposizione vera fra Cosetta Pellegrini e Mario Ferrari. Un bel po’ di persone lo sanno perfettamente, e li voteranno proprio per questo, perché a loro la realtà così com’è sta più che bene. Ma tutti gli altri?
C’è un passo del Vangelo, uno dei meno citati, uno dei più rimossi, proprio perché è scandaloso nel suo paradosso, che dice, grosso modo: “ A chi è stato dato tanto, verrà dato in abbondanza; a chi invece è stato dato poco, verrà tolto anche quel poco”.
Il senso dovrebbe essere che il bene continuerà a crescere per chi non si accontenta di mantenere i piccoli risultati già conseguiti e invece continua a ricercare il meglio, disposto anche a rischiare pur di ottenerlo. Mentre quelli che si tengono stretti i loro limiti, che vivono nella paura di perdere il gruzzoletto raccattato, che si piangono addosso chiudendosi al prossimo per mantenere un privilegio, perché non conoscono, né vogliono conoscere niente che sia migliore rischiano di perdere anche questa pochezza.
Al di là della metafora, e stando più terra terra, perché la politica non si occupa di salvare le anime, i cittadini sanno benissimo che votare gli stessi partiti e le stesse persone che hanno già amministrato, non cambierà niente, né a Portoferraio, né all’isola d’Elba.
Proiettandosi per un attimo a livello nazionale, basta pensare all’incontro televisivo fra Beppe Grillo e Bruno Vespa. Si può essere d’accordo o meno col leader del M5S, che ama le provocazioni e a volte magari esagera. Ma avete presente l’atteggiamento di Vespa, che sa benissimo di rappresentare una bella fetta di Italia? Sarebbe emblematico fare un montaggio di tutte le sue obiezioni.
L’euro? Non si esce dalla moneta unica, e fin qui si può anche essere d’accordo. Ma, eventualmente, un referendum consultivo? “Non si può fare”. Il “Fiscal Compact”, cioè il maledetto obbligo di pareggio di bilancio? “Non si tocca, è nella Costituzione”. Gli F35? “Troppo tardi, è già deciso, le fabbriche non possono perdere la commessa”. Il TAV? “La Francia ha già iniziato i lavori”. L’Expo del magna magna? “Sono già stati invitati 140 paesi”. Il reddito di cittadinanza? “Non ci sono le coperture”. Le energie sostenibili? “Il mondo sviluppato continua a investire nel petrolio”.
Allora, arriviamo al punto, facciamola semplice. Vespa e molti milioni di italiani con lui in questa Italia penosa ci stanno bene, ci stanno alla grande, e non si sognano nemmeno di chiedersi chi e come l’hanno ridotta così. Lui ha il suo bel contratto, la sua bella casa, la sua grassa pensione garantita: tutto il resto può anche andare a quel paese.
Ma Portoferraio e l’isola d’Elba mica vivono in un emisfero a parte. Rifacciamo un’ipotetica scaletta. Il monopolio privato delle navi? Ce lo dobbiamo tenere (e magari ringraziare Onorato, “com’è buono lei”, con i prezzi da urlo e le corse che decide Lui). Il Waterfront? E’ l’unico progetto di sviluppo che c’è sulla città (votato all’unanimità cinque anni fa da maggioranza e opposizione): ci daranno una pista ciclabile, una passeggiata e magari un pezzettino di verde pubblico, e ancora dobbiamo solo ringraziare.
Portare le scuole alla ex Finanza? “Era un sogno”. Smettere di pagare la Daneco per la bufala che ci ha regalato, e magari avere indietro i soldi? “Non si può, c’è stato un Lodo, e poi basta con questa storia, è vecchia”. Tre uffici postali? “Un lusso che non ci potevamo più permettere”. Il Tribunale? “Idem”. Certi reparti dell’ospedale? “Teniamoci quello che c’è, che già ci va bene” (ancora: “ringraziare, please”).. Il cinema all’aperto, un po’ di cultura di attualità? “Non vi basta la musica classica a settembre, e le rievocazioni di Napoleone?”. L’”isola no oil”? “Una trovata pubblicitaria di Tozzi”. Ma almeno contingentare le macchine a luglio e agosto? “Quella era una provocazione di Gentini, non se ne parla nemmeno”.
L’elenco potrebbe continuare a lungo, e ognuno di voi può aggiungere a piacimento un tema. A molta gente va bene così. Eccolo il clima da larghe intese: oggi a te, domani a me, ma per quello che conta veramente restiamo sempre insieme, così non rischiamo niente.
D’altra parte, soprattutto nelle realtà di provincia, non conviene mettersi di traverso con chi gestisce la cosa pubblica., soprattutto se lo fa da molto tempo. Vinca l’uno o l’altro, c’è una larga parte di consenso traversale. Ci si aggiusta con gli uni, ci si aggiusta con gli altri. Non puoi contestare troppo il PD, che governa la Toscana da sempre. Non puoi criticare troppo Onorato, ché magari domani potresti avere bisogno di lavoro. Guai a non compiacere chi pare destinato a vincere, altrimenti, se poi vince, sei finito. E questo vale anche per il centrodestra, che spadroneggiava in Italia fino a ieri l’altro (vedi ministro Matteoli, vedi Bosi, vedi Emo Danesi – a volte ritornano – vedi le logge massoniche amiche di Verdini…). Insomma, ci vuole realismo, ci vuole prudenza, “senza la mia paura mi fido poco”, diceva l’impiegato di De André.
A tutti quelli (e siamo tanti) cui tocca solo il peggio della faccenda, ricordiamo semplicemente che con questi non cambieremo mai. E, alla fine, chissà se non perderemo anche quei pochi diritti che ci sono rimasti. Chissà se, alla fine, suonerà anche per noi la campana:“a chi è stato dato poco, verrà tolto anche quello”.
MoVimento 5 Stelle Portoferraio