Le riflessioni dei sindaci elbani sulla decisione di condurre a Genova la Costa Concordia meritano alcuni ulteriori approfondimenti.
Se infatti pare che ogni valore economico incida o abbia inciso sulla decisione del sito di destinazione, mi chiedo se sia stato considerato il valore ambientale di questo arcipelago messo a repentaglio da un'operazione dettata da altre logiche e che nessuna compensazione porta all'economia di quest'isola o della vicina costa di Piombino e della Val di Cornia.
E se tale valore è inestimabile, ancor più lo è per quest'Italia il rischio per il suo bene più grande: un mare alla mercé di perizie e fideiussioni altrui per il quale invece nessuno ha previsto garanzie.
La nostra politica e quella europea - che mette tra le sue priorità la tutela dell'ambiente - hanno ancora spazio per dire la loro ed indicare la rotta più compatibile con le istanze di riforma e di buona amministrazione di questo Paese.
Il Consiglio dei Ministri Europei ancora riunito dica la sua e lo facciano le istituzioni italiane.
Un'ordinanza che detti le condizioni per attraversare i nostri mari dopo che un disastro è già stato consumato, sarebbe l'unico vero atto di rispetto per un mare altrimenti tutelato solo sulla carta, sarebbe forse lo strumento per ridare dignità alle nostre istituzioni e speranza ad una realtà come Piombino in grave sofferenza economica.
Paola Mancuso