Dhurata Bejkollari, albanese, laureata, sposata con un elbano, da 14 anni in Italia, interviene sul tema immigrazione sull'isola. Il vice prefetto Giovanni Daveti, giorni fa, aveva riunito gli stati generali elbani invitando i Comuni alla riflessione sul boom di presenze di stranieri residenti, in pratica raddoppiati dal 2005, passando da 1300 persone circa, alle 3000 di oggi.
"Problematici i tagli al servizio offerto dal Centro per l'immigrazione - aveva detto il rappresentante del governo- Vanno analizzate le problematiche di tutte queste famiglie e si devono garantire le giuste forme di integrazione ed essere certi che la vita sia dignitosa e valida al fine della migliore convivenza". E Dhurata approfondisce l'analisi additando problematiche antiche come il mondo. Ecco il suo intervento e le sue proposte.
"Ancora, nel 2012, purtroppo ci sono molti italiani che non accettano gli stranieri che lavorano e vivono nel loro territorio. Questo accade anche all'Elba dove si vive proprio di turismo e quindi grazie agli stranieri, che però tanti isolani considerano "un disturbo". Il razzismo non è ancora sconfitto.
Sull'isola, come altrove, c'è bisogno di una politica forte per cambiare la mentalità, e questo richiede tempo e soprattutto la partecipazione vera da parte delle istituzioni. Nelle scuole si è fatto ben poco per l'integrazione. Esiste il razzismo nelle scuole italiane, intimidazioni, mobbing verso gli stranieri in tanti ambienti. Si negano i diritti perchè noi siamo " diversi". Di solito agli extra comunitari toccano i lavori più difficili e con questa crisi molti di noi perderanno il lavoro e lasceremo il paese. Per l'Italia saranno problemi: la mano d'opera è sempre un dono prezioso se si vuole crescere economicamente, demograficamente e culturalmente. Lo straniero è un arricchimento culturale, economico e tanto altro ancora. Va capovolta la situazione e si devono innanzitutto applicare le leggi. Spesso si semina paura verso gli stranieri anche se non hanno commesso nessun reato, e invece può accadere che un reato l'italiano lo subisca da un suo vicino di casa, indigeno. Ma è una sorta di reato anche il disgusto per gli stranieri.
Cosa fare allora? Bisogna cominciare dalla scuola a far capire il reale bisogno di integrazione e bisogna agire sulla mentalità razzista degli adulti. Sono loro da "curare" e i casi gravi vanno denunciati. Tutti gli Enti locali elbani devono agire in tal senso ed appoggiare l'azione del Centro per gli immigrati dell'Arca, che ovviamente non deve essere tagliato ma potenziato. Andrebbe creato al Centro Arca anche un team di esperti, di professionisti, psicologi e altre figure, per aiutare chi soffre della "malattia" del razzismo, ed anche uno sportello dedicato al dialogo, per far capire che non conta dove sei nato, ma chi sei e come svolgi la tua vita. La conoscenza tra i popoli è la soluzione. E va insegnato anche che se fai un reato devi essere punito. Infine abbiamo bisogno, noi immigrati, di un centro attivo, dove poter insegnare ai nostri figli la lingua e la cultura di origine, oltre quella italiana. La cultura d'origine ha la sua grande importanza e non va perduta assolutamente nelle nuove generazioni. L'integrazione si dovrebbe inserire nei programmi scolastici, l'incontro e la conoscenza di diverse culture è una ricchezza. Con queste azioni si potranno avere miglioramenti e da subito.
Dhurata Bejkollari