Il Comitato per il Comune Unico ha spesso contestato coloro che sono contrari alla sua realizzazione per il fatto di non avere argomenti con cui controbattere le tesi dei suoi fautori, e soprattutto di non intervenire, pur invitati, a tutte le Assemblee pubbliche che lo stesso Comitato ha indetto. Quest’ultima critica è sicuramente giustificata; il primo biasimo viceversa non è del tutto motivato.
Infatti gli Esponenti del no hanno espresso varie volte e per lo più su testate giornalistiche, motivate perplessità sulla realizzazione del Comune Unico che per sintetizzare sono relative a due ordini di problemi, uno di carattere più prettamente economico, là dove gli estensori di questa tesi contestano il fatto che vi sia un reale risparmio di risorse nella costituzione di un'unica Amministrazione Comunale, risorse che se liberate da una possibile più efficiente economia di scala, possono essere destinate ad altri scopi sicuramente più produttivi.
La seconda è più prettamente politica, ma non slegata dalla prima. Sicuramente se si considera il costo relativo al numero dei consiglieri, assessori e sindaci negli esistenti otto comuni rispetto ad una unica amministrazione il risparmio è evidente e facilmente calcolabile anche a priori; per quel che riguarda viceversa il risparmio sul costo complessivo della macchina amministrativa, questa è una variabile dipendente dalla gestione politica di un unico comune che pur sottoposta a statuti, leggi, regolamenti e vincoli è pur sempre anche legata a scelte che si possono rivelare virtuose o dannose per la collettività.
Fermo il rigoroso mantenimento degli attuali posti di lavoro, su cui non è legittima alcuna tesi contraria, anche l’organizzazione del personale non è scevra da conseguenze che possono intaccare la credibilità di qualsiasi Amministrazione sia unica che frazionata in otto entità a favore o a sfavore di tutti i cittadini elbani così come lo sono le scelte sulla politica urbanistica, sui servizi sociali, sulla viabilità, sulla erogazione dei servizi essenziali alla collettività, salute, trasporti energia, rifornimento idrico e in tutti quei settori in cui l’Ente locale ha ampia autonomia di governo
Di certo una nostra semplificazione istituzionale aiuterà moltissimo a fare le scelte giuste da parte di chi si appresterà ad amministrare il nostro territorio eletto da tutti gli elbani, soprattutto, come è naturale che sia con una unica Amministrazione, se tali scelte saranno a beneficio di tutto il nostro territorio e di tutti i cittadini e non frazionate in otto competenze spesso divergenti. Un comune unico, di per sé, non le potrà garantire qualora non sarà ben governato da chi dovrà rispondere ai propri elettori, ma questa volta finalmente ne dovrà rispondere all’intera cittadinanza elbana.
E’ una rivoluzione culturale di cui prima di tutti devono essere consapevoli gli stessi elbani e su cui i residenti di ciascuno degli otto comuni si pronunceranno con un referendum consultivo; un atteggiamento nuovo per cui un problema che riguarda un particolare territorio o una particolare comunità isolana diventa questione che investe indistintamente tutta la nostra comunità insulare, perché la sua risoluzione non è sicuramente disgiunta dal progresso civile ed economico di tutta l’Elba. La seconda contestazione riguarda il rischio di un possibile venir meno delle autonomie locali, delle tradizioni di ciascuna comunità su cui si è costruita e riconosciuta la propria identità, in definitiva un probabile difetto di democrazia su cui peserà il fardello di un unico centro decisionale e il venir meno del rapporto personale e quasi familiare con l’Istituzione.
Il Comitato per il Comune Unico fin dall’estensione della proposta di legge regionale ha previsto l’istituzione di otto Municipi la cui istituzione e funzionamento dovrà essere oggetto dello statuto del nuovo Comune, essi sicuramente dovranno essere i capisaldi di una rinnovata democrazia partecipativa per giungere a scelte amministrative uniche e soprattutto il più possibile condivise, avranno il compito di semplificare ancora di più il rapporto del cittadino con gli uffici comunali, saranno custodi del patrimonio culturale di ciascuna comunità isolana, ma non dovranno mai essere l’ostacolo ad una politica unitaria su tutto il territorio elbano.
Su questo, sulla contemporanea larga partecipazione e sul rapporto con l’Istituzione dovranno porre particolare attenzione i Costituenti lo statuto pena un ritorno alle antiche e deleterie divisioni nonché alle pericolose ed inconcludenti tentazioni autarchiche. I Sindaci contrari, convinti, seppure ex lege, sull’ineluttabilità di alcune gestioni in comune, in alternativa propongono come rimedio le così dette gestioni associate su alcune materie di competenza comunale, riducendo il significato delle stesse a mere compartecipazioni tecniche. Una tale visione dimentica, però, un fatto fondamentale, che le gestioni tecniche amministrative non sono mai disgiunte dalle scelte di come spendere le risorse pubbliche, scelte che sono di esclusiva competenza della politica e di tutte quelle forze organizzate democraticamente, partiti, movimenti, liste civiche di varia tendenza, che le interpretano e le perseguono e di cui sono elettivamente responsabili che, se parcellizzate in otto centri decisionali autonomi non potranno dare mai risultati significativi e risolutivi per la nostra comunità insulare già ampiamente afflitta da questa condizione. Viceversa compito del Comune unico sarà quello di esaltare questo nostro status e ridare a noi cittadini tutta la dignità che spesso è stata calpestata da decisioni interne ed esterne che non hanno tenuto in debito conto la specificità dell’intero nostro territorio.
Michele Rampini