In base a quella che è stata ed è la mia esperienza di Amministratore Provinciale, e tenuto conto che su tutta la questione permane ancora profonda incertezza sugli esiti della riorganizzazione, cerco di entrare nel merito ragionando per punti.
1) Nel procedere a qualsiasi tipo di riduzione e conseguente accorpamento delle Province è necessaria una precisazione: questa manovra risulterebbe poco significativa e quindi poco utile se non si ridurranno anche tutte le articolazioni provinciali dello stato, di Enti e di associazioni. Quindi riduzione anche di prefetture, questure, sedi INPS, sedi INAIL ed altro, ma anche di sindacati e molte altre organizzazioni.
2) Le “nuove” Province, saranno organi di secondo livello quindi gli Amministratori non saranno più eletti direttamente dai Cittadini. A parte una ovvia riduzione della potenzialità di scelta democratica si va verso una potenziale riduzione dell’autorevolezza dell’Ente. Ciò può essere evitato solo dando alle Province deleghe precise, sicuramente minori delle attuali ma sulle quali la piena potestà è riconosciuta dalla Regione e dai Comuni. Penso ad esempio alla offerta formativa scolastica specie per le superiori, all’edilizia scolastica, alla difesa del suolo e della coste all’ambiente, al manutenzione delle strade, alla protezione civile ed ad altre materie da definire.
3) Tra le altre materie da definire potrebbero essere svolte dalle nuove Province quelle attualmente in esercizio da Enti come ad esempio i Consorzi di Bonifica la cui abolizione porterebbe ad un ulteriore semplificazione delle attività.
4) l’accorpamento non può e non deve essere soltanto un mezzo per rispettare i parametri dettati dal Governo. A questo punto, visto che la strada sembra segnata ed il percorso pare irreversibile, è necessario cogliere gli aspetti positivi e le opportunità piuttosto che subire le indicazioni e cercare di raggiungere un risultato di minima .
5) Per quanto riguarda la nostra zona e per il motivo suddetto non dobbiamo pensare che la soluzione più ovvia sia l’accorpamento tra le Province di Livorno e Pisa. Può essere la più semplice ma forse non è la migliore soluzione possibile. Al di la del folklore nessuno può negare i vantaggi di una possibile unione Livorno-Pisa ma è necessario allargare la prospettiva a tutta un’area identificabile come Costa di Toscana che ha attività e risorse complementari e grandi potenzialità di sviluppo comune. Logistica (porti, aeroporto, interporto) Università e Ricerca, Industria e Turismo, per citare solo alcuni dei macrosettori economici che potrebbero trarre vantaggi. A solo titolo di esempio basti pensare alla possibile gestione dei porti toscani come un unico grande porto governato da una sola Autorità Portuale.
Non una Provincia Livorno-Pisa che può sembrare una risposta di minima ma una provincia Costa Toscana che va da dalle Apuane a Piombino passando per Lucca, Pisa, Livorno, comprendendo l’Arcipelago. Tale configurazione garantirebbe un peso specifico maggiore a tutta la costa e contribuirebbe a superare quell’economia a due velocità, tuttora basata su una maggiore forza della Toscana centrale rispetto a quella costiera, soprattutto in termini di sviluppo ed infrastrutture. Questa potrebbe essere un risposta in positivo alle indicazioni di riassetto delle Province, si raccoglie la sfida e si rilancia superando localismi e campanilismi e soluzioni di compromesso.”
Dott. Fausto Bonsignori
Vice Presidente Provincia di Livorno
Assessore all’istruzione, cultura e sport