Alessandro Volpi su Il Tirreno ha messo in guardia dai rischi di una regione forte. Lo spunto critico prende le mosse dai cambiamenti del quadro normativo in corso in Toscana che riguardano il paesaggio, l’urbanistica, la protezione civile, a cui vanno aggiunte la nuova legge sui parchi e quella sulle coste e parecchie altre cose. Non può sfuggire come il panorama regionale contraddica quel che bolle in pentola sul piano nazionale, dove non si perde occasione per dire che delle regioni è bene ridimensionare ruolo e competenze, visto cosa sta succedendo proprio nelle regioni e non solo per con i disastri ambientali. Volpi evidenzia che questa intensa attività legislativa, ma anche normativa, rafforza molto il ruolo della stessa Regione impegnata ad avocare a sé, più o meno indirettamente, competenze in precedenza delegate ad altri enti.
Ne deriva anche per decisioni nazionali da prendere con le molle, come quella sulle province, una riduzione di quella indispensabile funzione di governo di un livello intermedio di ‘area vasta’ che consenta anche ai troppi piccoli comuni di non finire emarginati in un localismo di campanile. Penalizzare ulteriormente quest’area di mezzo riconducendo ruoli e funzioni prima decentrate a livello regionale con una operazione accentratrice tipica di un stato che nel momento in cui si sta decidendo di un senato delle autonomie pensa ad un nuovo titolo V in cui lo stato torna vincitore, non gioverà davvero alla gestione di queste nuove buone leggi in via di approvazione definitiva. Anzi proprio in Toscana questa penalizzazione del ruolo intermedio pone alcuni delicati problemi, ad esempio, per i parchi provinciali e anche per le aree protette locali (ANPIL), la cui gestione doveva essere affidata alle province. Senza considerare cosa significa gestire territori interregionali sull’Appennino Toscano e le Foreste Casentinesi dove operano due dei tre parchi nazionali toscani. O anche all’Arcipelago Toscano soprattutto in rapporto al santuario dei cetacei. Qui è impensabile una gestione fiorentina come lo è d’altronde un governo del territorio affidato solo ai comuni. Per non parlare di situazioni come quella delle Apuane, che non può dipendere solo dal piano paesaggistico.
Ecco perché è bene tener conto delle preoccupazioni e i timori di Volpi.
Renzo Moschini