Il fatto che il 31 maggio solo il 53,9% degli aventi diritto al voto si è presentato al seggio e che nelle regioni ritenute tradizionalmente “rosse” si è addirittura scesi al 44,7% con una perdita secca di venti punti dal 2010 ad oggi, non sembra preoccupare più di tanto il segretario del Pd che continua ad arrampicarsi sugli specchi per dimostrare l’indimostrabile. E non pare neanche degno di attenzione il dato che dalle elezioni europee dello scorso anno indica per il Pd la perdita di oltre due milioni di voti, dal 40,8 al 23,7%, una vera e propria debacle su cui certamente ha influito il giudizio degli elettori sull’attività di governo. Ed è da irresponsabili non considerare che da questa situazione a guadagnare in voti e in percentuale sia la destra populista e xenofoba della Lega di Salvini. L’intreccio fra l’impressionante calo della partecipazione con l’emergere di spinte razziste e antisistema che stanno inquinando anche zone che fino a ieri ne erano immuni, fa temere per la tenuta del tessuto democratico del Paese e per i suoi equilibri sociali. E su questo crediamo che si debba responsabilmente riflettere.
All’Elba non è andata meglio per il Pd, mentre anche la destra e lo stesso Movimento 5 Stelle registrano forti arretramenti, tali da rendere risibili alcune dichiarazioni, ed in particolare della segreteria di zona del Pd, sulla presunta tenuta del partito. Dichiararsi “soddisfatti” quando in poco più di anno si perdono due elettori su tre, passando da 6.257 a 2.475 voti con un calo di circa 13 punti in percentuale, rivela o una assoluta mancanza di senso della realtà o, peggio, un tentativo grossolano di imbrogliare le carte e prendere in giro gli elettori. A Portoferraio, poi, il calo appare ancora più marcato se si considera che solo 867 elettori hanno dato il loro consenso al Pd, il minimo storico per questo partito, con una perdita secca di ben 1682 voti e di circa il 16% dal 2014.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Forza Italia, infatti, pressoché ne esce dimezzata, ed anche volendo aggiungere i voti del partito della Meloni, l’arretramento appare consistente, tanto più evidente a Portoferraio dove riesce nell’impresa di ottenere ancor meno del Pd, una miseria di 720 voti, anch’esso un minimo storico che la colloca poco sopra il 20%.
E pure il M5S che lo scorso anno raccolse all’Elba 3116 voti e il 19,3%, viene ridimensionato scendendo a 1.215 voti e il 13%.
Perde consensi anche la sinistra del SI, pur aumentando quasi tre punti in percentuale, dal 4,4 al 7,00%, attestandosi così a quota 652 voti rispetto ai 715 precedenti. Senza dimenticare che nelle regionali del 2010 la somma dei voti raccolti da Sel e da Rc era di ben 1364 unità, il doppio di adesso.
E qui si dovrà pur aprire il discorso sulle cause che impediscono alla sinistra, a differenza della Lega, per esempio, di intercettare gli scontenti e i delusi che hanno così massicciamente abbandonato il Pd o che trovano solo nell’astensione il modo di esprimere il loro disagio e la loro protesta. La Lega, infatti, è l’unica forza che guadagna in voti assoluti e in percentuale, un fenomeno nuovo e sconcertante per la nostra isola che non può essere sottovalutato.
In questo quadro elbano, tutt’altro che incoraggiante, si inserisce la desolante immagine di un Comune, quello di Portoferraio, che sempre più appare abbandonato a sé stesso.
Un anno e poco più di amministrazione del centrodestra, subentrata trionfalmente alla precedente criticata gestione Peria, ha prodotto poco o nulla, se non discutibili cerimonie marcate spesso da un timbro di retorica militaresca.
La imbarazzante vicenda del bilancio e il grave episodio che ha coinvolto il segretario comunale, con la pesante responsabilità politica di chi gli ha affidato poteri eccessivi e debordanti nel governo locale, appaiono come la punta di un iceberg sotto il quale si intravede solo confusione, superficialità, mancanza di una visione progettuale e di una programmazione affidabili.
Un giunta allo sbando, quindi, che per dignità e senso civico dovrebbe lasciare il passo e rassegnare le dimissioni, così come, tra l’altro, chiedono le opposizioni. Ciò probabilmente non avverrà in tempi brevi, perché il collante del potere e le ambizioni personali fanno velo agli interessi più generali della collettività, ma è dovere di ciascuno pensare fin d’ora alla costruzione di un’alternativa, fondata su due questioni centrali: il rilancio di un programma di governo che faccia proprie le reali esigenze delle persone nella specifica condizione della nostra insularità e un profondo, radicale rinnovamento degli uomini e delle donne nella guida dell’amministrazione, da scegliere fuori dalle logiche di partito sulla positiva esperienza rappresentata dalla lista “Cambiare in Comune”.
Di questo e di altro siamo disponibili a discutere con tutti coloro che senza alcun interesse se non quello del bene pubblico, hanno a cuore il presente e il futuro della nostra isola e di Portoferraio in particolare.
“L’ALTRA ELBA, PER LA SINISTRA”
movimento politico culturale