Sulla vicenda della Villa romana delle Grotte mi resta difficile capire come sono andate le cose e le polemiche che ha scatenato la giusta iniziativa presa da Legambiente non mi sono state di aiuto. Forse sarà il caldo africano di questa estate che mi appanna le capacità di apprendimento o forse l’età che avanza.
Subito dopo la manifestazione organizzata da Legambiente il Vice Sindaco e Assessore alla cultura Marini è intervenuto, abbastanza stizzito, per dirci che l’Amministrazione “ ha posto le basi per un percorso corretto che porti alla riapertura del sito archeologico”. Poi aggiunge che purtroppo “ il percorso avviato e condiviso con piacere e soddisfazione anche dalla proprietà rappresentata dal Dr.Marcello Pacini è stato rallentato a causa di alcune priorità amministrative”. Oltre che l’Assessorato alla cultura il Sindaco Ferrari dovrebbe affidargli anche l’incarico di responsabile della comunicazione e della trasparenza. Di grazia Assessore ma quali sono state le “priorità amministrative” che hanno impedito una felice conclusione del percorso? Non era forse una priorità anche per l’attuale Amministrazione garantire per la stagione 2015 l’apertura della Villa romana?
Il 31 ottobre del 2014 il Sindaco Ferrari ci assicurava che la Fondazione Villa Romana delle Grotte avrebbe dato al Comune in comodato gratuito il sito. Quindi, un sospiro di sollievo. Tutto risolto per la “prossima primavera”. A ruota, il 1° dicembre, Marini confermava che l’accordo con la Fondazione “ frutto di un lavoro andato avanti per mesi” era stato raggiunto e che quindi nella primavera di questo anno il sito poteva essere di nuovo aperto al pubblico. La stipula di un contratto di comodato gratuito in genere non presenta molte difficoltà, specie quando c’è pieno accordo tra le parti, come pareva nel nostro caso. Quindi tutto faceva pensare e sperare che si fosse giunti alla fine del “percorso”.
Ma così non è stato. E’ passato l’inverno e la soluzione della cessione in comodato gratuito ( frutto di un lavoro durato mesi ! ) è saltata in galleria. Con un cambio di programma ( mi immagino sempre condiviso con piacere e soddisfazione anche della proprietà ) il Comune decide di entrare nella Fondazione. Il 25 marzo 2015 l’Assessore ci fa sapere che, non ostante la complessità della procedura di adesione, l’Amministrazione marcerà spedita in modo da “ ottenere la riapertura in tempo per la stagione turistica”. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Come mai? C’erano” altre priorità amministrative” o forse tra le cause del rallentamento e della mancata conclusione della trattativa con la proprietà ha inciso qualche altra cosa come, ad esempio, la pessima riorganizzazione della “macchina burocratica” comunale con la concentrazione in un’unica figura professionale ( quella del Segretario generale) della responsabilità di quasi tutti gli Uffici ?
Anziché spiegarci con chiarezza come sono andate veramente le cose il Nostro ci propina il solito ritornello, che con il passare del tempo comincia ad essere un po’ stonato e logoro. Attacca la precedente Amministrazione, in particolare chi lo ha preceduto nell’incarico di Assessore alla cultura, Antonella Giuzio, colpevole, a suo dire, di non aver combinato un gran che o, meglio, di aver lasciato in eredità tante opere incompiute.
Portoferraio ha un patrimonio culturale immenso che le precedenti Amministrazioni, compresa quella di cui ha fatto parte la Giuzio, sono riuscite in buona parte a salvare dal degrado, restaurare e valorizzare. Definire “lista della spesa” l’elenco di opere indicate dalla Giuzio, come il recupero del Forte Inglese e del Forte Falcone o l’apertura della sala cinematografica nella ex Caserma De Laugier, per un Assessore alla cultura , è una caduta di stile imperdonabile, una mancanza assoluta di onestà intellettuale, inevitabile frutto di una sfrenata e infantile animosità polemica .
Nella vicenda triste della Villa romana anche il comportamento della proprietà non può essere salvato, a mio avviso, da qualche considerazione critica.
Nell’aprile 2014 sulla stampa locale fu data la buona notizia di un accordo raggiunto dalla Fondazione con l’Associazione Archeo Color. In un breve comunicato la Fondazione espresse tutta la propria soddisfazione. ” Giunge così a felice conclusione- si leggeva - il proposito………di risolvere il noto problema dell’apertura al pubblico del sito…”.
Tutto sembrava andare nel migliore dei modi. La stessa Fondazione riconosceva che l’Associazione, costituita da giovani archeologhe, era in grado di garantire una gestione altamente qualificata ed innovativa. E durante l’estate ne abbiamo avuto conferma.
Poi il fulmine a ciel sereno. Negli ultimi giorni di settembre appare un comunicato della Associazione in cui si dà notizia della rescissione del contratto di comodato decisa unilateralmente dalla proprietà. E nessuno ci spiega la ragione di questa grave decisione, neppure la Fondazione.
Eppure la Fondazione è proprietaria di un bene di grande valore e di grande interesse pubblico. Un bene che giuridicamente le appartiene, certo, ma che appartiene anche al patrimonio storico e culturale di tutta la comunità elbana. E non si può fare e disfare tutto a proprio piacere senza dare conto alle Istituzioni interessate e agli elbani di cosa sia successo di così grave nei rapporti con l’Associazione Archeo color, tanto lodata all’inizio e nel corso della gestione, da dover far cessare un contratto stipulato da pochi mesi.
Da tutta questa storia, di fronte allo stato di totale abbandono di un così importante sito archeologico, anche la Fondazione Villa romana delle Grotte,dispiace dirlo, non ce ne esce affatto bene.
Infine un consiglio. Se tutta l’area su cui insistono i resti della Villa romana, per la sua manutenzione e gestione, come possiamo immaginare, crea problemi alla proprietà, perché non si scioglie la Fondazione e non si procede alla sua devoluzione al Comune di Portoferraio o al Parco nazionale?
Verrebbe compiuto un bel gesto che sarebbe molto apprezzato.
Giovanni Fratini