LETTERA APERTA A ROBERTO MARINI ASSESSORE ALLA CULTURA E VICE SINDACO DI PORTOFERRAIO
Caro Roberto,
ho letto con attenzione la tua risposta “rap”a Giovanni Fratini sulla spinosa vicenda delle Grotte e genericamente a tutti coloro che hanno espresso disagio e qualche critica per gli eventi musicali che in questi giorni hanno interessato il centro storico. In tutta franchezza sento il dovere di dirti che non mi pare tu abbia usato il tono giusto e la forma più adeguata con cui un amministratore comunale dovrebbe rivolgersi ai propri cittadini che, a ragione o a torto, “vecchie glorie” e non, chiedono chiarimenti e sollecitano soluzioni su questioni e aspetti d’interesse pubblico. Né credo che sia utile e vantaggioso per la stessa amministrazione in carica riproporre ogni volta l’immagine di un passato a suo dire disastroso rispetto a quanto di buono e positivo si farebbe nel presente. E ciò te lo dice uno che non ha avuto remore nell’esprimere il proprio giudizio sull’amministrazione uscente, sostenendo in campagna elettorale altre persone ed altri progetti che a mio avviso erano e restano l’unica novità su cui puntare anche in futuro nel panorama politico della città.
Fratini ha posto – certo, anche in chiave polemica, ma non per questo con minore legittimità – un problema di grande rilievo culturale, su cui l’amministrazione non può rispondere con un’alzata di spalle evitando di entrare nel merito e di dare risposte chiare e convincenti. E’ suo dovere farlo, senza assumere atteggiamenti liquidatori e sprezzanti nei confronti dell’interlocutore, chiunque esso sia, e portando, se ne ha, argomenti a giustificazione del proprio agire. Cosa che tu, Roberto, hai evitato di fare, alimentando l’impressione di chissà quali responsabilità vi siano nei ritardi che fino ad oggi hanno impedito la riapertura di un bene archeologico a cui tutti, tu compreso, ne sono certo, abbiamo a cuore. E in quanto agli ultimi eventi, fra cui il Bacardi e la sovrapposizione delle esibizioni musicali promosse dalle diverse attività commerciali del centro storico che hanno rotto i timpani fino a ben oltre la mezzanotte, non si può rispondere con il fatto che “finalmente Portoferraio è viva” e che i residenti “potranno dormire da settembre a giugno”, per luglio e agosto si arrangino pure. Dinanzi ad esigenze fra loro contrastanti, l’ente pubblico non può sottrarsi al proprio ruolo di mediazione al fine di trovare soluzioni che consentano almeno in parte di soddisfarle entrambe. Perché, per esempio, non valutare la compatibilità di un evento, in questo caso la duplice esibizione del Bacardi, rispetto ai danni che l’uso eccessivo di decibel può procurare, in termini di inquinamento acustico, per persone e cose in un ambiente quale quello di piazza Cavour e del centro storico? Ed è proprio difficile concordare con gli esercenti un calendario sulla presenza serale dei vari gruppi musicali evitando sovrapposizioni che oltre a creare un fastidioso e incomprensibile rumore non consentono di apprezzare la indubbia qualità culturale di alcuni di essi? Si può essere d’accordo o no con il calcetto in piazza Cavour - e chi non lo è non è detto che sia contro il calcetto ma semplicemente contrario a quella localizzazione - , ma almeno non si poteva evitare che nella stessa serata coincidessero due grandi eventi, quali la festa in onore della comunità sarda e il primo Bracardi?
Forse Portoferraio potrà sembrare “più viva” rispetto agli anni passati, ma non penso che il grado di vivibilità di un luogo e di una comunità possa essere determinato dall’entità di decibel che vengono sparati sulle case circostanti, né da una confusa ammucchiata di iniziative, anche apprezzabili ma spesso in contrasto l’una con l’altra.
A differenza di te, caro Roberto, che ami il “rap”, io resto affezionato alle canzoni e alle musiche degli anni sessanta e settanta, e per questo mi scuserai se nello stendere questa nota mi sono prolungato molto più di quanto abbia fatto tu nella tua. Spero, comunque, che anche nei miei riguardi, come hai fatto con Giovanni, tu non mi voglia tacciare da “vecchia gloria”, e non tanto perché non sia vecchio - così dice l’anagrafe – ma in quanto che non mi ritengo per niente una “gloria”.
Ad altri la lascio, la “gloria”, io non ci tengo proprio.
Con immutata amicizia, un caro saluto dal tuo
Danilo Alessi