La domanda è doverosa specie per noi toscani che abbiamo considerato in passato e oggi non meno di ieri la regione momento di governo fondamentale anche sul piano nazionale.
Enrico Rossi ha confermato nella sua intervista a Il Tirreno questo impegno-nazionale- soprattutto ora che fa parte dell’ufficio di presidenza della Conferenza Stato – Regioni.
Che la questione si intrecci con quella delicata e controversa del ruolo del senato è evidente anche se finora nel dibattito ciò non è emerso chiaramente.
Anche l’articolo su l’Unità di Dario Parrini si è limitato a una bella romanzina a Bersani per gli emendamenti presentati al senato ma delle regioni non si fa parola. Eppure da quel che finora abbiamo saputo del nuovo titolo V non dico che per le regioni potrebbe finire quasi come per le province ma poco ci manca. Tra l’altro parliamo di regioni ma non di tutte perché quelle speciali su cui non molto tempo fa si sono beccati Rossi e la Serracchiani non cambierebbe niente come per il CFS che si accorpa ma non nelle regioni speciali.
Ecco perché risultano strani e rischiosi questi silenzi tanto più per noi toscani che proprio nel corso della discussione sulla legge regionale del paesaggio abbiamo avvertito che vento tira a Roma. Fu proprio Parrini a ricordare sgarbatamente e rozzamente in quella occasione ai critici del piano che stessero pure calmi e non solo per le Apuane perché la regione Toscana sapeva tenere botta.
Mi chiedo se le regioni –Toscana compresa- hanno finora valutato cosa gli sta riservando il titolo V predisposto dal governo. Cosa significa il venir meno delle competenze concorrenti e il sostanziale confinamento delle regioni in un ruolo ‘marginale’ e settoriale. Punite perché hanno fatto danni anche all’immagine delle istituzioni. Lo Stato che invece è stato bravo come dimostrano i disastri a cui si sta tentando ora di rimediare e non solo al Sud si riprende tutti i ciottolini.
Nessuno almeno tra i sostenitori di questo pasticcio ricorda –non a caso- che il titolo V fu un tentativo – certo non riuscito- di raccordare nel governo del paese anche nel rapporto con l’Europa tutti i livelli istituzionali perché la ‘leale collaborazione’ prevista dalla Costituzione diventasse operativa concretamente. Qui il titolo V ha fallito ma l’esigenza di ieri oggi non è minore ma semmai maggiore se non vogliamo che anche i programmi vari in via di definizione e attuazione facciano la stessa fine del della legge sul suolo e così via.
Perché la Toscana e il suo maggiore partito di governo regionale non mettono a punto al riguardo delle proposte patendo dai chiaccherati testi in circolazione che non possiamo continuare a far finta che non esistano.
Renzo Moschini