Le questioni inerenti l’accoglienza dei profughi in un preciso territorio sono di competenza dei Prefetti, dei sindaci ed anche dei residenti, ma la querelle che vede protagonista Pianosa con la proposta di renderla una “Ellis Island” del terzo millennio sta assumendo contorni mediatici che rischiano di stimolare oltremodo la fantasia.
Le discussioni su certi temi talvolta hanno risvolti strettamente strumentali che vanno oltre la focalizzazione concreta dei problemi, infatti da una semplice battuta a livello locale si è creato un caso nazionale.
A mio avviso, pur apprezzando lo sforzo di chi cerca una soluzione per i profughi, il che dimostra sensibilità ed umanità che sono caratteristiche che vanno oltre le rispettive appartenenze, su Pianosa andrebbe fatta una riflessione più consona alle caratteristiche storiche, amministrative e strutturali dell’isola, che non possono certo corrispondere a stravolgimenti demografici insostenibili.
Casomai, a fronte delle oggettive difficoltà in cui vertono le carceri italiane, visto il sovraffollamento che mette seriamente a rischio tutto il sistema penitenziario, eventualmente si potrebbe pensare ad un sensibile aumento di detenuti rispetto a quelli presenti attualmente.
Ovviamente si dovrebbe tener conto delle condizioni in cui si trova l’isola e soprattutto gli immobili, pertanto è evidente che non vi potrebbe essere un incremento troppo elevato, a fronte anche del fatto che comunque si tratta di un territorio ad alto valore ambientale e pertanto scientifico.
Il supporto di un progetto di rieducazione e di reinserimento potrebbe permettere il recupero ed il restauro di alcune strutture in muratura, restituendole alla fruibilità là dove fosse possibile.
Pianosa è un patrimonio insulare di inestimabile valore naturalistico e come tale deve essere preservato adeguatamente, evitando ingerenze incontrollabili che potrebbero compromette irreparabilmente l’ecosistema esistente.
Luigi Coppola
Consigliere Parco Nazionale Arcipelago Toscano