Che la riforma del senato abbia abbandonato qualsiasi disegno federalista dopo i lontani e falliti tentativi del 2001 è giudizio pressochè unanime non solo degli esperti costituzionalisti. Le regioni insomma hanno fallito la prova e quindi lo stato riprende a tutti gli effetti la sua supremazia istituzionale e costituzionale. Il che significa come ha detto la Boschi ‘meno poteri alle regioni, e meno enti, con l’abolizione del Cnel e delle province’.
Secondo Enrico Rossi però ‘la novità si chiama ‘federalismo differenziato’ perché ‘grazie ad una modifica dell’art. 116 della Costituzione le regioni con i conti a posto possono chiedere allo Stato di avere più poteri e un regime di autonomia speciale’.
A me più che differenziato appare su richiesta e quindi a discrezione statale da non confondersi ritengo con la ‘specialità vera che come è noto è ‘costituzionale’ e non discrezionale dello stato.
Ritengo in ogni caso che Rossi abbia ragione e faccia bene a rivendicare per la Toscana più autonomia avvalendosi appunto della possibilità offerta a chi farà bene di avere più e non meno competenze nel governo del territorio. Così aggiunge Rossi non avremo più le regioni come tanti staterelli del tipo di quelli previsti dal vecchio titolo V.
Ma proprio per questo serve uno stato che sappia coinvolgere di più e meglio le regioni in una politica nazionale e comunitaria.
Se ‘l’intento complessivo dev’essere quello di promuovere un risanamento e un rilancio del sistema delle autonomie seriamente vulnerate da crisi e cadute di prestigio di istituzioni regionale e locali’ come ha detto Giorgio Napolitano nel suo intervento al Senato è chiaro che serve questo coinvolgimento con sedi e strumenti adeguati’. Federalismo comunque coniugato significa in ogni caso questo ed è dubbio che l’attuale Conferenza Stato-Regioni visti i risultati degli ultimi anni sia la garanzia sufficiente e adeguata.
Se quindi è giusto che la Toscana rivendichi per se un ruolo preciso per avvalersi di nuove competenze di governo, lo è anche che faccia del suo meglio perché le regioni abbiano una maggiore possibilità di uscire dal loro isolamento, dove spesso sono finite per loro colpa, per ritrovare a Roma e non solo nel senato lo spazio che gli compete.
Renzo Moschini