Le diversità esistono a tutti i livelli e da sempre. Ci sono all'interno dei partiti, delle istituzioni in generale e, certo, tra i sindaci che, all'Elba, ne hanno fatto, per molto tempo, un tratto distintivo. Forse oggi è meglio definirle sensibilità diverse che partecipano a formare più opinioni comuni. Queste diverse sensibilità sono inevitabilmente in contatto tra loro, nei nostri paraggi, alla ricerca delle migliori soluzioni per la propria isola. Certo è un sapersi ascoltare ancora giovane ma che non ha niente a che vedere, come è avvenuto per molto tempo, con il sopraffare l'altro o, nel migliore dei modi, con il tentare di convincerlo delle proprie idee. Rimangono, certo, le appartenenze politiche.
Ma tra questo e il continuare perpetuamente a sostenere, ingenerosamente, che i sindaci o gli otto comuni elbani non sono mai d'accordo ce ne corre. Perché non è più così.
E' giunto il momento di riconoscere, certo i confini al meglio possono essere sempre aggiornati, che le amministrazioni dell'Elba hanno prodotto uno sforzo per somigliarsi e conseguentemente comprendersi unitariamente.
Se prendiamo le grandi questioni strategiche all'Elba, quelle che a mio parere erano e sono precondizione per certificare una visione comune, ci accorgiamo che: sul turismo con la gestione associata; sul ciclo delle acque con Asa (molti ricorderanno, in questo caso, le diversità di opinioni considerato che c'erano comuni che sostenevano appunto la gestione insieme a Livorno e altri con il Cigri della Val di Cornia), sul ciclo dei rifiuti con tutti i comuni nella vecchia Esa; sul trasporto pubblico locale con la Compagnia Toscana Trasporti (anche in questo caso come per il sistema idrico, ricordo la discussione non facile se andare con L'Atl livornese o con l'Atm piombinese), una visione separatista è del tutto superata. Così come sul trasporto marittimo dove le critiche riguardano non tanto le volontà dei comuni, ma l'organizzazione degli attracchi, del numero di corse e degli orari.
L'aver maturato l'idea utile che il Parco Nazionale è un pezzo di perimetro su cui puntare, così come considerare l'aeroporto non più come appartenente solo a Campo nell'Elba, non sono questi atteggiamenti positivi e unitari?
Anche nella stessa sanità, già prima delle ultime elezioni comunali, c'era un sostanziale accordo, così come oggi e nulla vieta di lavorare perché anche il sindaco di Portoferraio si unisca agli altri sette.
Poi ci sono le scelte più di paese, che non sono certo campanili, ma necessità, direi legittime, per dare risposte più ordinarie all'interno, ognuno, del proprio perimetro.
Cosa manca allora come atto unitario che sarebbe un ulteriore dimostrazione del cambiamento dei rapporti fra gli otto comuni? Un accordo di programma con la Regione Toscana, che potrebbe avere, tra i possibili contenuti, anche questi tre progetti, sui quali sarebbe molto impopolare non trovare un accordo:
1. difesa e manutenzione del territorio per prevenzione e sicurezza. E' un profilo di civiltà che bisogna perseguire e che significa lavoro;
2. progetto di occupazione locale facendolo sostenere dai fondi comunitari, statali e regionali;
3. lo sviluppo della Blue Economy per utilizzare la risorsa del mare.
Le isole minori devono far valere un principio costituzionalmente riconosciuto, quello della differenziazione. E' la disuguaglianza l'ostacolo maggiore che genera svantaggi che sono economici e sociali, non il numero dei comuni. Anche con un comune solo, gli svantaggi rimarrebbero o no?
L'Elba deve migliorare la percezione che di essa si ha nei luoghi delle decisioni.
Si lavori per favorire e accompagnare un'azione pubblica volta a dare risposte nel breve e medio periodo ai fattori di debolezza di un'isola minore.
Le piccole isole debbono essere un soggetto che, in un quadro di riforme della Regione Toscana, possa trovare il doveroso riconoscimento. Un pensiero a questo tema, anche con l'aiuto dell'Ancim, sarebbe utile.
Nessuno vuol mettere in discussione il principio unitario dello Stato. Anzi. Più ci si lega a questo principio, più si offrono risposte alle differenze.
Le diversità nei fatti, oggi, sono meno. Altri “accordi di vicinato” sono possibili? Si.
L'iniziativa che può essere favorita, mantenendo questo atteggiamento dei comuni, è quella di pensare con la necessaria gradualità ad un lineare e ingegnoso, nonché originale, strumento urbanistico comprensoriale.
La precondizione, per provarci, ce la offrono le intese o l'accettazione dei punti nevralgici, già effettuate nel sistema idrico e quello dei rifiuti, nella gestione associata del turismo, nel sistema dei trasporti, nel Parco, nel sistema sanitario (dove le differenze sono quasi azzerate). La preliminare condizione va solo raccolta, con significativo beneficio per l'intera comunità, per dovere istituzionale, per rafforzare il profilo dei comuni.
Giovanni Frangioni