Quanto avviene, e quanto leggo, a proposito della gestione del “contributo di sbarco”, mi spinge ad alcune considerazioni del tutto personali.
La considerazione più immediata ed evidente riguarda l’ennesima constatazione della incapacità della classe dirigente politica elbana, ed in prima istanza dei Sindaci, di saper assumere, con senso di responsabilità sovracomunale, nei modi e, soprattutto, nei tempi necessari, decisioni ed orientamenti unitari su materie assolutamente strategiche e vitali per l’intera isola, per i suoi cittadini, per i lavoratori, per le categorie e per tutti coloro che, come i turisti, contribuiscano allo sviluppo della stessa Elba.
Si ha l’impressione netta, che il “fattore tempo”, per quella politica, non abbia valore: ma non è così, come ben sanno, misurandolo direttamente sulla propria pelle e non su sterili giochi di potere, tutti i soggetti sopra nominati. Storie già vissute.
Resta solo da chiedersi cosa e quanto sia necessario attendere per convincersi, responsabilmente, nella società e nell’economia attuale, della necessità di uno “strumento istituzionale” unitario all’Elba.
Una seconda considerazione riguarda proprio la natura del “contributo di sbarco”: senza prendersi in giro, tale contributo è vissuto ed interpretato da tutti alla stregua di una vera e propria “tassa”, sostanzialmente un “balzello” : quale pagamento in denaro a favore di un Ente pubblico, esso dovrebbe comportare, quale corrispettivi o controprestazioni, servizi pubblici a favore di cittadini.
Esclusivamente servizi reali, non azioni immateriali, servizi tangibili, usufruibili, immediatamente visibili e valutabili, tali, nello specifico, più e prima ancora di qualsivoglia tipo di promozione (anche se essi stessi costituirebbero la miglior forma di promozione turistica), da fare apparire più che giustificato ed accettabile il pagamento di quella “tassa”.
Inutile sottolineare che, all’Elba, nella identificazione di quei servizi reali, ci sarebbe solo imbarazzo, per abbondanza di candidature : sanità territoriale, mobilità multimodale, infrastrutture, accoglienza, salvaguardia della sostenibilità ambientale. A quale singolo Comune dovrebbe spettare la soluzione di ciascuno di questi problemi ?
Se, poi, si arriva anche a pensare che un porto commerciale rappresenti un “problema” e non, come ovunque, una proficua opportunità economica, vuol dire proprio che qualcosa non va !
Un’ultima considerazione riguarda una delle proposte avanzate, che suggerisce la spartizione del contributo-tassa sulla base del numero dei Consiglieri nominati in ciascuna amministrazione comunale.
Per quanto preferirei ragionare sulla base di idee e di progetti di interesse comune (approccio che consiglierei caldamente all’intero conclave dei Sindaci) , piuttosto che di cervellotiche logiche spartitorie, quella proposta, apparentemente basata su dati oggettivi, pone un serio interrogativo sul piano sostanziale e democratico: nel numero dei Consiglieri “nominati” varrebbe anche quello dei Consiglieri di minoranza ? In caso positivo, sempre da un punto di vista democratico, sarebbe accettabile che il numero di questi ultimi Consiglieri valesse come mero “peso” distributivo/spartitorio senza che essi abbiano potuto partecipare, nelle sedi istituzionali, alla elaborazione di proposte sull’utilizzo del contributo di sbarco?
Paolo Di Pirro