Con 222 i contrari e 146 favorevoli, il Parlamento ha bocciato la revoca del trattato tra Francia e Italia – che modifica i confini marittimi al largo di Sardegna, Liguria e Toscana – chiesta dal deputato di Unidos ed ex presidente di centrodestra della Regione Sardegna, Mauro Pili. Hanno votato a favore dell’ordine del giorno di Pili Movimento 5 stelle, Forza Italia, Lega dei popoli, Sel e la maggioranza del gruppo misto, contrari PD, Scelta Civica, il Nuovo Centrodestra e il Centro Democratico. Sulla sua pagina Facebook Pili ipotizza un diretto coinvolgimento del toscano Matteo Renzi nella vicenda e scrive che «Se ne sono fregati dei sardi e hanno pensato alla tutela dell’arcipelago toscano del presidente del Consiglio».
Il deputato di Unidos non si arrende ed ha presentato una interrogazione al ministro degli esteri nella quale afferma che «Non ci sono più dubbi: il Governo italiano avrebbe “ceduto” il mare al nord della Sardegna in cambio della tutela dell’arcipelago toscano; non si tratta di un’indiscrezione ma di un documento ufficiale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che ha solennemente affermato: “Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977”». Secondo l’interrogazione si tratta di «un’ammissione gravissima e che costituisce un atto lesivo dell’interesse economico della Sardegna; tutto questo non può essere ulteriormente sottaciuto; si tratta di un’ammissione senza precedenti, ma della conferma dell’atteggiamento del Governo nei confronti della Sardegna; il Governo ha ignorato i diritti dei sardi e ha pensato alla tutela dell’arcipelago toscano cui è interessato il Presidente del Consiglio dei ministri».
Per Pili «Questa non è l’unica affermazione scandalosa del comunicato del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale: nel documento è scritto anche che “per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta”» e si tratterebbe di «un’affermazione del tutto priva di fondamento: nell’accordo di Caen è scritto in modo esplicito che tale accordo, quello del 1986, sarà abrogato integralmente; le aree di pesca comune riguardano invece un solo minuscolo spazio sul lato ovest, ma nessuno spazio comune ad est, nella parte più importante e rilevante; tutto questo costituisce un atto grave, visto che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dichiara palesemente circostanze prive di fondamento e afferma di fatto che la Sardegna è stata sostanzialmente scambiata con la Toscana».
Nell’interrogazione il deputato di Unidos torna a chiedere la revoca dell’accordo tra Italia e Francia: «Oggi più che mai quell’intesa deve essere cancellata proprio per la gravità dei suoi contenuti; scoprire e averne la conferma da un comunicato ufficiale del Governo che la Sardegna è stata sostanzialmente “barattata” per la Toscana, regione del Presidente del Consiglio dei ministri, è a giudizio dell’interrogante semplicemente indegno di uno Stato; tutto questo è non solo inaccettabile ma richiede una mobilitazione dura per contrastare questo atteggiamento dello Stato che continua a considerare la Sardegna una vera, e propria colonia; va anche verificato, ai fini degli atti di competenza, se nel comportamento di chi ha predisposto, negoziato e sottoscritto tale accordo non si riscontrino profili valutabili in sede penale». Infatti Pili ricorda che «In questo contesto il codice penale persegue il reato di “chiunque, incaricato dal Governo italiano di trattare all’estero affari di Stato, si rende infedele al mandato se dal fatto possa derivare nocumento all’interesse nazionale”. appare evidente non solo il danno economico ma anche quello morale per la cessione di sovranità e di diritti, non solo della Sardegna e del popolo Sardo; non esistendo nessuna possibile comparazione tra quanto ceduto e quanto ricevuto in quello che la Farnesina definisce negoziato appare evidente che il danno è tale da far derivare un gravissimo nocumento all’interesse nazionale; si tratta di un accordo che va revocato senza se e senza ma; si tratta di una lesione grave alla Sardegna e di una cessione gratuita di sovranità davvero inaccettabile».
L’interrogazione si conclude chiedendo al ministro degli Esteri «Se non intenda con somma urgenza, in virtù di quanto richiamato in premessa, comunicare nelle competenti sedi l’intenzione del Governo di non procedere con le iniziative di competenza per la ratifica e conseguentemente, assumere iniziative per la revisione dello stesso accordo; se non intenda correggere le affermazioni, secondo l’interrogante gravi e prive di fondamento, contenute nel comunicato, con particolare riferimento all’accordo del 1986 che secondo quanto previsto nell’accordo verrà abrogato; se non intenda valutare il danno economico causato da tale accordo; se non intenda far conoscere la valutazione della comparazione tra quanto ceduto e quanto ottenuto al fine di valutare il danno all’interesse nazionale; se non intenda valutare la possibilità, per quanto di propria competenza, di segnalare alle autorità giudiziarie eventuali reati commessi da chiunque abbia, con affari di Stato in territorio estero, provocato nocumento all’interesse nazionale».
A Pili risponde il deputato sardo del PD Emanule Cani: «Al fine di porre ordine davanti alle tante imprecisioni che vengono messe in giro dal deputato Pili al solo scopo di ottenere qualche titolo o apertura di giornale». Cani dice che «Tutto nasce dai contenuti dell’accordo di Caen firmato nel 2015. Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Che significa che tale accordo è modificabile in corso d’opera. Comunque per quanto riguarda la Sardegna non sarà neppure necessario modificarlo in quanto i contenuti dell’Accordo, prevedono che per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta, dicono alla Farnesina, ed inoltre eventuali correzioni potranno essere richieste in sede di ratifica dell’accordo. Sembrava infatti che più che normali relazioni tra due stati membri dell’Unione Europea, che si adeguano con molto in ritardo alle convenzioni internazionali, si fosse davanti ad una Yalta in formato minore e ad un Congresso di Vienna in versione segreta, con tanto di spartizioni territoriali e scambi di zone di influenza». Un altro deputato del PD, Francesco Sanna, aggiunge: «I parlamentari del Partito Democratico saranno molto attenti – come avvenuto con la presentazione e l’approvazione dell’ordine del giorno sul tema in occasione della discussione del collegato agricoltura e pesca alla legge di stabilità – affinché gli impegni del Governo siano rispettati, ma nel frattempo penso occorra denunciare e prendere le distanze da un modo di far politica che lucra sul clamore e la disinformazione, pur di breve durata».
I parlamentari sardi del PD dicono di essere a fianco dei pescatori sardi – che intanto si riuniscono con Pili e minacciano di bloccare le Bocche di Bonifacio – e ricordano il loro impegno per la pesca del tonno rosso. «Saremmo stati pronti a contrastare qualsiasi intesa che avesse in qualche modo pregiudicato le loro attività o comunque il nostro territorio – ha affermato il senatore PD Silvio Lai – Stabilito che non ci saranno modifiche o pregiudizi per la Sardegna occorre aprire nuovamente una riflessione su quanto può essere utile alla nostra isola, dare credito a polemiche strampalate, urlare a gran voce su presunte svendite dei mari o presentare ordini del giorno in Parlamento chiaramente irricevibili».
Pili respinge anche il passaggio del comunicato della Farnesina nel quale si dice che «per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta». Per l’ex presidente della Sardegna nell’accordo di Caen «E’ scritto in modo esplicito che quello del 1986 sarà abrogato integralmente. Le aree di pesca comune riguardano invece un solo minuscolo spazio sul lato ovest, ma nessuno spazio comune ad est, nella parte più importante e rilevante. Tutto questo costituisce un atto grave visto che il ministero degli Esteri dichiara palesemente il falso e afferma che la Sardegna è stata sostanzialmente scambiata con la Toscana. Occorre una reazione durissima sino a quando non sarà revocato l’accordo tra Italia e Francia: oggi più che mai quell’intesa deve essere cancellata, proprio per la gravità dei suoi contenuti».
In soccorso di Pili arrivano 13 deputati del Movimento 5 Stelle che hanno presentato una interrogazione parlamentare al ministro degli esteri (primo firmatario Manlio di Stefano) che ripercorre la vicenda dell’accordo sui confini marittimi Italia – Francia: «Come si apprende da molti articoli apparsi su vari quotidiani, solo in conseguenza del fermo, operato il 13 gennaio 2016 dalla guardia costiera francese, del motopeschereccio sanremese “Mina”, che stava calando le reti per la pesca al gambero al traverso del confine terrestre italo-francese, in acque territoriali italiane, si è venuti a conoscenza dell’esistenza di un accordo bilaterale siglato dal Ministro interrogato e dal suo omologo francese Fabius con il quale sono state cedute porzioni di mare alla Francia, aree notoriamente tra le più pescose e battute da imbarcazioni liguri e sarde; tra l’altro, un’operazione simile è scattata negli stessi giorni quando un peschereccio sardo una volta lasciato il porto di Alghero ha raggiunto le tradizionali/aree/di pesca al nord dell’isola e si è sentito intimare dalle autorità francesi lo “stop” immediato; una prima demarcazione tra le acque territoriali italiane e quelle francesi risale a un accordo del 1892, successivamente integrato dalla Convenzione relativa alla delimitazione delle frontiere marittime nell’area delle Bocche di Bonifacio dei 1986, la quale, secondo una clausola contenuta nel citato accordo, verrebbe poi abrogata in virtù delle norme e dei principi del diritto internazionale applicabili in materia di delimitazioni marine, quali espressi nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982, in particolare il principio di equidistanza nella delimitazione dei mari territoriali e il principio di equità nella delimitazione degli spazi marittimi sotto giurisdizione dei singoli Stati».
I deputati M5S sottolineano che «Questo nuovo accordo, siglato 21 marzo 2015 all’Abbaye aux Dames de Caen, in Basse-Normandie, con molta riservatezza (anche se poi le foto della firma del trattato e la cartina dei nuovi confini sono stati pubblicati sul sito del Service hydrographique et océanographique de la Marine – Shom), ridefinendo i confini marini in senso palesemente favorevole alla Francia, sembra assegnare alla stessa, sempre a quanto si apprende, visto che non è ancora possibile leggere il testo, la pescosissima fossa del cimitero (in realtà cinque punti di pesca, profondi da 550 a 900 metri, ribattezzati dai pescatori italiani Cimitero, Fuori Sanremo, Ossobuchi, Vapore e il Banco), dove si riproducono e vivono i gamberoni rossi, una specie pregiatissima e molto richiesta; il fermo dei pescherecci italiani da parte delle autorità francesi indica che l’Accordo in parola è di fatto pienamente operativo per il Governo francese, nonostante l’Italia non lo abbia ancora ratificato e che pertanto è di tutta evidenza la violazione della disposizione contenuta nell’accordo stesso che subordina l’entrata in vigore al primo giorno del secondo mese successivo alla data dell’ultima notifica di ratifica».
Per questo i pentastellati chiedono al ministro Gentiloni «Quali ragioni abbiano motivato la revisione della delimitazione dei mari territoriali e delle zone sotto giurisdizione italiana e francese; per quale ragione il Parlamento non sia stato ancora investito della questione attraverso il deposito del disegno di legge di ratifica e nessuna delle regioni interessate ne sia stata informata; come intenda procedere al fine di risolvere l’increscioso accadimento con la Repubblica francese per garantire che la stessa risarcisca i pescatori illegittimamente fermati e non ostacoli, nelle more dell’entrata in vigore dell’accordo, il regolare svolgimento delle attività di pesca da parte dei pescherecci italiani».