Quando si parla di semplificazione istituzionale che a ogni modo per l’Isola d’Elba è una necessità, è bene tenere presente come si vadano a intaccare i poteri e le autonomie locali, con tutti gli annessi e connessi. Allora, se i poteri devono essere affidati a un unico ente: “Il comune unico”, le autonomie locali siano tutelate anche con la costituzione dei municipi.
Occorre pertanto che la normativa nazionale agisca su tre punti:
1) Un comune per esistere deve avere perlomeno un numero ottimale di persone residenti, c’è chi lo individua in 5mila abitanti e chi 10mila, ma se la legge elettorale fa una distinzione fra i comuni sotto e sopra i 15mila abitanti qualcosa vorrà pur significare.
2) Garantire l’obbligo di istituire i municipi nei territori delle comunità di origine, mantenendo nome, gonfalone e stemma del vecchio comune, organi elettivi e servizi di base, nonché risorse umane, finanziarie e strumentali, in proporzione alla popolazione residente.
3) Prevedere che il nuovo comune non sia la sommatoria dei debiti regressi dei comuni d’origine. Assegnare questi a un organismo regionale liquidatore che li smaltirà tramite gli incentivi finanziari statali e regionali, previsti per ogni ente fuso. In attesa della legge nazionale va bene un sistema di incentivi non solo finanziari, ma anche procedurali, con un sistema di premialità per l’accesso a contributi e bandi regionali, nazionali e europei, e intanto andiamo avanti a piccoli passi, magari unendo i Castelli con le Marine.
Lorenzo Marchetti