La scuola pubblica italiana risente da tempo di scelte orientate a farne un’istituzione/azienda guidata da un dirigente/manager, con una sempre minore democrazia interna e un progressivo svuotamento dei poteri degli organi collegiali, specialmente del collegio docenti. La crisi economica si è abbattuta su di essa con pesanti tagli e un aggravamento della situazione. All’interno di questo quadro generale già preoccupante, la condizione della scuola elbana è drammatica: accorpamento di plessi, di dirigenze didattiche e amministrative, precariato imperante, scarso sostegno ai diversamente abili, alto livello di dispersione scolastica, poche iscrizioni all’università. Insomma, i numeri fanno della scuola elbana la cenerentola della provincia di Livorno.
Ora, se una scuola funzionante è preziosa per qualsiasi territorio, costituendo l’irrinunciabile vivaio del futuro e della sua qualità, infinitamente di più lo è in un’isola come la nostra, carente di quegli stimoli culturali e di quelle occasioni di confronto intellettuale altrove presenti.
Non permettiamo dunque di essere penalizzati e umiliati anche in questo contesto, oltre che in molti altri, come quello, fondamentale, della sanità, e di essere considerati figli di un dio minore
Giovedì prossimo, 27 settembre, facciamo sentire la nostra voce a Livorno, presso la dirigente provinciale, per rivendicare il diritto ad essere trattati alla stregua degli altri cittadini e per pretendere una scuola decente, con i medesimi standard qualitativi delle restanti scuole provinciali. Ne va della nostra dignità.
Maria Gisella Catuogno