Il ministro agli affari regionali Costa ha risposto recentemente al Senato ad alcune interrogazioni sul rapporto regioni–stato in cui si confermavano i non pochi problemi tuttora irrisolti.
Il dato più noto rimane quello dell’impressionate aumento di impugnative dello stato che solo da poco sembra avere avviato una fase deflattiva ma che ha contribuito massicciamente con le sentenze della Corte Costituzionale a ricondurre allo stato competenze regionali non solo concorrenti.
Tanto che nel dibattito in corso sul nuovo Titolo V -vedi quello in corso su l’Unità- più d’uno sostiene che la critica allo stato per il ridimensionamento del ruolo delle regioni non terrebbe conto appunto che quel che è avvenuto e che è perciò costituzionalmente corretto. Costa ha aggiunto anche che questo ha già avviato una migliore collaborazione tra stato e regioni anche se i 60 giorni disponibili per poi passare alla attuazione degli accordi e dei progetti sono pochi. Insomma quel che è stato via via tolto alle regioni soprattutto a quelle ordinarie non le avrebbe penalizzate ma semmai rese più compartecipi ad una politica che premierà anche le regioni. Che poi questa recupero dello stato (per molti un vero ripristino di una Supremazia centralistica) non riguardi materie o competenze che è bene siano gestite sul piano nazionale; porti, aereoporti, etc ma anche competenze specie ambientali che furono per molti versi alla base del vecchio e famigerato Titolo V del 2001 e del quasi federalismo di cui allora si parlò, non sembra interessare quasi nessuno. Assai poco le stesse regioni. Colpisce, ad esempio, che anche nel dibattito con Costa non si sia parlato della Conferenza Stato-Regioni sul cui funzionamento ci sarebbe pure qualcosa da dire. Si è detto anche che tutto questo avrebbe già contribuito a semplificare le cose anche nei rapporti concreti sebbene il contenzioso spesso rimanga nascosto.
Quello che invece rimane davvero nascosto di questi rapporti è che mentre delle regioni sembrano chiare fin troppo le loro responsabilità e colpe per lo stato così premiato non ve ne sarebbero. Eppure in molti casi si tratta di politiche che dipendono e non poco dal governo, dai ministeri, dal Parlamento. Sull’ambiente e i suoi spesso drammatici problemi; paesaggio, inquinamento delle acque e dei suoli, alluvioni, dissesto idrogeologico, balletti infernali su sovraintendenze, prefetture, musei, tutela della biodiversità. Insomma dipende tutto dalle regioni e dalle autonomie non ai Galletti di turno, ai parlamentari anche del Pd che alcune buone leggi le stanno manomettendo?
Non sarebbe il caso in vista anche del referendum discuterne per mettere a punto proposte più chiare e corrette anziché dare del gufo e del bischero a destra e a manca?
Renzo Moschini