Un pensiero, da docente e non da assessore, da parte di chi è stata tirata in causa, forse impropriamente…
Leggo che un gruppo di genitori perplessi (chi?, quanti?) chiede che l’assessore all’Istruzione esprima un parere riguardo alla settimana corta.
Posso esprimerlo come insegnante, e l’ho fatto, in Collegio Docenti.
Come assessore, rispondo che l’organizzazione interna di una scuola non è di competenza comunale, e giustamente, poichè il Comune – che ultimamente in questa città è accusato di tutto, anche del maltempo di giugno - è soltanto il proprietario degli immobili e non può, ma soprattutto non deve, occuparsi dell’organizzazione scolastica.
Come insegnante, ho votato per la settimana corta non perché bramo il sabato libero, come la vox populi dominante ci accusa di volere, bensì perché, in questi anni, molte sono state le sollecitazioni a provare questa soluzione, che nel resto dell’isola e d’Italia sta prendendo sempre più piede, con articolazioni varie . E’ anche vero, ed innegabile, che la maggior dei sabati le classi sono decimate: dalle dieci è un continuo uscire per gare, prove, viaggi , week end e quant’altro, e con una classe a metà non puoi spiegare, nè fare compiti, né molto altro…
Io non ho problemi, perché ho molte ore divise su tutta la settimana, ma chi ha solo l’ora\coppia di ore al sabato come fa? Quest’anno alcuni colleghi non hanno quasi mai visto alcuni alunni, di classi diverse, e quando alla fine dell’anno il voto è stato basso – d’altra parte mancavano verifiche, prove, interrogazioni – i genitori si sono lamentati.
Posso capire i timori dei genitori dell’Indirizzo musicale, i cui figli hanno rientri pomeridiani e che praticano, giustamente, anche un’attività sportiva, ma credo che da parte dei “vertici” scolastici (di cui non faccio e non voglio far parte) non ci sia né pregiudizio né chiusura a soluzioni condivise, ponderate e concertate.
Posso anche capire le preoccupazioni dei genitori di alunni DSA o particolarmente vivaci, che non credono che i loro figli riescano a stare in aula per sei ore mantenendo concentrazione e buon comportamento; ma è anche vero che i docenti non sono né mostri né carcerieri, sono spesso a loro volta genitori, capiscono le esigenze di tutti .
Mi si dirà che alcuni non lo fanno, che non sono comprensivi, né “buoni maestri”…
Non sta a me giudicare, perché non tutti siamo uguali ed io non sono “gli altri” , posso parlare per me, e credo che in quasi vent’anni di insegnamento io abbia dato prova di capacità di ascolto, dialogo e comprensione (oltre a far studiare molto, ma non mi sembra sia ancora “morto” nessuno ) e per questo condivido e riporto il pensiero del Dottor Coscarella , quando dice che “gli insegnanti capiranno ed affronteranno i problemi personali degli alunni e quelli della loro classe con proposte didattiche, mentre i “presunti docenti” metteranno un 4 nel registro e magari un rapporto disciplinare”
In questi casi sta ai genitori chiedere, parlare chiaramente, ottenere risposte e cambiamenti.
A volte si fa, altre no, e la situazione non migliora.
La soluzione migliore ritengo stia nel dialogo continuo, non in una dura contrapposizione: il futuro dei ragazzi sta a cuore alle famiglie, ma anche a noi.
Adonella Anselmi