Il silenzio dei giusti
Da sempre politica e cultura hanno costituito un binomio che ha attraversato la storia del nostro Paese trovando nel tempo equilibri diversi che hanno asservito talora la seconda alla prima. in un rapporto diretto tra scuole di pensiero ed agire politico-amministrativo.
Tutto ciò si è trasformato per anni in un dibattito aperto e appassionato sul modello di sviluppo di un territorio e sui metodi di lavoro di una classe dirigente propensa talvolta a legittimare la propria azione con il confronto popolare, talaltra a giustificare ideologicamente l'esclusione di una più attenta partecipazione in nome dell'efficienza e del decisionismo.
Se tutto questo ha condotto all'alternanza di metodi ed azioni di governo oggi purtroppo assistiamo al tramonto di qualsiasi scuola di pensiero e ad una costante azione di affievolimento culturale, che ha sostituito in questa isola il senso della cosa pubblica con un individualismo complice e apparentemente tollerante di fronte ad un malcostume politico che ogni giorno miete vittime in nome di idoli incomprensibili e distanti dell'umanità che univa gli elbani e che calpesta il nostro stesso senso di popolo.
Senza la cultura infatti siamo orfani di quegli ideali e quella storia comune che si trasformano in senso di unità
Lo stesso impegno pubblico è indebolito e fatto ostaggio di un'abitudine alla mala Amministrazione alla quale nessuno reagisce quasi incapace di scandalizzarsi.
Davanti al libero gioco di pure logiche di potere (l'illegalità presuppone un giudizio di chi è a ciò deputato) non si può dunque scambiare per tolleranza quel silenzio dei giusti che è figlio della sottrazione di elementi di valutazione e di sfiducia nella possibilità di un cambiarmento.
Né si può pensare che dietro la mancanza di cultura si celi una presunta democrazia del pensiero che scambia per uguaglianza il sacrificio delle migliori energie che costituiscono la nostra più grande risorse e che anziché tutelare le classi più deboli le condanna ad una perenne fragilità.
La cultura è estromessa volutamente dal dibattito politico sia nelle piazze che nelle sedi decisionali perché è dubbio, soluzione ma anche giudizio.
Ovvero le uniche cose che possano ridare alla politica la dignità che le spetta