La voglia di cementificare e privatizzare le coste è dura a morire, se ne fa portavoce ora il Vicesindaco di Portoferraio Roberto Marini con un paragrafo significativo, inserito nel testo di una mozione che presenterà al prossimo Consiglio Comunale: «Spesso lamentiamo scarsa propensione all’investimento; c’è anche quella probabilmente, ma questa propensione è anche revocata in dubbio dalla vigenza di un quadro normativo che definiremo “grossolano” per la palese mancata ricognizione del vincolo del decreto Galasso (l’edificabilità condizionata nei 300 metri dalla linea della battigia) che non è stata effettuata in dettaglio nella sua fattualità territoriale dal piano paesaggistico regionale, che non vogliamo negare, ma che chiediamo debba essere modificato e interpretato affinché sia calato nella realtà, invece che nell’astrattezza e strumentalità di pronunciamenti professorali o di “anime belle” che non si curano del quotidiano. Poi magari dovremo discutere di come gestire le nostre spiagge difendendole come fatto fino ad oggi da forme di privatizzazione (sic!), ma anche garantendo idonei servizi, accollando in prima istanza al privato investitore quelli per la sicurezza».
Spiace ancora una volta deludere il vicesindaco di Portoferraio, ma il nostro augurio è che la Regione Toscana non si pieghi – come in parte purtroppo sta già facendo - alle lamentazioni di molti amministratori della costa e dell’Arcipelago, ridottisi a fare da amplificatori dei desiderata espressi da portatori di interessi privatistici e speculativi.
L’obiettivo, dichiarato dallo stesso vicesindaco, di allungare la stagione turistica ai mesi primaverili e autunnali è realmente perseguibile solo attraverso un percorso esattamente opposto a quello apparentemente prospettato con l’allentamento dei vincoli di costruzione. Se l’Elba si propone finalmente di intercettare un turismo diverso da quello tipicamente estivo, se vuole poco a poco emanciparsi dalla dipendenza ancora troppo elevata dal turismo balneare che tutti gli esperti dicono essere ormai nella fase matura e discendente, i suoi amministratori devono cominciare ad occuparsi seriamente di trasporto pubblico locale e green, dei costi dei trasporti marittimi, di una raccolta, smaltimento, riciclo e recupero dei rifiuti che sia degna di un Paese europeo, del decoro, pulizia e valorizzazione dei centri storici, della qualità dell’offerta culturale, museale e archeologica, della manutenzione dell’eccezionale rete sentieristica esistente e praticamente abbandonata – quando non chiusa da privati – fuori dal Parco Nazionale, del recupero del patrimonio immobiliare degradato e/o abbandonato.
Per cortesia Signor vicesindaco lasci perdere le polemichette strumentali verso i “pronunciamenti professorali o le anime belle”, l’isola di tutto ha bisogno meno che di altro cemento e non ne hanno bisogno nemmeno la Toscana e l’Italia, affollate di seconde, terze e quarte case e di un patrimonio immobiliare vuoto e in gran parte abusivo, mentre permane la crisi abitativa.
L’Elba, la Toscana e l’Italia hanno bisogno di qualità, cura del territorio, rigenerazione urbana, hanno bisogno realmente di una svolta, di un nuovo paradigma. E nel cemento e nelle privatizzazioni non c’è niente di moderno: sono il passato che non funziona più, che si è mangiato l’ambiente, la bellezza e il benessere di questo Paese.
Fortunatamente la pensa così anche il ministro dell’ambiente, che ci pare appartenga allo stesso partito del vicesindaco Marini.