Andrò a votare anche stavolta.
In futuro non so: forse andrò ad incrementare quel partito di maggioranza ormai quasi assoluta perché sfiora il 50% degli aventi diritto al voto.
Sto parlando del primo partito italiano: quello dell'astensionismo.
Siamo davanti all'ennesimo referendum cui siamo stati chiamati per confermare o meno una riforma della costituzione prodotta in parlamento. Lo avevamo già fatto ai tempi di Berlusconi premier ed oggi il rito si ripete.
Oggi, come allora, non è con un SI o con un NO che la nostra patria cambierà in meglio.
Non sono d'accordo con quelli del SI che sostengono che finalmente s'inizia a cambiare e ottenere una governance (governabilità) della nazione. Non sono d'accordo con quelli del NO che sostengono che affossata una pessima riforma si proseguirà a farne una migliore che garantisca governace (governabilità).
Perché?
La partitocrazia pluralistica persiste sia che vinca il SI sia che vinca il NO.
Con essa continuerà il clientelismo, l'assenza di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione insieme con il debito pubblico da spavento legato a sprechi e corruzione.
Quali correttivi (riforme) sono necessari per questo stato di cose?
Da persona che ha vissuto tutto il periodo repubblicano nato con la fine della seconda guerra mondiale e con l'esperienza acquisita in tutti questi settanta anni, a più riprese,mi sono dilettato a parlare di quali profonde riforme necessita questo sistema partitocratico pluralistico.
Iniziai a parlarne nel 1982 su il giornale "Il Tirreno" con un articolo intitolato "Il popolo e la delega" quando cominciavano i primi tentativi di riforma della costituzione e di istituzione di una assemblea costituente.
Dopo il silenzio sull'argomento, legato al periodo di "mani pulite" meglio conosciuto sotto il nome di tangentopoli, sono ritornato a parlarne anche sulla stampa locale. E' del giugno del 2009 un articolo comparso su Elbareport intitolato "Un'opinione sul referendum sulla legge elettorale". E' di aprile 2012 un articolo pubblicato su Tirreno Elba news col titolo "Preferenze, vincoli di mandato, partitocrazia e antipolitica" e un altro di novembre 2012 un col titolo "Sistema elettorale e voto di preferenza: ecco le riforme che vorrei vedere".
A quell'epoca elencavo una serie di riforme che mi sarebbe piaciuto vedere.
Eccole:
1) La legge elettorale non può essere riformata dopi il primo anno di legislatura
2) Il deputato eletto a legiferare espleta tale funzione con vincolo di mandato
3) L'eletto/a è al servizio esclusivo della nazione: non può esercitare altro lavoro
4) Non si può più di due volte stare in un consiglio di amministrazione, di partecipata, di azienda statale, regionale, provinciale, comunale e non contemporaneamente in più consigli di amministrazione
5) Tornata elettorale non valida se gli aventi diritto al voto non superano il quorum del 50%
6) Elezione non valida se l'astensionismo dal voto supera in percentuale il partito politico che ha preso più voti
7) Decadenza dall'ufficio di parlamentare per cambio di "casacca" in corso di legislatura
8) Abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti
9) Dichiarazione dei redditi obbligatoriamente resa pubblica da parte di ogni eletto/a ogni anno, con responsabilità civile e penale in caso di dichiarazione non veritiera
10) Dichiarazione, con valenza penale in caso di non veridicità, che non esiste incompatibilità e/o conflitto d'interesse, rilasciata da ogni membro che va a far parte di una commissione parlamentare, regionale, provinciale, comunale nonché ogni consigliere d'amministrazione
11) Ufficio dei sentori a vita abrogato
12) Riforma del consiglio superiore della magistratura e della corte costituzionale
E' iniziata la campagna elettorale, ce ne avremo per due mesi. A tutti quelli del SI e quelli del NO auguro una buona campagna. Li saluto tutti e, come detto all'inizio, andrò a votare.
Marcello Camici