È stata presentata ufficialmente la mappatura della zona a rischio voragini del Piano di Rio, elaborata dai due dipartimenti di scienze della terra delle università di Firenze e La Sapienza di Roma, e finanziata dalla Regione Toscana sin dal 27 febbraio 2015.
Gli studi, condotti in parallelo e con tecniche differenti, hanno evidenziato un insieme di concause di cui la principale è la composizione geologica dell’intera area, alla quale però deve aggiungersi la scomposizione dei reticoli idraulici procurata dall’azione dell’uomo. Finalmente si conosce la malattia!
Certamente tali analisi dovevano essere promosse subito dopo il 22 gennaio 2008, quando ci fu la ripresa degli sprofondamenti, e quando l’unico intervento fu lo riempire con sassi ciclopici la prima delle cinque successive voragini. Sicuramente, se lo studio fosse stato attivato dopo quel primo campanello d’allarme, nel 2010 si sarebbero conosciute le cause degli sprofondamenti, invece sono stati persi sei anni con dispendio di soldi per nuove infrastrutture, e provocare ansie, disagi e preoccupazioni ai cittadini, ma non solo. I finanziamenti pubblici “per la messa in sicurezza del bacino idrografico del Riale” sarebbero stati utilizzati per la messa in pristino della rete di drenaggio a monte e non sarebbe stato costruito quell’inutile e brutto muraglione che taglia in due la parte finale dell’alveo della valle! Ora però è inutile guardare agli errori del passato, occorre intervenire sul presente. Si tratta di ripristinare il tratto della Sp26 chiuso dal febbraio 2014, nonché regolare la rete di drenaggio idraulico. Sono lavori complessi, vasti e soprattutto costosi.
Il circolo del Pd, in vista della ufficializzazione dello studio unitario, aveva già preavvisato i rappresentati del territorio sia livello nazionale, la deputata Silvia Velo, sia a quello regionale, il consigliere Gianni Anselmi. Questi, come fatto in più occasioni, non lasceranno sole le popolazioni e le loro istituzioni.
Circolo PD Rio Marina e Cavo