SUL PLASTICO L'INGEGNER DI PIRRO SFIDA IL SINDACO
Continuano le polemiche intorno al «porto nuovo» di Marciana Marina.
Paolo Di Pirro ha accusato il sindaco di diffondere in giro la voce che il plastico esposto ai visitatori per tutta l'estate non corrisponderebbe al piano regolatore approvato.
Già il fatto che il Ciumei cerchi di screditare il valore del plastico equivale ad ammettere che la gente è rimasta molto impressionata per lo stravolgimento del paese.
Di Pirro ha sfidato Ciumei a un confronto pubblico. Ma io sono sicuro che questo dibattito non si farà mai.
Una discussione franca, onesta e trasparente non mi sembra nello stile del Ciumei: il sindaco è convinto che la via maestra per la politica siano le battutine di spirito e le manfrine dietro le quinte.
Ma se Ciumei ha paura del confronto con l'ing. Di Pirro, chieda ai suoi tecnici di preparare un loro plastico: un plastico veritiero, autentico, fatto dagli autori della variante al piano regolatore del porto. Non ho dubbi sulla serietà professionale dei tecnici che hanno lavorato per il Comune. Così i cittadini potranno vedere con i propri occhi e giudicare col proprio cervello. Meglio tardi che mai.
CIUMEI BLUFFA COME AL POKER, MA NOI VOGLIAMO «VEDERE»
Le insinuazioni del Ciumei sono soltanto un bluff. Un tentativo di difendersi usando le sue solite chiacchiere.
Come dicono i giocatori di poker, noi vogliamo "vedere".
Quante possibilità ci sono che il sindaco faccia preparare il plastico dei progettisti? Nessuna.
E perché?
Ciumei inventerà una scusa: una scusa qualunque. Dirà che non ne vale la pena. Che non è questo il momento. Che la stagione non si presta. Sposterà il discorso sulla vendemmia, sulla raccolta dei funghi e delle castagne…
Proviamo a tradurre le sue manfrine in un linguaggio chiaro: lui è il capataz e fa quello che gli pare.
Per il Ciumei è una questione di principio: nel paese che sogna lui − "Ciumeilandia" − è severamente vietato l'uso del proprio cervello.
L'UOVO OGGI O LA GALLINA DOMANI?
Ciumei ha scritto che vuole il «porto nuovo» per il bene di Marciana Marina.
Su Elbareport, Aldo Montemerli (che ha ottenuto il «mi piace» di 757 lettori) ha delineato due modi contrapposti di concepire il vero bene dell'Elba
Alcuni pensano che lo sviluppo si identifichi col cemento, l'asfalto, l'aumento incontrollato della ricettività. Anche a costo di sacrificare il paesaggio, il verde, l'ambiente. Sono i fautori della teoria dell'«uovo oggi». Uno schieramento vasto, in cui si collocano − a giudicare da come operano − molti amministratori comunali.
Montemerli − e tanti elbani con lui − sono invece convinti che «l’Elba è ormai al limite della sua capienza… anzi forse è già oltre». In luglio e agosto abbiamo dovuto costatare spiagge e paesi affollati, inadeguatezza di tutti i servizi pubblici, sporcizia, inquinamento e confusione, congestione del traffico, mancanza di parcheggi. Perciò appare assurdo promuovere l'arrivo di altri turisti nei due mesi in cui l'affluenza è già eccessiva.
PIZZA AL TAGLIO E CARTOLINE
Montemerli osserva che il turista sceglie l’Elba, perché cerca una vacanza che faccia dimenticare i ritmi stressanti della città: ma d'agosto anche l'Elba provoca molto stress.
Da anni si sente ripetere che occorre estendere la stagione turistica. Anche d'inverno il nostro clima mite e soleggiato (unito a prezzi più bassi) potrebbe attrarre vaste categorie di persone dell'Europa centrosettentrionale: pensionati, congressisti, croceristi, professionisti occupati nel telelavoro. Non proprio come accade nella Spagna meridionale, nelle isole Canarie o in Florida, ma quasi. Questa è l'unica via razionale per una crescita del turismo. Non ha senso un'espansione della ricettività − cioè dell'edilizia − all'infinito.
Nelle località italiane in cui si è cementificato il territorio e si è deturpato il paesaggio, alla fine è entrato in crisi il fenomeno stesso del turismo. È subentrato il turismo "mordi e fuggi": quel tipo di turismo in cui prospera soltanto la vendita di cartoline e pizza al taglio, e che non garantisce né un'occupazione diffusa, prolungata e qualificata, né redditi dignitosi per i residenti.
Già mezzo secolo fa, lo sviluppo come depredazione dell'ambiente fu denunciato da Uberto Lupi in una documentata mostra fotografica (le fotografie erano di Giulio Troisi), che suscitò vivaci discussioni.
LA SACROSANTA LOGICA DEL PORTAFOGLIO
Ciumei è miope come una talpa: non riesce a guardare un po' più in là della punta del naso. Perciò si è convinto che il bene di Marciana Marina consista nella creazione di ottanta nuovi posti-barca nel porto.
È vero che ottanta posti sarebbero utili intorno a ferragosto: però sicuramente resterebbero vuoti negli altri undici mesi dell'anno.
Inseguendo il miraggio di questi ottanta posti, Ciumei ha deciso di sconvolgere l'aspetto del lungomare, ricoprendo col cemento una superficie di tremila metri quadrati di mare.
Proviamo a ragionare con la concreta logica del portafoglio: se il cemento deturperà la bellezza del paese, i turisti più danarosi saranno tentati di trasferirsi in località di maggior pregio, portando con sé il loro denaro.
È ridicolo pensare che Marciana Marina sia l'unico paese bello del Mediterraneo. La diffusione del trasporto aereo ha reso facilmente raggiungibili regioni che, appena pochi decenni fa, sembravano remote. In Sardegna, in Sicilia, in Dalmazia, in Grecia, in Spagna, ma anche in montagna e sui laghi esistono migliaia di luoghi con splendidi panorami e, spesso, con prezzi più bassi dei nostri. E lì sarà ben accolto chi vorrà scappare via da un'Elba caotica, strapiena: invivibile.
LE PALAFITTE
È possibile trovare una mediazione tra due concezioni così contrastanti?
Non credo. Bisogna scegliere tra l'uovo oggi e la gallina domani. E il tempo stringe: non si può aspettare.
Quando il mare e la spiaggia cominceranno a riempirsi di moli, dighe, tetrapodi, imbonimenti, terrazze e perfino palafitte (sic!), sarà troppo tardi.
Le palafitte ci fanno sorridere, ma sono il male minore: hanno il grande pregio che dureranno poco. Invece gli sconci tetrapodi di cemento del Ciumei sono destinati a deturpare il lungomare di questo paese per secoli e secoli. Come disse Giovanni Papini, soltanto una guerra riesce a «fare piazza pulita» di certi obbrobri architettonici.
UNA PARLANTINA STRARIPANTE
Quando, dietro una parlantina straripante, manca una visione razionale del futuro, si va incontro a disastri irreparabili.
Di recente è sembrato che il sindaco Ciumei abbia mandato qualche segnale di disponibilità al dialogo. Ma per il Ciumei il paesaggio non vale un fico secco. I toni melliflui del sindaco sono soltanto tatticismo per cercare di uscire dal suo isolamento: «un'astuta mossa politica», come si legge in un recente comunicato del Partito Democratico.
In questi giorni ho letto su Elbareport tre lettere indirizzate al sindaco dall'Architetto Piero Baracchi. Tre lettere piuttosto chiare.
L'Architetto prende le mosse da un'osservazione metodologica che è ovvia. La fase iniziale di ogni progetto pubblico o privato è l'indicazione degli obiettivi da raggiungere: spetta al committente definire qual è il suo scopo.
Le successive soluzioni tecniche − affidate alla capacità professionale del progettista − saranno conseguenti alla scelta preliminare degli obiettivi. Così procedono tutti i progettisti, non soltanto in architettura. Nel caso del porto l'impostazione del progetto è stata decisa dal sindaco.
ARRUFFAPOPOLI
La storiella − spacciata dal Ciumei − che i suoi progettisti hanno fatto le loro scelte senza essere pilotati da lui, può essere creduta soltanto da bimbi molto ingenui. Eppure questa incredibile storiella Ciumei cerca di darla a bere ai suoi cittadini, mostrando di stimarli come tanti imbecilli.
Nelle piccole tattiche di disinformazione di massa il Ciumei si conferma come un furbacchione di rara maestria.
L'architetto Baracchi ha prospettato per il porto un adeguamento funzionale dell'esistente, evitando l'intervento invasivo del progetto del Ciumei: e questa è la prova che lo sconvolgimento del paese non è "necessario".
I tecnici del Ciumei sono stati costretti a redigere questo progetto, che cambia la faccia del paese, perché Ciumei, fin dall'inizio, voleva raggiungere proprio questo obiettivo: cambiare la faccia del paese.
Lui stesso ha finito per ammetterlo, come tra poco vedremo.
LA STRADA «GIUSTA»
Sotto l'astuta guida di fratellanze latomiche bene introdotte negli anfratti più reconditi della burocrazia fiorentina, il progetto del «porto nuovo» si è incamminato fin dall'inizio sulla strada "giusta". E così sono entrati in movimento marchingegni che non esporrò qui, ma di cui molti sussurrano.
Se mi è concesso di scherzare un po' su un argomento tutt'altro che allegro, direi che la strategia vincente è stata suggerita al sindaco da qualcuno che si è ispirato a uno dei «Pensieri» di Pascal: il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
UNO STRUMENTO URBANISTICO SORPRENDENTE
Confidando che le piccole questioni dell'Elba non finiscono mai nelle prime pagine dei giornali, la Regione ha approvato uno strumento urbanistico talmente dettagliato da anticipare quasi integralmente il futuro progetto esecutivo. È manifesta l'intenzione di legare le mani ai nuovi progettisti. E anche ai prossimi amministratori.
Ecco che cosa scrive l'architetto Baracchi nella sua terza lettera rivolta al sindaco:
«E' assai curioso che Lei continui a far passare il progetto approvato come qualcosa di incerto e indefinito, mentre solo il progetto esecutivo potrà avere una connotazione fisica precisa... Dal volume delle carte prodotte da Suoi Collaboratori/Consulenti emerge invece un quadro di insieme molto circostanziato, preciso e vincolante, anche con misure vere e proprie...
Chi sarà chiamato a produrre il progetto esecutivo, avrà un ben ridotto spazio di manovra, meramente di finitura estetica.
Pertanto io penso che il Concorso di idee, di solito prassi assai lodevole, avrebbe avuto un senso, anni fa, prima di affidare alla squadra di Suoi Progettisti un siffatto Piano del Porto. Mentre, a questo punto, può permettere solamente a qualche giovane progettista di studiare qualche dettaglio, non certo di modificare un quadro di insieme stravolgente».
LA NUOVA MARCIANA MARINA
È importante sottolineare le affermazioni salienti della lettera dell'arch. Baracchi.
Lo strumento urbanistico approvato dal Comune e dalla Regione è circostanziato in una maniera anomala. La conseguenza è che i tecnici che dovranno redigere il progetto esecutivo avranno «un ben ridotto spazio di manovra»: non potranno certamente modificare il quadro di insieme fissato dalla variante già approvata, che l'arch. Baracchi definisce «stravolgente».
In che senso «stravolgente»?
Sarà stravolto il paesaggio, il lungomare, l'aspetto del paese. Sarà «stravolta» Marciana Marina.
Nella lettera Ciumei lo ammette e se ne fa vanto come di un suo grande merito: si atteggia a fondatore della «Nuova Marciana Marina».
«QUI CASCA L'ASINO». MA QUALE ASINO?
La durissima lettera dell'arch. Baracchi è la risposta a una lettera stralunata che gli aveva scritto il sindaco.
Ciumei aveva affermato:
«Lei parla del progetto del porto come di un mio progetto. Nulla di tutto ciò. Il nuovo porto deve essere e sarà un progetto di tutti noi marinesi. Qui però – mi consenta − casca l'asino».
Non è chiaro a quale asino alluda il sindaco: io ho la mia idea, ma me la tengo per me.
Cumei nega con tono scandalizzato che il progetto sia opera sua: «Nulla di tutto ciò». Annuncia invece che vuole creare modi, occasioni e strumenti di confronto per tutti:
«Ascolteremo i tecnici, coinvolgeremo i cittadini, dialogheremo con le attività produttive, chiederemo un confronto con i frequentatori abituali di Marciana Marina. Ho intenzione di rendere quest'opera un modello di progettazione partecipata che diventi modello per altre realtà territoriali dell'isola e non.
Ciascuno potrà contribuire, darci un'idea, mettere in rete le proprie perplessità. Verrà data risposta ad ogni quesito».
URBANISTICA COME BRICOLAGE DI MASSA
Siamo di fronte a due opinioni del tutto divergenti.
L'arch. Baracchi ha esaminato la variante del porto con l'occhio dell'architetto che ha esperienza di progettazione urbanistica proprio a Marciana Marina: e come urbanista ha dovuto costatare che il piano regolatore è troppo dettagliato e non lascia spazio alla creatività di chi dovrà redigere il progetto esecutivo. Nel piano regolatore sono state già decise perfino molte misure delle strutture che saranno costruite.
Completamente opposta l'opinione del Ciumei, la cui competenza in architettura è ben nota in tutto il mondo: è più famoso di Enzo Piano e di Massimiliano Fuksas.
Ciumei svela di concepito un'idea grandiosa: il progetto esecutivo del porto «sarà un progetto di tutti noi marinesi», nel senso che «ciascuno potrà contribuire, darci un'idea». In poche parole: sarà un progetto corale del popolo di Marciana Marina.
Per la prima volta dall'epoca della biblica Torre di Babele, un intero popolo opererà come architetto collettivo.
È uno scherzo?
Voi pensate che scherzi? E invece no. Dal tono che usa, sembra che il buon Ciumei creda davvero a quello che dice.
Corre voce che si stia cercando un grosso stock di compassi, righe, squadre, goniometri, tecnigrafi, AutoCAD, inchiostro di china, stampanti in 3D per tetrapodi. Nonché quattro tonnellate di mattoncini Lego.
Da distribuire in tutte le famiglie.
Le proposte dei cittadini, se giudicate valide, saranno assemblate per formare il progetto esecutivo.
Vengono in mente molte domande. È realistico un collage di proposte senza che − in precedenza − sia stata definita un'idea complessiva che abbia la funzione di guida, di struttura portante?
Entro quali limiti potrà spaziare il bricolage architettonico suggerito dal sindaco? Questa effervescente sagra dell'architettura spontanea − quasi una festa dell'uva − dovrà rispettare il piano regolatore appena approvato?
Chi giudicherà le proposte dei cittadini? Quali criteri saranno seguiti in questo giudizio? Quale sarà il ruolo del progettista che vincerà il "Concorso di idee"?
Misteri non piccoli, che il Ciumei svelerà nelle prossime puntate.
Saranno coinvolti anche l'ordine degli architetti, i turisti e i cinguettatori compulsivi di Facebook.
La chicca più gustosa è che «verrà data risposta ad ogni quesito» posto dalla rete. Risponderà il Ciumei? Sarà una libidine.
GLI AUTO−URBANISTI E LA CUOCA DI LENIN
Questa idea fa schiattare di gelosia i grillini, perché il Ciumei è molto più avanti di loro.
Lui ha inventato l'«architettura diretta fai-da-te».
E dopo il gioco del Piccolo Architetto, il sindaco coinvolgerà tutti i cittadini nel Gioco del Piccolo Chimico, del Piccolo Idraulico, del Piccolo Chirurgo, del Piccolo Archeologo …
Altro che la cuoca di Lenin.
FIORIERE, LAMPIONI TECNOLOGICI E COCCODRILLI DI PLASTICA
È facile immaginare che Ciumei sia disposto a concedere ai cittadini la più ampia libertà di scelta sulla collocazione dei cassonetti dell'umido; sul numero delle fioriere e dei lampioni tecnologici del Centauro; sul colore dell'impregnante per i pali delle palafitte.
I cittadini saranno chiamati a decidere se sotto le palafitte è meglio ancorare qualche pescecane o qualche piovra gigante (di plastica, s'intende): i coccodrilli sono fuori tema, ma tre o quattro lucertoloni con la bocca spalancata sarebbero molto pittoreschi e stimolerebbero, nei turisti, salutari scariche di adrenalina.
E così via "progettando".
Questa è la progettazione architettonica popolare «di tutti noi marinesi», secondo le teorie meta-architettoniche del Ciumei.
«E non finisce qui», come diceva un suo amico. Ciumei annuncia l'intenzione di «rendere quest'opera un modello di progettazione partecipata che diventi modello per altre realtà territoriali dell'isola e non».
«Un modello… che diventi modello» (sic) per tutto il mondo.
Lo proporrà presto all'Assemblea delle Nazioni Unite.
Nella storia dell'Urbanistica si parlerà a lungo del «modello Ciumei».
GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO
C'è tuttavia una questione pregiudiziale:
«Per fare questo però, è necessario che tutti noi ci guardiamo allo specchio e decidiamo che paese immaginiamo nel nostro futuro. Dobbiamo chiederci realmente se nel discutere di un progetto ambizioso come questo, siamo disponibili a volgere lo sguardo più in alto rispetto al nostro piccolo orticello, oppure no: io lo sto già facendo».
Perché tutti noi ci dobbiamo guardare allo specchio?
«Guardarsi allo specchio» è un modo di dire della lingua italiana: significa diventare consapevoli di sé, dei propri pregi e anche dei propri limiti, della propria inadeguatezza.
Soltanto dopo esserci guardati attentamente nello specchio, potremo «decidere che paese immaginiamo nel nostro futuro».
Come Mosè davanti alla "dura cervice" del suo popolo, anche Ciumei si chiede se «siamo disponibili a volgere lo sguardo più in alto rispetto al nostro piccolo orticello, oppure no».
Se ho interpretato bene il senso del messaggio del Ciumei, «il nostro piccolo orticello» − cioè Marciana Marina − non gli piace. È un orticello troppo angusto. Queste paese suscita la commiserazione del sindaco: anzi il sindaco lo trova un po' schifosetto. Questo «orticello» non è all'altezza del Grande Sindaco che il Destino ci ha donato.
E dopo averci aiutato a scoprire nello specchio le miserie nostre e del nostro «orticello», Ciumei ci sprona a «volgere lo sguardo più in alto», verso obiettivi più elevati.
Ma quali obiettivi?
MONTECARLO? DUBAI?
Non sono io che interpreto in modo arbitrario e malizioso le sue affermazioni. Ciumei viene allo scoperto e dichiara esplicitamente che il progetto del «porto nuovo» è lo strumento con cui vuole costruire il paese che «immaginiamo nel nostro futuro».
Dal «porto nuovo» vuole passare al «paese nuovo».
Sogna a occhi aperti il paese del futuro: un paese diverso e «più in alto» rispetto alla realtà del paese com'è ora.
Concepisce progetti grandiosi, che si stagliano nettamente al di sopra del nostro grigiore e della nostra squallida mediocrità.
Non ci rivela tutti i dettagli, ma ho l'impressione che abbia in mente di trasformare Marciana Marina in Montecarlo o Dubai.
IL CALIFFO DELLA MARINA
Forse immagina che tra il Chiuccolo e le Fornaci, e poi su su fino in Timonaia, si erga una selva di grattacieli alti come il monte Perone. E ancora, chissà, la metropolitana, l'aeroporto, il casinò, pozzi di petrolio. Un paradiso fiscale, con tante banche: e palate di dollari, petrodollari, narcodollari. Come il deposito di zio Paperone. Una Repubblica indipendente e sovrana di cinque chilometri quadrati.
Ma ci ammonisce a stare in guardia: nell'ombra tramano i poteri forti.
Con la maggiore serietà del mondo, Ciumei dichiara che dietro l'opposizione al «porto nuovo» si nascondono interessi privati, che vogliono impedire che Marciana Marina si riscatti dal suo ruolo mortificante di «piccolo orticello». E quando ci sono in ballo interessi privati, nessuno più di lui è scattante e intransigente e pronto alla pugna.
A conclusione della lettera all'arch. Baracchi, Ciumei ci informa di aver già cominciato a guardarsi allo specchio e a volgere lo sguardo più in alto. Le ultime parole sono di sfida: «io lo sto già facendo. E lei?»
Forse gli è sfuggito un piccolo particolare: le responsabilità di sindaco competono proprio a lui: la sfida all'architetto è patetica.
PROFETA VISIONARIO
Sembrano gli sproloqui stralunati di un profeta visionario, caduto in trance. Di un sonnambulo svegliato bruscamente.
Guardarsi allo specchio?
Piccolo orticello?
Volgere lo sguardo più in alto?
Progetto ambizioso?
Interessi privati?
«Ciascuno potrà darci un'idea»?
Non è chiaro il senso di tutte queste "discorsesse": purtroppo il mondo è molto più complesso di come se lo immagina il Ciumei. Non basta aver scoperto in soffitta un pallottoliere, per diventare docenti di matematica. Non basta aver trovato come sorpresa dell'uovo di Pasqua un'automobilina di plastica rossa, per diventare meccanici della Ferrari.
Quando leggeranno che il progetto esecutivo del «porto nuovo» deve nascere da un collage di proposte fai-da-te, legioni di geometri si sganasceranno dalle risate.
Sgomenta che un sindaco arrivi a mettere per scritto, senza arrossire, pensieri così scombiccherati.
UN APPELLO A ENRICO ROSSI, PRESIDENTE DELLA TOSCANA
Con questi chiari di luna, la Regione Toscana non può giocare a fare il pesce in barile, baloccandosi con questioni formali di procedure.
Mi rivolgo a Enrico Rossi, presidente della Giunta regionale della Toscana: occorre che in Regione stiano molto attenti, perché di fatto lo strumento urbanistico che loro hanno approvato dà il via al completo stravolgimento dell'aspetto di questo paese.
È vero che la prossima tappa prevede la redazione di un progetto esecutivo che sarà sottoposto alla VIA, Valutazione dell'Impatto Ambientale.
Ma se si accettasse come dato ormai acquisito che il lungomare dovrà assumere l'aspetto stabilito nella variante al piano regolatore, la valutazione dell'impatto ambientale non servirebbe a nulla. Che cosa resta da definire? Non sono i piccoli dettagli che cambiano la sostanza del problema.
Enrico Rossi è stimato come persona intelligente, che ha gli occhi bene aperti. Noi confidiamo che abbia gli occhi bene aperti anche in questa brutta faccenda che riguarda il nostro paese: occorre che Enrico Rossi non si faccia raggirare da una cordata che sembra molto occulta e molto efficiente.
LA FOGLIA DI FICO
Dopo la consegna della bandiera nera di Legambiente al sindaco Ciumei, il porto di Marciana Marina ha suscitato l'attenzione dei mezzi di comunicazione (televisioni, Corriere della sera). Si sono mossi i gruppi dell'opposizione nel Consiglio regionale.
Perciò la Valutazione dell'Impatto Ambientale non potrà passare inosservata. Un'approvazione sottobanco, alla chetichella, da parte della Regione, solleverebbe un grosso vespaio nei "media" nazionali e nell'opinione pubblica. E avrebbe ripercussioni laceranti anche all'interno del Partito democratico.
Per superare lo scoglio della "VIA", il Ciumei ha bisogno di presentare un progetto condiviso almeno da una parte di quanti oggi sono scandalizzati per lo scempio del lungomare. Ecco perché il Ciumei vorrebbe che i rappresentanti del comitato cittadino entrassero nella commissione giudicatrice per il progetto esecutivo: perciò si è arrabbiato molto quando gli oppositori gli hanno risposto che non sono interessati a recitare la parte della foglia di fico.
E per lo stesso motivo Ciumei corteggia in ogni modo il consigliere regionale Gianni Anselmi, di origini marcianesi, sperando che il PD ammorbidisca la sua opposizione: un'ipotesi che equivarrebbe al suicidio del partito.
RIPENSARE IN TOTO IL PROGETTO
In realtà il Ciumei non lavora per cercare un accordo. Lavora per ottenere una resa incondizionata. In cambio è pronto a elargire qualche contentino insignificante e qualche pacca sulla spalla. Di sicuro, non è disposto a ripensare in toto il progetto, come suggerisce l'arch. Baracchi.
E invece è proprio questa la richiesta che deve essere avanzata: è necessaria una nuova variante al Piano regolatore, che accolga − nero su bianco − la proposta fondamentale dell'architetto Baracchi: non si deve parlare più né di «porto nuovo» né di «paese del futuro», ma di «adeguamento» funzionale del porto esistente.
«Adeguamento» significa che si razionalizza l'esistente, senza alterare la faccia del paese. Perciò i tremila metri quadri di cementificazione del mare si devono cancellare.
Cancellare. Semplicemente cancellare.
Gian Piero Berti