Leggendo l’intervento di Paolo Andreoli pubblicato da questo giornale, mi è venuto in mente il vecchio detto: “quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito”. Vediamo di ragionare. Da anni è stato presentato come motivo di ritardo e di crisi, l’incapacità e l’inadeguatezza della classe politica succedutasi al governo ad affrontare i problemi epocali in un mondo globalizzato e sempre più interdipendente. Bene, questo sino a quando a comandare erano altri. Con l’ingresso nella stanza dei bottoni di Renzi sembra che la nuova classe politica sia brava, competente, capace, onesta e che il problema stia nella Carta Costituzionale entrata in vigore il primo gennaio del ’48. A quanto pare è un convincimento talmente fondato che Paolo Andreoli, arriva ad affermare, tra le altre cose, che: “la rivoluzione sulla quale bisogna concentrarsi è la completa eliminazione del ping pong tra Camera e Senato”. Domanda: se il problema più grande è il ping pong tra le Camere, come mai talune leggi sono state approvate in pochissimo tempo senza impedimenti da parte delle Camere? Qualche esempio. Il lodo Alfano approvato in 20 giorni, la legge Fornero 16 giorni, le missioni all’estero 25 giorni; nei primi 900 giorni dal giuramento, l’esecutivo in carica ha fatto approvare dal Parlamento una legge ogni 8 giorni e per ben 56 volte questo è avvenuto col voto di fiducia, un record difficilmente battibile, con una chiara volontà di silenziare le difficoltà politiche dovute alla variopinta colorazione della maggioranza di governo. Quindi il ping pong è un falso problema. Peraltro, la riforma costituzionale proposta al giudizio dei cittadini con il referendum, mantiene ancora, per molte materie importanti, la doppia approvazione. Il bicameralismo non viene superato. Il problema, allora, sta scritto nella maggioranza attuale (una volta si diceva inciucio) complessivamente incapace ad affrontare la crisi economica che investe larga parte dei cittadini e delle attività economiche; composta da gente completamente diversa per appartenenza politica, per ideali, per tradizione personale; maggioranze tenute insieme dalla sola dalla insaziabile voglia di potere.
E’ una strana abitudine tutta italiana: dare la colpa della propria incapacità ad altri o, come nel nostro caso, alla Costituzione.
Non me ne vogliano, detto senza offesa, è da stolti indirizzare lo sguardo altrove per evitare di guardarsi allo specchio con il rischio di scoprire verità taciute per abitudine o convenienza.
Salvatore Insalaco