In questi ultimi giorni l’attenzione di molti Paesi è concentrata sull’esito del Referendum italiano, previsto per il prossimo 4 dicembre.
Risulta evidente a tutti che si tratta di un passaggio importante e forse decisivo per il destino della nostra Nazione, dove, da piu’ di trentanni, si discute proprio di temi usati spesso da molti politici per le rispettive battaglie elettorali: decurtazione del numero dei politici, abbassamento delle spese della politica, eliminazione degli enti inutili, rafforzamento del Governo e maggiore snellezza dell’iter legislativo.
Proprio perché da anni molte forze politiche si sono apertamente posizionate su questi temi, può risultare sostanzialmente “comprensibile” come un partito, tradizionalmente locale, come la Lega (85% dei voti raccolti al nord) veda di cattivo occhio una decurtazione degli stipendi per i Consiglieri regionali ed una totale soppressione delle Provincie.
Meravigliano invece le posizioni di Forza Italia e del M5S; il primo, ha firmato la riforma Costituzionale così come proposta per poi cambiare posizione per soli fini elettorali; i secondi, pur volendo rappresentare posizioni di sobrietà nella spesa pubblica hanno anteposto la caduta del governo Renzi alle inequivocabili razionalizzazioni che la riforma porta con se.
Quindi, se il 5 dicembre vincerà il No e il Premier volesse comunque continuare l’attività di governo, potrebbe accadere che i veri sconfitti sarebbero proprio i fautori di questa impostazione che virgoletto in quanto ascoltata recentemente in un bar: “la riforma sarebbe necessaria e va nel senso auspicato ma sono contro Renzi e voterò NO”.
Bene, io credo che il 4 dicembre si debba dire SI e poi, per chi lo volesse, nel 2017 oppure al massimo nel 2018 votare una coalizione alternativa a Renzi; questa ritengo essere un’impostazione intelligente e utile al nostro Paese.
La Riforma non tocca la prima parte della Costituzione (cioè l’essenza della sua bellezza) ma agisce sui meccanismi che, a detta di molti, sono da aggiornare; naturalmente è lecito pensare che avere 945 parlamentari (gli Stati Uniti ne hanno 538) sia piu’ giusto e comunque una spesa necessaria; i fautori del No, legittimamente, ritengono necessarie le Provincie, quindi indispensabili le migliaia di poltrone lautamente remunerate; sempre gli stessi pensano che il CNEL (40 milioni di euro di costo annuo) sia, con le sue 7 (!) attività di consulenza in settantanni un qualcosa da non sopprimere; i paladini del NO ritengono comunque estremamente utili i senatori a vita e assolutamente da confermare le sedi extraeuropee delle nostre regioni; ovvio e fuor di dubbio che i rimpalli legislativi tra Camera e Senato sono da mantenere perché è meglio far votare 5 o 6 volte i testi al fine di non legiferare malamente anche a rischio di perdere 15 mesi (media dell’iter legislativo in Italia – fonte: Senato della Repubblica).
Un promemoria infine per i lettori: analizzando le posizioni di alcuni “vecchi” della politica risulta chiaro perché, ad esempio, i senatori Matteoli (in Parlamento dal 1983) e Bossi (in Parlamento dal 1987) siano contrari all’eliminazione del Senato…..difendiamoci da questi “stipendifici” con un SI, in quanto nel breve periodo non ci sarà un’altra occasione.
Invito quindi a votare non ascoltando il proprio partito come “tifosi” ma seguendo ciò che vi suggerisce il buon senso e il raziocinio..….molto probabilmente non sbaglierete.
Michele Mazzarri