Dopo aver letto l’intervento del sindaco Ferrari sulla rinuncia al contenzioso relativo all’ex Unione, mi vedo costretto, mio malgrado, a replicargli pubblicamente. Non è mia abitudine intervenire sulle polemiche che coinvolgono il mio successore, ma quando il livello di stravolgimento della verità dei fatti è così elevato, non si può stare zitti.
In primo luogo è falso che il ricorso al Tar presentato dalla mia Giunta sul piano di successione dell’Unione fosse “di bandiera”, un pro-forma. Se avesse avuto queste caratteristiche, perché chi governa oggi la Biscotteria non lo mandava a sentenza? Sicuramente sarebbe stato respinto! Perché ritirarlo pochi giorni prima della decisione del Tar per sopravvenuta carenza d’interesse? Perché era venuto meno l’interesse a ricorrere? E come è stato possibile dichiarare ciò senza una delibera di Giunta Comunale che superasse quella nostra, che dava il via al contenzioso? Chi ha deciso di far saltare il nostro atto in un modo così anomalo, dando mandato all’avvocato di ritirare il ricorso? Tutto quello che è stato fatto non è rispettoso della legge e dei regolamenti del Comune di Portoferraio. Solo la Giunta attuale poteva cancellare un ricorso voluto dalla Giunta precedente. Il problema è che quel ricorso tutelava su questioni sostanziali il comune, evitando che venissero commessi danni al suo erario e nessuna Giunta poteva prendersi una simile responsabilità, tagliando, tra l’altro, le ali alla ricerca delle verità e delle responsabilità, senza adeguate motivazioni tecniche e giuridiche. Dunque: chi ha deciso di non far decidere il Giudice Amministrativo fiorentino? Possiamo saperlo? E con quali atti? Solo dopo aver fatto chiarezza su questi aspetti ritengo che gli attuali amministratori sarebbero legittimati a parlare di chi li ha preceduti.
Eppure lo si è fatto ugualmente, parlando anche di un ricorso vuoto e di facciata. Peccato che il ricorso fosse di sostanza e pesantissimo. Lo metta on-line il Comune, in modo che i cittadini lo possano leggere!
Il ricorso spiegava, in decine di pagine, perché i portoferraiesi non debbono pagare alcuni debiti della vecchia Unione-Comunità Montana. Alcuni, non tutti, perché il ricorso era molto circostanziato e non sparava nel mucchio. E’ impossibile qui replicare decine di pagine scritte di argomentazioni, ma alcune questioni è bene ricordarle. In particolare è bene ricordare i principali motivi di illegittimità del piano di successione.
In primo luogo quest’ultimo era farraginoso, di difficile comprensione, privo di riferimenti certi. Rispetto alle importanti somme finanziarie in esso rappresentate, pari a decine di milioni di euro, non si aveva, molto spesso, alcun riferimento o affermazione, da parte dei redattori, in ordine alla certezza, liquidità ed esigibilità dei crediti e debiti rappresentati. Ciò contraddice la natura stessa di un piano di successione, che, al contrario, deve garantire gli Enti che ereditano le partite finanziarie in ordine alla piena sussistenza delle stesse. Dalle verifiche effettuate risultava che le scritture contabili della disciolta Comunità Montana/Unione di Comuni non apparissero rispondenti in diversi punti alle risultanze del Piano stesso. Esse, in generale, risultavano confuse e non ordinate. Erano state mantenute per anni rilevanti masse di residui attivi di pressochè inesistente esigibilità, con ciò rappresentando una situazione finanziaria solo sulla carta in equilibrio.
Nella parte del piano di competenza dei Comuni si prevedeva che gli stessi dovessero restituire alcune somme ottenute dalla Comunità Montana per importanti opere pubbliche e non utilizzate dalla stessa. Essendo in presenza di contributi regionali e finanziamenti pubblici concessi per lavori e quindi di entrate ricevute dalla Comunità Montana e poi dall’Unione con precisa destinazione vincolata, appariva evidente che il piano dovesse dire dove fossero finite queste entrate vincolate, ma il piano non lo diceva. Qualcosa si evinceva dalla relazione del Commissario, che faceva capire che le entrate vincolate sarebbero state usate per pagare la parte corrente ed in particolare gli stipendi del personale. Ma quanto valevano gli stipendi del personale? Se ai 681.000 euro di contributi per opere pubbliche che mancavano all’appello, si sommavano altri 157.000,00 euro circa di restituzioni in capo alla Provincia e poi ancora il “buco di cassa” di 1.200.000,00 euro circa, i milioni e milioni di euro per fatture liquidate dall’area tecnica e non pagate per assenza di fondi e che allora dovevano essere liquidate dai Comuni, dalla Provincia o dal Consorzio di Bonifica, i conti non tornavano. La sensazione è che per anni ed anni fosse saltata una sana gestione finanziaria e che al momento della liquidazione non ci si raccapezzasse più. I comuni, però, non potevano pagare i prezzi degli errori altrui e su come siano stati usati i soldi dei cittadini andava fatta chiarezza fino all’ultimo centesimo!
Nella parte relativa alla gestione del settore idrico si dava correttamente atto che il Comune di Portoferraio era il solo a non avere alcuna pendenza debitoria o creditizia con l’Unione, avendo proceduto a definire tutti i rapporti già dall’anno 2009, ma riguardo ai “Rapporti in corso per recupero morosità settore idrico”, di cui alle pagg. 226-227 del piano, coinvolgendo la questione migliaia di crediti dell’Unione nei confronti degli utenti del settore idrico, per valori ipoteticamente molto elevati, si rilevava la totale assenza di precisazioni da parte del piano. Quante erano le posizioni creditizie ancora da riscuotere? Qual era il valore economico delle stesse? Quali atti interruttivi della prescrizione erano stati posti in essere? Dove erano rintracciabili? Niente si diceva di tutto questo, nonostante fosse un preciso obbligo del piano specificarlo. Appena sciolta l’Unione di Comuni, la mia Giunta ripartì le competenze finanziarie del piano, con ripetute delibere, in capo ai vari dirigenti del Comune, incaricandoli di riscuotere i crediti e pagare i debiti legittimi. Il dirigente tecnico, con comunicazioni verbali e scritte, ripetutamente segnalò l’inesistenza nel piano di successione di riferimenti certi in ordine ai crediti del settore idrico e l’assenza, presso l’Unione, di una banca dati attendibile ed aggiornata, il che, a suo avviso, rendeva impossibile operare.
In ordine al debito lasciato dall’Unione nei confronti del Tesoriere, Banca C. R. Firenze, pari a circa 2 milioni di euro, con il ricorso del nostro Comune si contestava integralmente il piano. Il debito infatti derivava da un complesso quadro gestionale, a cui hanno concorso tutte le deleghe ed in primo luogo quelle che nel piano di successione sono state trasferite alla Provincia di Livorno o al Consorzio di Bonifica. E allora perché mai l’enorme buco di cassa lo dovevano pagare solo i comuni? Secondo noi la principale causa del “buco” era imputabile principalmente alla mancata emissione delle bollette della bonifica, che poi mi risultano essere state emesse e riscosse dal Consorzio dell’Alta Maremma. E quindi: perché il salatissimo conto di cassa fu girato solo ai Comuni? Che follia era questa?
In ordine alla successione nei contratti di servizio relativi alle utenze telefoniche ed altre tipologia di spesa, anch’essa non poteva essere solo in capo ai Comuni! Appariva infatti evidente che le utenze seguono nella successione i beni e le attività a cui si riferiscono. Su tale base era del tutto errato trasferire ai Comuni, a mero titolo esemplificativo, la successione dell’utenza Enel del capannone forestale alle Antiche Saline o le utenze TELECOM relative alla bonifica o al personale forestale. Ancora una volta si produceva un potenziale danno erariale, ingiusto, in capo ai Comuni.
Molte altre erano le ragioni di impugnativa del piano e sono leggibili nel ricorso, ma mi fermo qui.
Perché si è voluto impedire al Comune di far valere le proprie ragioni su queste e molte altre importanti questioni, con ciò arrecando anche un danno a tutti quei comuni che non avevano impugnato il piano, ma i decreti da esso derivanti? Come si farà ora a subire questi pagamenti, che risultano ingiusti e non dovuti dai comuni?
E’ incredibile leggere quanto, con il suo intervento, sia stata –lo dico con grande dispiacere- stravolta la verità dal sindaco. Stravolta fino al punto di dire che noi non abbiamo pagato i debiti dell’ex Unione, quando è stata proprio la Giunta Peria a mettere nel bilancio e a cominciare a pagare tutti i debiti derivanti dai mutui, il che vuol dire oltre 170.000 euro all’anno fino al 2020 e persino al 2022! E quando è stata la mia Giunta a pagare le centinaia di migliaia di euro del contenzioso Geosystem-Maltauro, segnalando anche, per mano del segretario comunale, un evidente danno erariale alla Procura della Corte dei Conti! E quando è stata la mia Giunta ad accantonare somme a bilancio, che mi risultano ancora inutilizzate, fin dalla fine del 2011.
Perché, piuttosto, se il commissario De Castelli ha terminato la sua liquidazione a settembre 2014, da allora la Giunta Ferrari non ha messo un euro a bilancio di quei debiti che riteneva legittimi?
C’è poi un punto finale, assolutamente indigeribile, che andrebbe chiarito. Cancellando il ricorso resta solo il piano, anche nelle parti in cui è palesemente sbagliato ed ingiusto. Il che mi fa pensare che chi ha commesso gli errori non ne risponderà, mentre, come spesso accade in Italia, pagherà il solito, il povero Pantalone, cioè tutti noi.
Roberto Peria