«La Commissione Sanità ascolti i sindaci dell’Isola d’Elba già nella prossima seduta disponibile, quella del 15 novembre prossimo»: lo ha chiesto stamani, in apertura della sessione dei lavori della Commissione IV, il suo Vicepresidente Stefano Mugnai (Pdl). Da sempre Mugnai vigila con attenzione e preoccupazione sul depauperamento nemmeno troppo strisciante cui la sanità elbana è soggetta un colpo dopo l’altro.
«E’ ben presente nella memoria di tutti noi – afferma Mugnai – la manifestazione dei cittadini elbani in occasione della visita all’Elba della Commissione sanità del Consiglio regionale, così come sono ben presenti le promesse fatte dall’allora assessore alla sanità. Ebbene, le dimissioni di ieri del sindaco Pd di Portoferraio in segno di protesta contro la Regione dimostrano di quanto si sia alzato il livello di malessere in quel territorio. Colpa della serie di promesse che la Regione negli anni e nei mesi non ha mai mantenuto, tradendo la fiducia che il territorio le aveva accordato. Ma l’Elba non è l’unico caso, perché la giunta regionale ha via via utilizzato la medesima condotta della politica dei proclami mai seguita dai fatti su tutti i territori della Toscana. E i numerosi focolai di disagio e malcontento sono tutti destinati a esplodere, soprattutto in vista dei nuovi tagli che, anziché fornire risposte, creeranno gioco forza nuovi bisogni».
Certo che all’Elba la catena degli impegni rimasti inevasi è lunga parecchio: scomparsi i fondi per l’insularità, organico degli anestesisti mai rimpolpato e niente attivazione della guardia anestesiologica per 24 ore, radiologia ridotta all’osso, tagli non concordati alla guardia medica e al numero di prelievi a domicilio, potenziamenti mai realizzati su punto nascita, prestazioni ambulatoriali e riabilitative. Altrove però non è meglio: «Riforma del 118? Annunciata a più riprese e mai realizzata, salvo riparlarne ora sulla spinta della spending review e solo per tagliare servizio. Mantenimento dei servizi nei territori disagiati? L’Elba dimostra quanto poco seguito sia stato dato a quell’impegno, ma anche in montagna non va meglio e nulla si sa sul futuro dei piccoli ospedali e dei loro pronto soccorso. La stabilizzazione dei medici dell’emergenza-urgenza? Anche qui, dopo le promesse di qualche mese fa, si è tornati indietro relegando fior di professionisti a un futuro di precarietà a oltranza. E i pagamenti per i fornitori del sistema sanitario? All’annuncio di un fantasmagorico protocollo per saldare i corrispettivi in tempi congrui non è seguito nulla di pratico, e intanto i debiti lievitano lasciando le aziende in ginocchio. Vogliamo poi parlare delle liste di attesa e di cosa accadrà con il taglio o le riduzioni delle convenzioni con le strutture private? Qui il sistema implode. La gente è stufa e ha bisogno di risposte».
Monica Nocciolini