Dunque a Campo nell’Elba è cominciata la campagna elettorale, e conviene iniziare a vedere quali sono gli schieramenti politici.
Già prima di Natale un articolo su QuiNewElba a firma Luca Lunedì aveva cercato di far luce sulla situazione; e considerando il campo dei presumibili oppositori al Movimento “Punto e a capo” dell’ex sindaco Lambardi, definiva la situazione assai fluida: “ci sono grossomodo tre gruppi, o correnti, che pescano in quel bacino di voti storicamente maggioritario a Campo nell'Elba. Da una parte si segnalano gli afferenti alla lista che aveva candidato l'ex sindaco Vanno Segnini alla scorsa tornata elettorale. Difficile ipotizzare che sia lo stesso Segnini a riproporsi come frontman per la prossima campagna elettorale, replicando lo scontro di due anni e mezzo fa. <…>. L'esperienza amministrativa dell'ex sindaco è tuttavia tenuta molto in considerazione al punto che non sarebbe una sorpresa vederlo all'interno di almeno una delle liste che si presenteranno ai nastri di partenza. Altro nome che circola assiduamente è quello di Marco Landi: commerciante con una lunga esperienza amministrativa fra Provincia, Unione dei Comuni e Comunità Montana, è dato come esponente “leghista” del panorama della destra elbana. L'interessato al momento nega ma la sua candidatura è stata al centro di diversi incontri che si sono tenuti nel mese di settembre. La terza componente è quella di “Rinascita campese”, la lista che aveva espresso quattro consiglieri (e due assessori) nell'amministrazione Lambardi. L'associazione prese le distanze dai “dissidenti” ma le dimissioni e il commissariamento hanno riavvicinato le posizioni. Le tre anime sono alla ricerca di un candidato unitario e nei prossimi mesi sfoglieranno la margherita dei papabili e per l'identikit si guarda anche al genere puntando a proporre il primo sindaco donna di Campo nell'Elba”.
La nota non specifica le differenze politico-ideologiche fra le diverse “correnti”, genericamente ascrivendole alla Destra anche se talune storie personali dei nomi evocati appaiono tutt’altro che omogenee, e forse amerebbero più definirsi di Centro.
Poi, nei giorni scorsi il Movimento “Punto e a capo” ha diffuso un ‘manifesto’ programmatico per candidarsi ancora una volta alla guida dell’Amministrazione, e subito sono iniziate le ostilità sui “social” e sulla stampa locale. Ce ne informa ancora il 28 gennaio Luca Lunedì: “A sferrare il colpo sono gli ex alleati di “Rinascita campese” che, insieme a “Punto e a capo”, contribuirono a portare Lorenzo Lambardi alla guida del Comune, esprimendo quattro consiglieri (Roselba Danesi, Emanuele Mazzei, Eleonora Scotto di Santolo e Sergio Spinetti) e il vice sindaco Giancarlo Galli. Un'unione che entrò in crisi quando i consiglieri lasciarono l'associazione per contrasti interni continuando a sostenere la giunta Lambardi e che divenne definitiva quando lo stesso sindaco sostituì Galli con De Rosas nel ruolo di vice”.
Per chi non fosse Campese, o non si occupasse appassionatamente di politica locale, resterebbe un po’ difficile capire chi è che parla e di chi sta parlando. “Rinascita campese” non è altrimenti caratterizzata, se non attraverso cinque nomi (i quattro eletti in Consiglio comunale, che però l’avrebbero presto abbandonata per motivazioni ideali o pratiche non chiarite; e l’ex vicesindaco, peraltro “dimesso” su richiesta dei quattro consiglieri della sua lista, Giancarlo Galli, forse notissimo a livello locale, ma non identificabile per appartenenza o riferimenti politici se uno sta appena un po’ più in là). In queste condizioni è difficilissimo star dietro ai ragionamenti che seguono su chi ha tradito chi, anche se sembrerebbe quasi certo che i consiglieri eletti con Rinascita Campese abbiano tradito la loro Associazione, e forse anche la Giunta ponendo le premesse per lo scioglimento del Consiglio. Né il giudizio migliora con la considerazione che “persone inesperte e di scarso acume politico, siano state facilmente manovrate”. E’ comunque assente ogni vago riferimento politico, ideale, pubblico. Tutte le osservazioni hanno carattere personale, e soprattutto riguardano seggi e assessorati senza alcun accenno a programmi proposti o criticati, realizzati o disattesi. Un’unica eccezione, anch’essa di carattere personale, si trova nella conclusione: “Riteniamo inoltre che chi ha fatto parte di quella disastrosa esperienza non sia qualificato a rappresentare, e sicuramente non rappresenta, la maggioranza dei campesi”. Inoltre a che cosa?
Qualche lume si può trovare nella ricostruzione degli eventi tracciata da Luigi Palombi, coordinatore isolano di Forza Italia, che commenta (vedi “Elbareport”, 27 gennaio) il comunicato del Movimento “Punto e a capo”, già vincitore con “Rinascita campese” delle ultime elezioni. “E’ bene ricordare un po’ di storia recente: il PD campese, rappresentato dai due suoi massimi esponenti locali, Lorenzo Lambardi e Simone De Rosas, fidi scudieri del potente segretario di Federazione PD Val di Cornia-Elba, Valerio Fabiani, consapevole del fatto che il solo centro sinistra non aveva certamente i numeri per vincere le precedenti elezioni, si allea con un gruppo di cittadini di centro destra locale, alcuni dei quali di idee politiche diametralmente opposte. <…> La manovra riesce ed il Lambardi diventa sindaco. Dopo qualche tempo, progressivamente, in maniera chirurgica, il sindaco epura tutti coloro che non rappresentano il cerchio magico piddino. Clamoroso l’elegante allontanamento con tanto di coraggiosissimo sms al vicesindaco Giancarlo Galli, espressione della lista alleata “Rinascita campese”, sostituito dal piddinissimo De Rosas”.
La narrazione di Palombi è certo più ricca di informazioni politiche, anche se ovviamente il narratore racconta la “sua” storia, diversa persino da quella degli accusatori di “Rinascita campese”, che almeno non nascondono le loro contraddizioni interne; e allude a una presa di consapevolezza dei componenti di Destra del gruppo di maggioranza tardivamente accortisi di “essere la stampella del PD”, che “semplicemente, in coerenza con le proprie idee, fanno un passo indietro”. Dopo la storia, l’atto d’accusa: “Stessa manovra politica che, a quanto pare, “Punto e a capo” sta riproponendo nuovamente, con un comunicato che ricalca perfettamente quello di presentazione alle precedenti elezioni <…>. Un comunicato che è un mantra di luoghi comuni (interessante il solito richiamo alla trasparenza in un’amministrazione che era tutto meno che trasparente) con la solita ciliegina sulla torta, nel passaggio i cui si afferma che il gruppo non ha bisogno di bandiere, aprendo a tutti coloro che rappresentano personalità, le provenienze e le culture diverse, ben sapendo che quelle bandiere <…> saranno nuovamente pronte a garrire ruffianamente sotto il palco dei comizi dei potenti della Val di Cornia e di Firenze. Abbiano il coraggio e della propria storia e delle proprie idee, quelli di Punto e a Capo. Non cerchino alleanze impossibili”. Palombi conclude con la saggezza antica: “Perché errare è umano, perseverare è diabolico”. Ma anche Palombi non ritiene necessario scendere in particolari, e non muove critiche o accuse particolari sulle scelte amministrative della decaduta Giunta, restando sul piano della dinamica degli schieramenti contrapposti.
Il comunicato del “Movimento Punto e A Capo”, del resto, non è certo un testo travolgente, né si presenta come ricco di riferimenti programmatici: si propone più come un richiamo al cuore dei cittadini che non alla loro consapevolezza politica e civica. Ricorrono termini come “amarezza”, “delusione”, “amicizia”, “amore”: “dopo l’amarezza e la delusione delle prime settimane, abbiamo deciso di riprendere il lavoro di questo che era nato come comitato civico e che in breve tempo si era trasformato in un gruppo di amici accomunati dalla voglia di cambiamento e dall’amore per idee e progetti che tendessero solo al futuro della nostra Comunità”. Ma l’amicizia non è necessaria in politica, e talvolta può essere pericolosa. E i progetti non possono che tendere al futuro. Le idee, poi, si potevano anche richiamare per rinfrescare la memoria dei cittadini elettori.
Per il resto, qualche amenità (“non uno ma due commissari prefettizi”: il Commissario è uno, due sono le persone che hanno ricoperto l’incarico in successione), qualche banalità (“sono le persone a fare la differenza, nel bene e nel male”), qualche imprecisione (“è bastata una firma davanti a un notaio di quattro persone per sciogliere il patto di cambiamento”: no. Non bastavano quattro persone. Le firme erano di più, come è noto. Se si voleva dire che quattro firme erano dell’ala destra del gruppo di maggioranza bastava dirlo, e sarebbe stato più chiaro), qualche cedimento gergale (“tutta la squadra”: si potrebbe anche smettere con questi termini berlusconiani, con queste metafore sportive, che hanno solo lo scopo di mascherare la competizione delle individualità, peraltro ampiamente sperimentata nella “squadra” precedente).
Infine, ma non ultimo, il richiamo alla natura puramente civica del Movimento: “Siamo più convinti che mai che Campo non abbia bisogno di bandiere, al di là delle tante chiacchere fatte in paese, ma di teste pensanti e di idee per lo sviluppo”. Di teste pensanti non si può fare a meno, ma forse anche le bandiere servono per evitare pericolose confusioni. Lo ricorda anche Palombi, al di là dello spunto polemico. Sembra quasi ci sia paura della propria identità, voglia di mimetizzarsi. Se c’è un posto al mondo che, dopo una storia quasi cinquantennale senza bandiere (perché fondata sulla compartecipazione di comitati di interessi), ha oggi bisogno di identità chiare che manifestino la loro natura e i loro propositi, quel paese è Campo. Da quando le teste pensanti hanno paura delle bandiere?
Ma forse tutto questo è rimandato al rinnovato programma, che pure si richiamerà a quello delle elezioni precedenti. C’è da augurarsi che allora appaiano chiare le motivazioni “politiche” dei punti programmatici proposti, perché sulla necessità del lavoro, della destagionalizzazione, della definizione degli strumenti urbanistici e dello sviluppo sono sempre d’accordo tutti: quello che conta è ciò che sostanzia politicamente i programmi, e stabilisce le precedenze, i modi e gli strumenti scelti.
Seguiremo con attenzione gli sviluppi della situazione e ne commenteremo i passaggi senza pregiudizi ma con puntuale attenzione.
Il Caracuto