Da qualche tempo, e con soddisfazione, vedo le pagine FB di Aithale e di Archeologia e storia nella rada di Portoferraio inondate dalle immagini, sorridenti, di Presidi, Docenti e Studenti delle scuole elbane e di Amministratori, in visita alla Villa romana delle Grotte per aprirla, oltre che alle visite dei cittadini e dei turisti, anche al dispositivo Alternanza Studio-Lavoro, che prevede che i ragazzi possano svolgere stage formativi extra-scolastici. Di questo dobbiamo ringraziare, soprattutto, Cecilia Pacini e Laura Pagliantini, Direttrice del sito archeologico.
In questo modo, gradualmente, la rada di Portoferraio sta recuperando un’immagine e una percezione di sé sempre più positive. La Rada è, non può essere diversamente, l’organo centrale della vita dell’Isola d’Elba. La sua portualità e il suo ruolo mercantile soddisfano, nella piena estate, le esigenze di centocinquanta-duecentomila persone. Tutto questo ha un costo, in termini di degrado, affollamento, traffico, confusione.
La Rada è stata per molti decenni anche l’immagine dell’effetto di una industrializzazione, e di una conseguente deindustrializzazione, entrambe forzate. L’industrializzazione è sempre così. Rapida, impattante, stravolgente nel suo manifestarsi e caotica, degradante e depressiva nel suo declinare, essa recide di colpo i nessi con i paesaggi passati e crea una barriera visiva potente fra presente e passato, tale da impedire un corretto uso del passato per progettare un futuro plausibile. Rimuovendo questa barriera, cominciamo a ritrovare i trascorsi tremilacinquecento e più anni di storia della rada, dal racconto dei miti greci ai villaggi di genti venute dalla Corsica ai prospectors fenici e greci che cercavano i metalli agli Etruschi ai Romani con le loro piantagioni vitivinicole. E ritroviamo tante nuove immagini e tanti nuovi racconti. Questa realtà colorata, non solo dal verde e dal blu della geografia ma anche dalle mille sfumature della storia, adesso può essere restituita alla comunità che di tutto questa sarà erede consapevole. Questa comunità sarà, essa stessa, soggetto attivo nella scrittura di un nuovo progetto di futuro e nella sua realizzazione.
Ma prima che questo avvenga bisogna che gruppi di pionieri, prima degli altri, aprano la strada e recuperino alla pubblica fruizione zone inizialmente piccole e poi, via via, sempre più estese. Questi pionieri possono essere proprio i ragazzi delle scuole, accompagnati e guidati, oltre che dai loro bravi Professori, anche da archeologi, geologi, naturalisti, storici.
Nel 2015, quando Carlo Vittorio Anselmi, valente Prof. di Fisica del Liceo Foresi, propose di sperimentare Alternanza Studio-Lavoro sul nostro scavo archeologico di San Giovanni, decidemmo di raccogliere la sfida. Fu un inizio, velleitario e inesperto quanto si vuole, ma comunque un inizio e abbiamo cercato di continuare migliorando.
La presenza, adesso, di tanti ragazzi nel sito della Villa Romana delle Grotte è un segnale molto importante.
Si tratta di una iniziativa che la comunità, essa per prima, deve seguire con interesse, partecipazione, condivisione, passione.
Franco Cambi