Sergio Bicecci torna spesso a parlare di degrado del centro storico e ne elenca le ragioni; non tutte, ma in parte condivisibili.
Quanto al trasferimento del mercato settimanale, che ancora oggi si continua a chiamare “mercatino”, ricordo che, già quando fu deciso di spostarlo, “mercatino” non era più. Non solo perché era cresciuto il numero degli ambulanti, ma erano aumentate anche le loro esigenze di spazio. Ed allora fu deciso lo spostamento, fortemente voluto dalla Associazione degli ambulanti. Ad anni di distanza non credo si possa dire che la scelta fatta dalla Amministrazione comunale di allora sia stata sbagliata. Piuttosto sarebbe auspicabile che le Associazioni dei commercianti e quella degli ambulanti individuassero e promuovessero altre forme di mercato, da allestire, come un tempo, in Piazza della Repubblica, quindi di dimensioni più modeste, magari anche caratterizzate dall’offerta di prodotti particolari.
Quanto agli Uffici pubblici va detto che l’Ufficio del lavoro, contrariamente al passato, da qualche anno ha la propria sede in Via V.Hugo, all’interno del vecchio ospedale. Ed in centro continuiamo ad avere il Comune, la Capitaneria di Porto e il Tribunale. Non è vero dunque che tutti gli Uffici sono stati trasferiti. Peraltro l’Inail, l’Inps ed Equitalia hanno sempre avuto la sede “fuori porta”. Ma poi, mi chiedo, un centro storico ha davvero bisogno per vivere di ospitare tutti gli Uffici pubblici?
Piuttosto ritengo, d’accordo con Bicecci, che sarebbe quanto mai necessario uno straordinario sforzo collettivo di progettazione e di programmazione di iniziative che abbraccino tutto l’anno e in special modo il periodo più morto. Che veda impegnati in primo piano, non solo l’Amministrazione comunale, ma gli stessi operatori economici con le loro Associazioni, con appositi Comitati di quartiere o contribuendo a dare anima e corpo ad una Pro Loco che non mi sembra goda, al momento, di buona salute e che invece dovrebbe essere, come lo è in tanti Comuni d’Italia, prezioso strumento di promozione turistica e culturale.
Quanto alla Amministrazione comunale le politiche da promuovere possono essere diverse. Penso ad una migliore gestione del patrimonio storico che per fortuna abbiamo e che, se ben curato e adeguatamente pubblicizzato, specie nella stagione turistica, può costituire un forte elemento di attrazione; alla elaborazione di un piano del colore e dell’arredo urbano, in modo da dare, come dice Bicecci, “una veste più nuova” alla città. Durante il mio ultimo mandato di Sindaco (nella seconda metà degli anni ’90) fu stipulata, a tale scopo, una convenzione con la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze per un rapporto di consulenza e di collaborazione. Ma quella convenzione, negli anni successivi, è stata accantonata. Non ho mai capito il perché.
Penso anch’io, come Bicecci, ad una regolamentazione del fisco comunale che preveda forti agevolazioni nella applicazione delle tasse sulle insegne, sull’occupazione del suolo pubblico e sui rifiuti, per quei titolari di esercizi commerciali che non stanno aperti solo quando in giro ci sono i turisti e non utilizzano, per il resto dell’anno, gli spazi concessi su suolo pubblico come veri e propri magazzini, così contribuendo ad una poco decorosa immagine della città.
Valuto inoltre indispensabile che l’Amministrazione comunale adotti una politica per la prima casa che possa produrre, con il tempo, un incremento demografico nel centro storico. Come? Stimolando, ad esempio, l’acquisto e la ristrutturazione di alloggi da parte di nuclei familiari residenti con la concessione di contributi e la drastica riduzione dei costi delle urbanizzazioni; approvando, una sorta di PEEP, di piano per l’edilizia economica e popolare, “diffuso”, che preveda il recupero, con risorse pubbliche e private, di immobili da anni sfitti o in stato di deplorevole abbandono, come l’ex Hotel Touring in Via Roma. Ed infine rinunciando alla scelta di procedere alla vendita di quasi tutto il patrimonio immobiliare ubicato proprio nel centro, che in parte è già destinato ad edilizia residenziale e in parte potrebbe esserlo (come l’ex Ospedale o il Palazzo ex Poste). Con la vendita il rischio che si corre è di vedere altri nuovi appartamenti occupati per brevi periodi durante l’estate e, per tutto il resto dell’anno, tante……. altre persiane chiuse.
Un buon numero di fondi commerciali, è vero, sono da tempo vuoti. In alcuni sono state avviate, più volte, attività che hanno avuto vita breve. Le cause, è ovvio, possono essere le più varie, ma tra queste credo che incida non poco la richiesta di canoni di locazione troppo onerosi. Per ridare vita al centro storico, oltre a quel grande sforzo collettivo di cui ho detto, forse potrebbe essere opportuna anche una responsabile consapevolezza, da parte dei proprietari di quei fondi, che nei momenti di crisi, di difficoltà economica, sarebbe più giusto, più sensato (e credo per loro anche più conveniente) non insistere in pesanti richieste di canoni. Forse alcune attività già esistenti non sarebbero costrette a chiudere ed altre avrebbero la possibilità di essere avviate.
Giovanni Fratini