Migranti: l'Elba non abbandoni le sue radici di accoglienza. Gli elbani siano migliori di chi li amministra. Abbiamo atteso con angoscia le parole dei Sindaci elbani sull'accoglienza ai migranti dopo la riunione convocata dalla Prefettura. Le abbiamo attese con speranza perché come Partito Democratico siamo convinti che le Istituzioni, se vogliono recuperare il loro valore fondamentale dentro la società, devono prima di tutto dare il buon esempio.
Un esempio positivo soprattutto ai quei giovani che, ormai in ogni ambito della loro vita, dalla scuola al lavoro, vivono realtà multietniche e multiculturali, dimostrazioni concrete di integrazione come arricchimento. Purtroppo siamo rimasti ancora una volta delusi dalla tendenza dei Sindaci, ormai patologica, di abbandonarsi alla paura dell'accoglienza e di trasmettere questa narrazione ai cittadini che amministrano. Stupiti dalla loro incapacità di aprirsi con generosità e di leggere il mondo che abbiamo di fronte e che vede nell'emergenza migranti la battaglia più importante da vincere.
Tra le migrazioni "buone" che conducono all'integrazione e il terreno di coltura dei terrorismi e della violenza c'è la nostra capacità di costruire ponti e non muri. C'è la nostra lungimiranza nel vedere in coloro che arrivano, scappando da morte certa, dei nuovi cittadini europei e del mondo, e provare renderli cittadini consapevoli e coinvolti nel nostro tessuto sociale. Certo, in numero adeguato alle possibilità di una piccola isola come la nostra. Sono troppi centodieci? Mancano le strutture per accoglierli tutti? Forse sì. Si facciano proposte alternative, si riduca il numero ma non si dia l'impressione di un'isola isolata e xenofoba. Più vicina all'America di Trump che alla storia di accoglienza e di crocevia di popoli dell'Isola d'Elba.
La Toscana e l'Italia ci guardano e ricordiamo bene lo sgomento seguito alle notizie che arrivavano da due piccoli Comuni del ferrarese, Goro e Gorino, dove undici mamme e otto bambini furono respinti come condannati senza neanche la possibilità di dimostrare la volontà di appartenere a una nuova comunità, di adoperarsi per essa, di essere elemento positivo, valore aggiunto. In questo senso vanno anche i molti progetti di volontariato/lavoro che alcuni Comuni, anche vicini a noi, stanno attivando. I ragazzi e le ragazze che arrivano si occupano del verde pubblico, della pulizia degli arenili, del decoro degli istituti scolastici. Aggiungono manodopera e buona volontà alle grandi difficoltà dei Comuni nel reperirne e le condizioni in cui versa l'isola, in particolare nei mesi invernali, dovrebbero suggerire se non altro, apertura. Le immagini che vengono da Follonica e la drammatica solidarietà della Lega Nord, sono lì a dimostrarci quanto sia fragile e delicato l'equilibrio tra "noi" e "loro". Tra integrazione e odio. Tra la generosità di chi accoglie e chi pensa che quel tipo di reazione sia in qualche modo giustificata o giustificabile. E qui sta il ruolo delle Istituzioni che dovrebbero favorire la discussione è il dibattito, soprattutto su temi così delicati. Non chiusura. Pianosa e addirittura Montecristo? Provocazioni senza il minimo senso. Nessuna delle due isole ha le strutture minime per reggere il carico umano che si andrebbe a produrre. E poi, sinceramente, le isole lager sono fortunatamente superate dalla storia. Infine un ringraziamento non retorico, e senza nessuna intenzione di coinvolgerle nel dibattito politico, alle associazioni di volontariato che si sono dimostrate disponibili a collaborare con gli enti per fare la propria parte nell'accoglienza. Una breccia è stata aperta. Ora spetta ai cittadini dimostrarsi coraggiosi e generosi. Migliori di chi li amministra.
PD ELBA