La fusione dei piccoli comuni è una necessità e pertanto non può essere una discussione tra pro o contro qualcuno, sia questo un sindaco a noi avverso o sia un partito a lui contrario.
Il dibattito deve correre, serenamente e pacatamente, su un confronto d’idee scevre da rancori personali o, peggio ancora, su mire di rivincita, poltrone da mantenere o riconquistare. Meno che mai le delibere del consiglio regionale e i limiti della normativa nazionale devono essere utilizzati per scopi partitici. Questo non fa l’interesse né dei cittadini né delle generazioni future.
È bene perciò concentrarsi sull’aspetto che dovrà avere il nuovo comune. In particolare i due consigli comunali dovrebbero votare delibere d’indirizzo identiche affinché, nello statuto del nuovo comune siano istituiti i municipi. Questi dovrebbero avere lo scopo di mantenere nei paesi le identità culturali e storiche, il nome, gonfalone e stemma del vecchio comune, nonché dovrebbero essere dotati di organi elettivi e di servizi di base. In un municipio, fra l’altro, dovrebbe risiedere la giunta comunale e nell’altro il consiglio comunale. Questo è un contributo al dibattito che deve essere sgombro di nuvole, in caso contrario il rischio è portare sugli scogli qualsiasi proposta di fusione.
Lorenzo Marchetti