L’incontro alla Leopolda di Pisa ha avviato una fase nuova nel Pd pisano e anche toscano a conferma del nuovo preoccupante contesto nazionale. L’uscita di Paolo Fontanelli ed altri importanti esponenti del partito segna un passaggio che condivido e ho sostenuto in varie occasioni anche durante la fase referendaria. Qui intendo motivare le ragioni per cui intendo rinviare la mia decisione definitiva alla conclusione della stagione congressuale. Da molto tempo –da prima assai di Renzi- nel partito, sul piano locale, regionale e nazionale mi sono occupato soprattutto di problemi istituzionali e di gestione dell’ambiente. E già con Bersani fui molto critico con la sua gestione che conobbe anche fasi di vera e propria crisi con uscita dal partito di esponenti ambientalisti. D’altronde ancor prima con il ministro ombra all’ambiente Ermete Realacci di ombre ne registrammo non poche. In Toscana avviai con Claudio Martini prima e continuai con Enrico Rossi e l’assessora Bramerini una collaborazione che mi permise di mettere a punto alcuni interventi a cui dedicai anche la istituzione del Gruppo di San Rossore ancora impegnato sui temi della tutela ambientale e del governo regionale e nazionale che pur salvatosi dal Nuovo Titolo V è ancora alle prese con non poche criticità derivanti da una direzione regionale del Pd che fa rimpiangere altre stagioni a cui Rossi ha dedicato a suo tempo anche un interessante libro sulla gestione di Bartolini.
Sul piano nazionale la prima significativa novità politica e di governo sull’ambiente del Pd la registrammo con la nomina del ministro Andrea Orlando. Ebbi modo incontrarlo due volte a Roma come Gruppo di San Rossore dove concordammo alcuno importanti impegni a partire da un Osservatorio sul mare presso il nostro parco che il ministero avrebbe finanziato d’intesa con la regione. Ne parlammo anche quando Orlando inaugurò il Porto a Marina. Sul più bello al ministero dell’ambiente finì Galletti e tutte le luci –non solo toscane- si spensero. Da allora le cose sono cambiate decisamente in peggio anche nel partito; basta vedere cosa è successo prima al Senato e ora è in corso alla Camera sulla legge nazionale sui parchi. Vicenda tanto vecchia che ebbi modo di scrivere sull’argomento una lettera molto critica già a Bersani. Cosa è successo dopo l’abbiamo visto con il referendum. Ora che in partita è sceso anche Orlando ritengo che valga la pena di lavorare perché anche le politiche ambientali e di governo escano dalla morsa di chi ha sostenuto le trivelle e molti altri pasticci dalla abrogazione delle province alla messa in castigo delle regioni.
Qui non c’è da sgombrare il campo dall’odio ma dalla spocchia di chi crede che tutti gli altri siano gufi e per di più bischeri.
Ci vuole un partito rinnovato per una politica nuova e non certo solo per l’ambiente. Vediamo quindi come va a finire e cioè se il Pd potrà riprendersi altrimenti non resterà che mollare.
Renzo Moschini