Solo un incosciente può definire “teatrino” le dimissioni di un Sindaco e la scelta di presidiare giorno e notte la sede ospedaliera per rivendicare il diritto alla salute di un'intera isola. E tale è stato giudicato dalla grandissima maggioranza di coloro, senza alcuna distinzione politica, che ieri hanno assistito al delirante show del sindaco di Capoliveri. Ogni ulteriore tentativo di giustificare un comportamento ingiustificabile, adducendo ad altri responsabilità proprie e tentando di trarre vantaggio politico da una manifestazione unitaria, non fa che accentuare la goffaggine di un personaggio ormai screditato e perfino ridicolo.
Oggi l'Elba e i suoi sindaci stanno conducendo una battaglia difficile e dagli esiti ancora incerti. C'è bisogno, più che mai, di unità e coesione. Lo chiedono a gran voce tutti gli elbani e la grande manifestazione di ieri ne è stata una significativa testimonianza. Il tempo delle polemiche sulle responsabilità politiche e personali, se dovrà esserci, verrà dopo. Ora è il momento di battersi tutti insieme per salvare l'ospedale, avere una scuola più formativa, garantire trasporti più efficienti, impedire lo smantellamento del tribunale.
Dove fossimo io e Peria nel recente passato non credo che interessi più di tanto, ma certamente non eravamo dove era lui, commissario del parco a colpi di decreto e fido scudiero di un ministro che con il suo governo ha fatto più danni della grandine. E comunque eravamo sempre dalla parte dei più deboli e a difendere gli interessi della collettività, mai quelli personali o di bottega.
L'avvilente e indecoroso episodio, di cui si è reso protagonista Barbetti, mi ha ricordato, per similitudine, la scena III dell'atto V del Macbeth, laddove recita di “un povero istrione che si dimena, e va pavoneggiandosi sulla scena del mondo, un'ora sola: e poi, non s'ode più”.
Shakespeare è vissuto in un'altra epoca, ma è indubbio che sapeva vedere lontano.
Danilo Alessi, sindaco di Rio nell’Elba