Basta anche una lettura frettolosa della stampa e un po’ di WEB per capire che per l’ambiente le cose non potrebbero andar peggio.
Da tempo stanno tenendo banco i parchi e la legge che da alcuni anni si sta trascinando tra Senato e Camera e che non riesce a tagliare il traguardo. In particolare è andata via via crescendo l’opposizione dell’associazionismo ambientalista e il silenzio delle regioni e degli enti locali mentre il ministero lascia fare ai parlamentari che tra un emendamento e l’altro stanno ingarbugliando come peggio non potrebbero la situazione.
Ma ai parchi si sono aggiunti altri ambiti non meno a rischio. Innanzitutto le regioni terremotate che hanno fatto emergere situazioni quanto mai esposte anche in aree protette o meglio soggette a tutela dove però la tutela è mancata. Pochi di quei parchi si erano dotati di piano ma meglio non avevano e hanno fatto i bacini idrografici di cui le sole notizie che pervengono sono quelle del ripetersi di alluvioni e allagamenti. In compenso anche in quei territori spesso si è continuato a costruire abusivamente. Ora la rivolta degli ecologisti riguarda il decreto (13 febbraio n. 31) che semplifica i procedimenti autorizzativi che –come ha scritto Repubblica ‘Asfalta il paesaggio’.
Insomma per i costruttori strada spianata sulla fiducia, come ha detto Andrea Carandini del FAI.
A maggio insomma cambia la valutazione di impatto ambientale in aiuto alle lobby del cemento come denunciano Italia Nostra e FAI.
Anche qui colpisce il silenzio, la distrazione della politica tanto pronta a denunciare l’inadeguatezza o mancanza di norme quanto orba sulla loro violazione e stravolgimento.
D’altronde non può essere sfuggito neppure a chi ha seguito le primarie del Pd quanto questi problemi siano stati assenti da un dibattito che- mi chiedo- come possa continuare a far finta di niente.
Renzo Moschini