Pur premettendo l'incondizionata stima verso tutti coloro che hanno condotto la battaglia per una Sanità giusta sull'isola, Sindaci in primis, qualche dubbio mi sorge per come questa vertenza si è conclusa.
Le promesse dell'Assessore Marroni sottoscritte dal fantomatico protocollo d'intesa sembrano essere già sconfessate dalle nuove regole introdotte dal Governo attuale e mi sembra difficile pensare che lo stesso Assessore non le conosca.
In effetti il destino della Sanità elbana sembra essere già scritto dal Governo Monti (Ministro della Salute e Ministro dell'Economia) nel Regolamento previsto dalla recente legge 135/2012 articolo 15 comma 13 lettera c (il cosiddetto decreto “spending review”):
Tale regolamento definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi che devono possedere le strutture ospedaliere, anche per essere accreditate nel SSN e ridimensiona fortemente il sistema ospedaliero italiano.
Ad esempio prevede che i territori con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti (il minimo richiesto per avere un ospedale?!) siano provvisti solo di presidi ospedalieri di base con presenza di un numero limitato di specialità.
Tale normativa regolamenta anche i presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate (e qui si introduce il concetto di insularità e riguarda anche la nostra isola).
Riporto testualmente il punto 9.2.2 della norma governativa che regola tale aspetto:
"9.2.2. Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate
Sono presidi ospedalieri di base che le Regioni e provincie Autonome di Trento e Bolzano possono prevedere per zone particolarmente disagiate in quanto definibili , sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile , distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso) superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. Per centri hub e spoke si intendono anche quelli di regioni confinanti sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi entro il 30 giugno 2013.
Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare.
Nella definizione di tali aree deve essere tenuto conto della presenza o meno di elisoccorso e di elisuperfici dedicate.
In questi presidi ospedalieri occorre garantire una attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto attività di medicina interna, di chirurgia generale ridotta. Sono strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per ii mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna, devono essere integrati nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotati indicativamente di:
- un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
-una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
-un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica cosi come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce ii servizio e l’aggiornamento relativo.
E’ organizzata in particolare la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino, indagini laboratoristiche in pronto soccorso. E’ predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall’Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro Spoke o Hub.
E’ prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall’ospedale hub o spoke piü vicino".
Ora, se andiamo ad analizzare quanto promesso da Marroni, ci accorgiamo che alcune "concessioni" sono assolutamente previste dal rigoroso regolamento dei Ministri Balduzzi-Grilli.
Al contrario molti punti del "Protocollo di Portoferraio" non sono nemmeno menzionati. Non si parla, nel regolamento redatto dal Governo, di Guardia anestesiologica (anche se la presenza di una Chirurgia, seppur limitata, richiede necessariamente la presenza di un anestesista) né viene menzionata l'esistenza dell'ortopedia (e per il trattamento in urgenza dei traumi fratturativi?).
Viene confermata la presenza della tele refertazione (non considerando che l'ecografia, esame a volte insostituibile in alcune condizioni di Emergenza-Urgenza, presuppone la presenza del radiologo in loco!).
Il Governo ha inviato la proposta di Regolamento “alla Conferenza delle Regioni, che deve esaminarla, in quanto il Decreto va emanato previa Intesa in sede di Conferenza Stato Regioni. E regolamentare tale materia è compito molto delicato, in virtù di un possibile conflitto istituzionale legato alla distinzione di competenze tra Stato e Regioni.
Fa tuttavia riflettere come tale regolamento non sia stato mai menzionato dagli attori principali di questa vertenza e, come alla luce di quanto ho scritto, molte prese di posizioni dei politici e forse anche degli stessi amministratori (soprattutto quelli della Regione) appaiano come "fumo negli occhi" per un destino già scritto da tempo.
Indubbiamente molti di coloro che sono intervenuti in questa vicenda, probabilmente pur avendo il titolo per parlare, non ne avevano le giuste competenze.
Competenza. E' quello che purtroppo manca a molti politici più o meno improvvisati.
E questo è uno dei motivi per cui un territorio va a pezzi...
Gianluigi Palombi (FLI)