Indubbiamente, per il look vagamente obamiano, per la giovane età, nel linguaggio, in alcuni temi trattati ( green economy, taglio dei parlamentari, trasparenza delle decisioni, comunicazione veloce e interattiva ) e nel saper cogliere le incrostazioni di un sistema politico / istituzionale troppo spesso autoreferenziale, Matteo Renzi incarna meglio di altri l’ ‘adesso basta ‘ popolare alla vecchia politica . In questo senso Renzi è certamente moderno e trasversale, ed anche una risorsa per il mondo progressista, inevitabilmente plurale.
Se in Toscana sorpassa il segretario Bersani, cui va riconosciuta la lungimiranza della scelta delle primarie con doppio turno, il PD (bersaniano) che governa la nostra regione qualche domanda di fondo se la dovrà pur fare ( oltre a quella che gli si è fatta fare sulla sanità elbana ).
Ma è altrettanto moderna, anzi modernissima ( nel senso di urgente e necessaria ) anche l’ equità sociale, fase due mai cominciata dell’ agenda Monti, un principio prima liberale che marxista , poiché un recupero sull’ inflazione di salari e pensioni, oltre che essere giusto ( etico) in sé, sarebbe la base materiale della ripresa dei consumi interni, della produzione e del lavoro, cioè dell’ economia reale invece di quella finanziaria.
Con tutto il rispetto, altro che Monti bis, che l’estremismo centrista ripropone come un mantra, rimuovendo persino il fatto che il debito pubblico e gli interessi che su di esso si pagano sono cresciuti anche in questo anno di lacrime e sangue ( non per tutti ).
Appunto: sulla giustizia sociale, come sulle questioni del lavoro, l’ ‘usato sicuro’ di Bersani ( mi ) appare meno attardato del dinamismo formale renziano.
Lunedì sera, dietro domanda di Fabio Fazio, il segretario del Pd, ha timidamente risdoganato la parola ‘socialismo’, un socialismo mite, laico, fatto di buon senso, di solidarismo, di senso nazionale e di comunità, quasi cristiano.
Ciò che resta di Berlusconi è già pronto, in caso di vittoria di Bersani al ballottaggio di domenica prossima, magari grazie anche al voto della sinistra riformatrice e ‘antico-moderna’ di Vendola, a straparlare dei ‘soliti comunisti’.
Sarà inutile fargli osservare che il socialismo democratico europeo cui si tende ( come di fatto anche lo stesso PCI, almeno da Berlinguer in poi) è stato ed è altra cosa.
La modernità intrinseca di queste primarie ha quindi anche il pregio di tornare all’ antico irrisolto, di riaprire nel nostro paese la questione della riunificazione delle forze progressiste nelle sue diverse componenti.
Per questo motivo, con qualche speranza, domenica voterò Bersani, per tenere aperta la prospettiva, modernissima, di una sinistra-centro di governo, capace magari, quando Monti lancia l’ allarme sulla mancanza di risorse per la sanità , di aprire la bocca per dire che i soldi ci sono ( patrimoniale ) e/o si possono spendere meglio: non siam mica qui a lucidare la carlinga ai nuovi cacciabombardieri da 90 milioni cadauno!
Carlo Rizzoli