“Vergin di servo encomio / e di codardo oltraggio”, come diceva Quello –cioè senza mai essere intervenuto durante la campagna elettorale- posso ora esprimere una valutazione serena degli esiti delle elezioni campesi, e più in generale della situazione politica del secondo capoluogo isolano.
Dunque ha vinto la lista dell’arch. Davide Montauti, ancorché per una manciata di voti. Ma questa considerazione non sminuisce il significato della vittoria elettorale e non lascia alcun clima di incertezza: poiché il vero competitore sconfitto, l’"Ei fu”, ovvero il Movimento Idea Comune, ha perso nettamente, 32,5% contro il 67,5% della somma degli avversari di Centrodestra. Perché la realtà è questa: Campo nell’Elba è un Comune che vota massicciamente per la Destra, cioè a tutela degli interessi (veri o immaginati tali) degli individui, a fronte della minoranza che intende tutelare in primo luogo gli interessi comuni.
E’ certo vero che negli ultimi vent’anni le Amministrazioni sono state, almeno nominalmente di Centrosinistra, salva la pausa dell’Amministrazione guidata dal dott. Vanno Segnini. Ma in realtà quel risultato è stato raggiunto attraverso l’attenuazione della valenza politica delle componenti di maggioranza a favore di aggregazioni di gruppi di interessi confluenti e neutralizzantisi, grazie a una sapiente “regia” che riusciva a bilanciare spinte e controspinte secondo una logica “ad excludendum” piuttosto che a realizzare un progetto condiviso. Col trascorrere degli anni la dimensione politica si è gradualmente andata perdendo, ed è rimasto solo il metodo di allora, che ha generato i tre Movimenti ora esistenti, due dei quali concorrenti “di Destra”, rivali perché il legame politico è tenue, mentre più forte il legame degli interessi; e il terzo -“Punto e a Capo” prima e “Idea Comune” poi- a tentare di incunearsi fra di essi per ricavare uno spazio che consentisse di “vincere” le elezioni e amministrare il Comune, nella speranza di poter utilizzare il quinquennio per cambiare gli assetti di potere e forse anche di reintrodurre la luce del ragionamento politico.
La vittoria del dott. Lorenzo Lambardi nel 2014 va letta in questa ottica: l’impossibilità di convivere fra il gruppo che aveva sostenuto l’Amministrazione Segnini e l’altra parte della Destra –stessa divisione di sempre- apriva al terzo gruppo –la cosiddetta Sinistra- un varco per un “atto di pirateria” e conquistare l’Amministrazione. Probabilmente le divisioni degli avversari erano così profonde che Lambardi avrebbe potuto vincere anche presentandosi solo; ma una valutazione eccessivamente cauta lo indusse a accettare (o cercare) l’alleanza della Destra opposta a Segnini, per un tentativo “milazziano” ardito quanto pericoloso. Lambardi vinse, sacrificando ogni cenno all’appartenenza politica del suo gruppo originario, “Punto e a Capo”, decolorato in una lista civica. Ma i compagni di strada, che portavano con sé il peccato d’origine dell’appartenenza a gruppi di interessi diversi e contrapposti, si spaccarono e portarono nel giro di qualche mese alla fine dell’esperienza della Giunta Pirata. Perché Campo vota per la Destra, anche se questa si divide in due o tre liste. E la Sinistra può governare solo se le liste di Destra si sconfiggono a vicenda.
Ci avevano provato anche in questa tornata elettorale a suicidarsi, e c’è mancato poco che un nuovo atto di pirateria riuscisse al risorto Lambardi. Davvero poco. Ma non è andata bene, questa volta.
Perché le tre liste che si affrontavano (due di Destra –Montauti e Galli-, e una di “Sinistra” –Lambardi-) questa volta erano ancora meno identificabili politicamente: tutte e tre “Liste civiche”, con i candidati che si sperticavano a dire che nessun partito li appoggiava, che non avevano alcun referente esterno, anche se era evidente il contrario; tutte e tre con programmi assai simili; tutte e tre affidate alle rispettive reti di legami personali, di contatti, di azioni volte a strappare consensi ai cittadini in base all’incontro con i rispettivi presunti interessi.
Tutto legale, per carità; tutto come “s’è sempre fatto”. Ma alla fine chi era per natura e per cultura meno disinvolto nell’incontrare i desideri degli interlocutori ha dovuto soccombere. Se tutto si riduce alla tutela degli interessi pur legittimi degli individui, alla fine chi li tutela meglio per condivisione d’appartenenza o per vocazione ha la meglio. Se la Sinistra fa la politica della Desta, vince la Destra. Non solo a Campo, ma dappertutto, come ben si vede.
Le elezioni campesi sono andate come era da aspettarsi che andassero, a meno che non fosse riuscito un nuovo “atto di pirateria”. Non c’è dunque altra speranza per la Sinistra (o per quello che ne è rimasto dopo l’epidemia renziana che l’ha colpita a morte)?
Bisogna ricostruire la Politica. Bisogna rifondare la Cultura politica, la Cultura “tout court”. Bisogna preparare i giovani d’oggi, adulti di domani, al pensiero critico: all’arte di leggere, scrivere e far di conto. Bisogna restituire loro la Poesia, la Letteratura, la Filosofia, la Musica, l’Arte, la Bellezza –come abbiamo letto su queste pagine negli ultimi tempi proprio grazie a riflessioni provenienti dall’universo di Idea Comune, ancorché evidentemente minoritarie-.
A dirselo ora, mentre ancora non si sono spenti gli echi delle questue di voti e delle sollecitazioni amicali o d’appartenenza familiare secondo il “metodo tradizionale” dei tempi trascorsi, sembra una follia.
Eppure non mi riesce di vedere altra strada che quella di riappropriarsi dei valori non tramontati della equità, della giustizia e della legalità, accompagnati al coraggio della fantasia e alla forza dell’intelligenza. “Duri, con tenerezza” diceva quell’Altro. Coraggio, compagni, e auguri.
Luigi Totaro