Il tema, carsico, che periodicamente riaffiora senza mai venir affrontato a viso aperto dai vari assessori regionali che si sono susseguiti (Conti, Ceccobao e ora Ceccarelli) è, assieme a quello della Sanità sul quale tuttavia si registra almeno un certo impegno dei nostri sindaci, quello dei trasporti marittimi sul quale, spiace dirlo, per qualche misteriosa ragione tutti i nostri rappresentanti tacciono come solo i pesci sanno fare, convinti forse che l’Elba non sia un’isola.
Un nodo fondamentale che la stessa Regione, anche alla luce delle ultime dichiarazioni di Ceccarelli, non ha avuto alcuna intenzione di risolvere né prima, né ora, né probabilmente risolverà in futuro.
In un recente intervento a firma di G. Fratini si riassumono alcune gravissime negatività strutturali create dalla gara che affidò il trasporto pubblico al gruppo che attualmente lo gestisce generando, di fatto, un sistema monopolistico nella bassa e media stagione e semimonopolistico in quella estiva.
A causa di quel peccato originale, a differenza di Adamo ed Eva che almeno nel Paradiso c’erano stati, gli elbani nel paradiso della continuità territoriale non sono mai davvero entrati.
Inutili sono stati gli appelli, i comitati, i ricorsi (anche vinti) al Consiglio di Stato.
Regione, Autorità Portuale, TAR, Garante della concorrenza e del Mercato dietro lo schermo di un legalismo formale fatto di cavilli fiorentissimi nella nostra contorta legislazione civile da anni continuano a negare agli abitanti dell’isola, ai loro parenti che non ci abitano, a coloro che nell’isola hanno casa e pagano per conservarla, a coloro che nell’isola vorrebbero venirci, magari d’inverno o nelle stagioni intermedie, la possibilità di farlo senza subire oneri che non possiamo che definire esosi vista l’impossibilità di capire come venga elaborato il costo del trasporto e vista la mancanza di qualsiasi tipo di offerta promozionale al punto che si preferisce far viaggiare le navi vuote piuttosto che modulare in modo efficace il costo del biglietto.
A tutto questo dobbiamo malinconicamente sommare l’enorme danno ambientale, dall’erosione della costa al continuo rivolgimento dei fondali, all’inquinamento nei porti causato dall’abuso di un naviglio vetusto, altamente inquinante, di stazza troppo elevata o, in altri casi, troppo veloce per il servizio che svolge in un ecosistema fragile e delicato come quello dei nostri mari.
Un quadro sconfortante che non solo rimarrà tale ma che è destinato a peggiorare se la politica locale, le associazioni, quel che resta del sindacato e gli stessi cittadini non si decideranno finalmente ad affrontarlo.