Legambiente invita i sindaci dell'Arcipelago Toscano ad aderire a questo appello sulla politica comune della pesca lanciato dai loro colleghi di Lampedusa e Linosa, Pollica e Mazara del Vallo e che ha già visto l'adesione di numerosi sindaci dei comuni con flotte pescherecce.
Giusi Nicolini, Sindaco di Lampedusa e Linosa (Ag), Stefano Pisani, Sindaco di Pollica (Sa), Nicola Cristaldi, Sindaco di Mazara del Vallo (Tp) hanno lanciato un appello per la riforma della Politica comune della pesca al quale hanno già aderito Michele Taccone, Sindaco di Portopalo di Capo Passero (Sr), Angelo Riccardi, Sindaco di Manfredonia, Lucio Antinoro, Sindaco di Favignana (Tp), Secondo Squizzato, Sindaco di Cetara (Sa), Antonio Romano, Sindaco di Camerota (Sa), Giosuè Starita, Sindaco di Torre Annunziata (Na). L’appello è aperto alle adesione di altri sindaci di Comuni che ospitano flotte pescherecce che possono farlo all'indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L’appello dei sindaci vuole richiamare l'attenzione degli eurodeputati europei sulle importanti decisioni sulla pesca che verranno prese il 18, 19 e il 20 dicembre a Bruxelles dal Consiglio europea agricoltura e pesca.
Ecco il testo del documento promosso dai tre sindaci:
Noi, Sindaci dei Comuni con i principali porti pescherecci italiani, assistiamo con sgomento e preoccupazione al declino della pesca nel nostro Paese.
Nel corso degli ultimi anni i costi crescenti delle attività di pesca, il calo delle catture e degli sbarchi hanno eroso la redditività del settore provocando la riduzione di circa un quarto della flotta ittica nazionale e causando la perdita di migliaia di posti di lavoro.
La crisi della pesca italiana riflette una situazione diffusa a livello europeo. Dal 1993 le catture nei Paesi dell’Unione Europea sono diminuite del 25%, una riduzione che oltretutto non è stata accompagnata da un aumento dei prezzi alla produzione, che sono risultati stabili o addirittura in diminuzione, causando una costante diminuzione del reddito delle comunità che dipendono dalla pesca.
La riforma della Politica Comune della Pesca che si sta discutendo in questi giorni diventa quindi un’occasione irrinunciabile per invertire questa drammatica tendenza al declino, allineando ad esempio i prelievi annuali alla capacità degli stock di riprodursi e di raggiungere il livello più produttivo. Lo sfruttamento degli stock a queste condizioni consentirebbe di aumentarne le dimensioni del 70% consentendo margini di profitto triplicati rispetto a quelli attuali, una crescita del 90% del valore aggiunto lordo del settore e la conseguente creazione di circa 100.000 nuovi posti di lavoro nell’Unione Europea.
I porti delle nostre città vivono della pesca, sono luogo di elezione per le buone tradizioni delle marinerie locali, sono fattore identitario della nostra comunità e, nonostante le difficoltà, continuano ad alimentare un tessuto umano e imprenditoriale fatto di piccole aziende artigianali, cooperative e singoli in grado di assicurare buona economia e coesione sociale. Per questo la tutela della pesca e delle risorse ittiche da cui essa dipende diventa anche per noi un obiettivo improrogabile e irrinunciabile.
Il Parlamento Europeo sarà chiamato ad esprimersi nei prossimi giorni sul futuro della pesca. Come rappresentanti di comunità unite dagli stessi legami con il mare e le sue risorse, ci rivolgiamo ai nostri europarlamentari affinché, nell’ambito della riforma della Politica Comune della Pesca:
- appoggino tutte quelle misure di sostenibilità sociale e ambientale che, consentendo nel breve periodo un recupero degli stock oltre i livelli più produttivi, siano in grado di assicurare un futuro alla pesca italiana;
- condizionino gli aiuti alle demolizioni dei pescherecci e la conseguente perdita di occupazione alla creazione di un numero equivalente di posti di lavoro nelle marinerie di appartenenza.