Il dibattito attorno all’installazione del dissalatore all’Isola d’Elba presenta diversi aspetti controversi, primo tra tutti quello relativo alla scelta di realizzarlo in una zona agricola ed al confine di un'area tutelata, andando a modificare le previsioni urbanistiche pur di consentirne l’istallazione.
Appare addirittura banale chiedersi se - nel caso fosse proprio indispensabile - non ci fossero altre aree all’Isola d’Elba compatibili con la destinazione industriale e non impiegate in altre destinazioni produttive.
L’esperienza di molti anni al Comune di Rio Marina e soprattutto quella nel ruolo di commissario per la messa in sicurezza delle aree minerarie mi ha fatto immediatamente riflettere su come in quel territorio esistano aree già utilizzate in passato nell’attività industriale, peraltro talmente vicine al mare da recare forse minori costi.
Per non parlare del fattore dell’approvvigionamento energetico che mi porta alla mente l’intervento dell'impianto fotovoltaico progettato e realizzato proprio in quelle aree.
Si tratterebbe di una scelta capace di fornire allo stesso tempo una piccola risposta occupazionale ad una parte del territorio che più di altre ha bisogno di sviluppo senza per questo pregiudicarne le risorse turistiche e ambientali, tanto più a fronte dei divieti insuperabili del PIT che potrebbero al contrario avere una nuova e diversa interpretazione allargando il concetto della pubblica utilità alle terme di Cavo.
Un accordo di questo territorio potrebbe del resto comportare anche soluzioni importanti e attese attraverso all'impiego congiunto di risorse della Regione e delle amministrazioni locali per risolvere un problema come quello della strada del Piano che, al di là delle diverse teorie, alla ricerca della risorsa idrica dell'isola ha già pagato il suo prezzo.
Paola Mancuso