Caro Direttore,
alcuni articoli, lettere e post sui social media e da ultimo un intervento del Comitato del NO sui conti della possibile riunificazione, mi obbligano a cercare di fare un po’ di chiarezza per i Cittadini chiamati alle urne.
Salto pertanto tutte le questioni, in verità piuttosto risibili, sollevate sulle possibili conseguenze negative, elencate in 9 punti, quali la chiusura dell’Ufficio postale (sic), perdita del Patrono (?), del Gonfalone (?), perdita degli amministratori (ma perché, non saranno eleggibili i cittadini residenti a Rio Elba e non sarà data attuazione all’art.7 della legge di fusione che prevede la possibilità di istituire due municipi amministrativi, uno nella sede del Comune di Rio Elba, ove si riunirà il Consiglio Comunale, e l’altro a Rio Marina, dove siederà il Sindaco?) e altre amenità varie, per concentrarmi sul tema delle risorse finanziarie.
Per inciso, le questioni sopra sollevate con l’identità storico culturale sono state poste anche nel corso della trasmissione Agorà su RAI3 di venerdì scorso, suscitando l’ilarità degli ospiti in studio che giustamente argomentano: non è con una fusione, riunificazione nel nostro caso, che vengono meno le tradizioni, i valori culturali, le testimonianze storiche di un territorio, ma con i fatti (dove sono finite le testimonianze del nostro passato di distretto minerario?).
Queste questioni, come i gridi d’allarme, servono solo a creare timori irrazionali nella popolazione e a rifugiarsi nel passato piuttosto che vedere il futuro.
Bene, nella sequela di cifre sconclusionate e non coincidenti – 2.500.000 o 2.800.000 euro sono le entrate sottratte dalla fusione? – pubblicate dal Comitato c’è una serie di errori e di approssimazioni che meritano di essere corretti.
E’ intanto del tutto non commentabile che le risorse versate dai cittadini di Rio Elba vengano impiegate, sottraendole, sull’altra parte del territorio comunale, perché visto lo stato di sofferenza finanziaria di questo potrebbe essere il contrario, se non intervenissero i contributi alla fusione.
Altra forzatura è il gettito del contributo di sbarco. E’ vero che quest’anno i due comuni hanno ricevuto 220.000 euro ciascuno, ma è una situazione irripetibile dal momento che in forza di legge questi fondi, detratta la componente di promozione turistica, debbono essere spesi in varie azioni sui territori a valere su progetti comprensoriali, quindi a beneficio di tutti ivi compreso il futuro Comune di Rio.
E veniamo ai benefici economici, che il Sindaco di Crespina-Lorenzana, intervenuto per dare testimonianza di un comune che la fusione l’ha fatta tre anni fa, ha puntualmente elencato aggiungendo il proprio entusiasmo sull’operazione fatta, che ha cambiato la vita del proprio ente e dei suoi cittadini beneficiati da una serie di servizi aggiuntivi.
La prima contribuzione è a carico della Regione Toscana, che verserà 500.000 euro annuali per cinque anni al nuovo comune, in ragione di 250.000 euro ciascuno (non 125.000 euro amici del NO!), il 1° gennaio di ogni anno a partire dal 2019, come ha confermato anche il collega D’Addona che se li è visti anticipare prima.
L’altra contribuzione è quella del Ministero degli Interni che verserà al comune unico 390.000 euro all’anno per 10 anni, che fanno 3.900.000 euro che, aggiunti alle risorse regionali, fanno 6.400.000 euro complessivi, liberi da vincoli e da specifiche destinazioni.
Ma vi è di più, poiché il fondo per le fusioni, incrementato nel corso dell’anno, è risultato negli anni passati esuberante rispetto al fabbisogno, i comuni che l’hanno fatta e Crespina Lorenzana è fra questi hanno ricevuto un contributo maggiorato, cosa che, stante il numero limitato delle vocazioni alla fusione in corso, potrebbe ripetersi negli anni a venire.
I due comuni di cui abbiamo avuto la testimonianza hanno seguito un percorso del tutto simile al nostro, a dimostrazione che non si è trattato, come incomprensibilmente propagandato, né di una manovra politica, né verticistica alle spalle dei cittadini, che poi sono comunque chiamati a dare un doppio consenso, nell’aula consiliare attraverso i propri rappresentanti e nelle urne referendarie.
L’idea dei sindaci, fra l’altro di opposte tendenze politiche, è passata sia in consiglio comunale sia nel quesito referendario al quale hanno dato la propria adesione rispettivamente il 93% dei cittadini di Crespina ed il 73% dei cittadini di Lorenzana, comune più piccolo che aveva il timore, dimostratosi infondato, di essere fagocitato.
Queste operazioni di fusione, prese ad esempio di buona pratica amministrativa dal Ministero, sono state definite dal direttore generale degli Interni, ed è vero, come una vera e propria rivoluzione riuscita nell’assetto costituzionale dello Stato, dopo che altre riforme semplificatrici sono naufragate.
Le maggiori risorse a disposizione del comune di cui ci ha dato testimonianza sono state impiegate nell’allentamento su alcune fasce di cittadini del prelievo fiscale o parafiscale, impossibili con l’attuale economia di bilancio, quali esenzioni TARI per i nuovi esercizi o aventi sede in aree più disagiate che ne mettono in discussione la sopravvivenza, e miglioramento dei servizi pubblici, in particolare quelli socio sanitari o rivolti agli anziani, come i soggiorni estivi ecc.
Altro vantaggio della fusione è l’allentamento dei vincoli di bilancio riguardanti l’esenzione contingente dal pareggio, la possibilità di contrarre finanziamenti, anche come anticipazione dei futuri introiti da contribuzione, e sul personale. Nell’attualità i vincoli di assunzione prevedono una rotazione al 25%, cioè un’assunzione ogni 4 uscite, nel caso di fusione il rapporto sarà di uno a uno.
Si capiranno facilmente i vantaggi di questa correzione del meccanismo: nell’ipotesi attuale la rotazione del personale avviene per era storica, nel senso che per sostituire 10 dipendenti in uscita annuale occorrono 40 anni, laddove nel rapporto 1 a 1 ne accorrerebbero 10. Questo aspetto riveste somma importanza per l’aggiornamento di competenze che viene richiesto oggi, al quale i comuni non sono capaci di dare risposte.
Non mi dilungo sulle economie di scala nei costi di gestione dell’apparato amministrativo che deriverebbero dalla fusione, né sul raggiungimento di una soglia critica di abitanti, che esonererebbe da una serie di obblighi di legge che si sono dimostrati inadeguati, quali le gestioni associate, né su sempre possibili fusioni d’imperio per i comuni sotto la soglia dei 5000 abitanti che potrebbero intervenire senza contribuzione, né sul fatto incontrovertibile che a legislazione attuale i comuni come i nostri non riusciranno a sopravvivere o almeno saranno condannati ad una vita amministrativa semi commissariata, non solo nelle risorse, ma anche nella gestione del proprio territorio.
Per venire al caso concreto dei due comuni di Rio Marina e di Rio Elba, la fusione è un’opportunità da cogliere per i motivi già espressi e una necessità per chi si trova in uno stato di sofferenza finanziaria.
Con la fusione non c’è, come affermano o paventano alcuni, la sofferenza di una parte dei cittadini del comune più virtuoso nei confronti dell’altro, ma un sollievo per entrambi, dato sia dalla sistemazione dell’assetto finanziario, sia per la possibilità di erogare servizi supplementari.
A conclusione un appello a tutti i Cittadini Riesi, di su e di giù: pensate bene alla occasione irripetibile che vi viene presentata nell’interesse vostro e dei vostri figli e che non sia ancora una volta, come è successo in altre ambiti e circostanze, un’occasione mancata.
Renzo Galli
Sindaco di Rio Marina
Per adesione Claudio De Santi