Col primo gennaio 2018 è obbligo l’uso di nuovi sacchetti di plastica per fare la spesa.
Rispetto ai precedenti sono biodegradabili e compostabili ma hanno un costo.
L’obbligo dell’uso di questi sacchetti ha lo scòpo di ridurre l’inquinamento da plastica dell’ambiente disincentivando l’uso di sporte usa e getta.
Questo scòpo non può essere che condiviso.
E’ giusto il pagamento se però esso va tutto reimpiegato a difesa dell’ambiente.
Non si sa niente dove andranno a finire i soldi pagati per il sacchetto.
Dicevo che lo scòpo della normativa non può essere che condiviso: non il modo con cui vuole essere perseguito.
Seppure degradabile e dunque non tossico per l’ambiente, il nuovo biosacchetto per frutta e verdura non elimina la cattiva educazione e lo scarso senso civico di abbandonare sacchetti lungo le strade, sulle spiagge, nel mare, nei boschi, sui monti o quanto altro.
Sono andato a leggermi quanto scritto sul sacchetto di plastica biodegradabile che ho acquistato per fare la spesa.
C’è scritto: ”Sacco biodegradabile compostabile conforme alla normativa EN 13 432: 2002”, questa normativa è quella europea che impone ai paesi membri di aderirvi.
La scrittura del marchio “OK compact vincotte” ne attesta la certificazione della biodegradabilità.
Sul sacchetto poi c’è anche scritto ”Prodotto realizzato con contenuto minimo del 40% di materia prima rinnovabile”
Che cosa significa questo?
La materia prima rinnovabile con il processo di biodegradabilità in questo caso è la plastica e il sacchetto ne contiene almeno 40% di rinnovabile, non il 100%.
Pare di capire che con il corso degli anni questa percentuale dovrà incrementare ma mai a raggiungere il 100%.
Ciò significa che oggi oltre la metà del sacchetto che paghiamo non contiene materia prima biodegradabile.
Se le cose stanno così sarebbe stato meglio il divieto assoluto, a messa al bando, l’abolizione totale dell’impiego dei sacchetti di plastica per raggiungere lo scopo detto all’inizio.
Se le cose stanno così c’è da domandarsi perché allora l’esistenza di una una norma che non garantisce l’ambiente dall’inquinamento da plastica.
Se le cose stanno così viene da pensare quali e quanto guadagni stanno dietro la normativa.
Infine rimane in piedi tutto l’inquinamento da plastica che può derivare da quella delle bottiglie che contengono acqua e che vengono vendute in grande copia.
Questa considerazione avvalora vieppiù quanto sopra accennato.
E’ biodegradabile e compostabile la plastica delle bottiglie dell’acqua?
Marcello Camici