"La decisione del Consiglio dei Ministri (di ieri) di non approvare il testo di riforma dell’Ordinamento penitenziario ci lascia attoniti e sbalorditi". Questo è quanto afferma il Coordinamento nazionale dei Garanti regionali e territoriali delle persone detenute.
E aggiunge: "La paura di un uso strumentale nella polemica elettorale ha bloccato una risposta civile alla crisi del carcere e produrrà una grave delusione tra i detenuti che avevano sperato nel trionfo dei principi della Costituzione. Questa scelta di pavidità rappresenta uno schiaffo alla scelta di dialogo e di nonviolenza che ha visto impegnati per anni tanti soggetti, dai radicali ai garanti, dai giuristi ai prigionieri".
Ricordo che, anche nella giornata di ieri, in concomitanza con la riunione del Consiglio dei Ministri, c'è stata una mobilitazione nelle carceri a sostegno della riforma, con 24 ore di sciopero della fame a cui hanno partecipato anche una trentina di Garanti, aderendo all'iniziativa nonviolenta in corso (promossa dal Partito Radicale Nonviolento e da Rita Bernardini e fatta propria da oltre 10.000 detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane).
Che fare a questo punto?
Dicono i Garanti: "C’è un solo modo di sanare questa ferita. Il Presidente del consiglio Gentiloni e il Ministro di giustizia Orlando annuncino subito la convocazione di un Consiglio dei ministri straordinario in modo da garantire la conclusione dell’iter entro il 23 marzo".
Perché la situazione è preoccupante: "Se non sarà così si assumeranno la responsabilità delle conseguenze imprevedibili (o prevedibilissime) che si verificheranno nelle prossime ore e giorni".
E concludono: "La parziale soddisfazione per la tardiva approvazione degli schemi di decreti sull'ordinamento penitenziario minorile, sul lavoro penitenziario e sulla giustizia riparativa, non può nascondere la cocente delusione per la mancata approvazione definitiva dell’unico decreto già passato al vaglio delle Camere e contenente norme innovative sulle alternative al carcere, sull'assistenza sanitaria e sulla vita detentiva".
Nunzio Marotti
Garante dei diritti dei detenuti di Porto Azzurro