Già prima che iniziasse a tutti gli effetti la campagna elettorale ci si è chiesti non senza preoccupazione –almeno tra chi considera l’ambiente una questione drammaticamente aperta e irrisolta-se i partiti se ne sarebbero fatti carico seriamente e non per finta.
Da questo punto di vista anche eventi che hanno avuto l’innegabile merito di coinvolgere grandi masse di cittadini in un appassionato confronto politico –vedi le primarie e prima ancora la sfida Bersani-Renzi- non hanno del tutto fugato questo diffuso timore. Neppure in realtà –penso alla Toscana- dove pure l’ambiente non è mai stato marginale negli impegni di governo locale e regionale.
L’approssimarsi della scadenza per la presentazione dei candidati al Senato e alla Camera ha riproposto la questione se nel nuovo parlamento il centrosinistra sarà rappresentato da persone con le competenze adeguate per riuscire finalmente a far cambiare rotta a politiche che l’ambiente l’hanno portato al tracollo e ai disastri che abbiamo sotto gli occhi.
Da qui è partita da non molte settimane una insistente richiesta e sollecitazione con tanto di appelli, interviste, articoli perché alcuni parlamentari ‘ambientalisti’ anche di lungo corso siano riconfermati. Lo si è fatto evidenziando che la sfida della green economy a cui si aprono oggi nuove prospettive deve poter contare sulle loro competenze. Leggendo questi appelli e interviste molto accorate a non privarci di collaudate esperienze si registra una singolare e strana ‘riduzione’ –diciamo così- del tema ambientale alla vicenda economica che certo deve cambiare registro. Ma il fallimento rovinoso delle nostre politiche ambientali riguarda il suolo che frana ed è preda di alluvioni, di paesaggio cementificato e rovinato con relativi condoni, di natura non adeguatamente ed efficacemente protetta con la messa in mora dei parchi e delle aree protette. Il tutto ha dato luogo ad una gravissima crisi del governo del territorio in cui ha prevalso un centralismo invadente incapace di gestire con regioni ed enti locali –anch’essi non sempre con le carte in regola- quel titolo V oggi in crisi e che rischia di premiare proprio chi porta le maggiori responsabilità. Tanto è vero che tra le più recenti decisioni del Senato vi è una legge che per fortuna non potrà essere definitivamente approvata dalla Camera, la quale stabilisce che regioni ed enti locali dovranno essere estromessi da qualsiasi titolarità nella gestione dei parchi e delle aree protette marine a cui –tanto per cambiare- dovrà pensare solo il ministero. A questo sconclusionato pasticcio –un vero omaggio al federalismo- confezionato senza neppure coinvolgere regioni ed enti locali hanno contribuito in particolare proprio quegli esponenti per i quali si chiede accoratamente la conferma. Io non intendo mettere becco nella scelta dei candidati, ma ritengo che il partito deve dire chiaro e tondo –prima- che alla Camera e al Senato noi non vogliamo nel prossimo futuro fare i pasticci gravi del recente passato. Chiaro?